Che cosa significa parlare di violenza? Questa domanda, dovrebbe risuonare nelle case, nelle aule scolastiche, nelle chiese e in qualsiasi struttura pubblica e non. La risposta al quesito, è tutt’altro che scontata. Può infatti accadere che si discuta dell’argomento, come se si trattasse di un qualsiasi tema sul quale esprimersi liberamente, rifilando giudizi e opinioni. Ciò che si tende a non fare, è invece schierarsi. Prendere le parti di chi dev’essere ad ogni costo difeso, ossia la vittima. Ed è proprio questo senso dell’autocensura, che non fa altro che alimentare il fenomeno della violenza. A confermarlo sono i fatti, i numeri. Arriva da Roma la conferma di questo scenario. Nella capitale, è boom di chiamate al 1522.
Boom di chiamate al 1522: perché?
Innanzitutto, è importante chiarire che cosa sia il 1522. Questo numero, rappresenta l’ancora di salvezza per le persone colpite dalla violenza. Si tratta del numero verde d’emergenza in caso di violenza. Il 1522 è gratuito e attivo ventiquattro ore su ventiquattro. Lo si contatta in caso di violenza agita o quando ci si sente minacciati dalla sua incombenza. La violenza ha infiniti volti, e il 1522 li comprende tutti. Stalking, catcalling, violenza psicologica, sessuale, fisica. Qualsiasi sfumatura del fenomeno è riportabile a questo numero verde. Lo si può fare anche attraverso WhatsApp o sms.
Perché, dunque, nonostante la sensibilizzazione verso l’argomento sembri sempre in aumento, il telefono del 1522 non cessa di squillare? La risposta, può avere molteplici volti. Partiamo dall’incremento della sensibilizzazione. E’ da considerare il fatto che, di anno in anno, il modo di parlare della violenza muta. Si è finalmente cominciato a considerare il fenomeno nel suo insieme, facendo sempre più distinzione tra i suoi volti. Ad esempio, anni fa pochi avrebbero considerato la manipolazione psicologica una forma di violenza. Al contrario, adesso abbiamo capito che anche questa, è una delle facce del mostro. Dunque, si è più portati a riportare i fatti rispetto a una volta.
Visto da questa prospettiva, tutto questo sembrerebbe assumere un risvolto positivo. Invece, non è finita qui. L’aumento della presa di coscienza, non può giustificare un aumento del 9% delle chiamate rispetto ad agosto (826 donne in tutto), con 69 nuovi percorsi di fuoriuscita dalla violenza avviati, e un incremento del 115% rispetto al mese di settembre 2019. Questi dati, ci fanno capire solo una cosa: i casi di violenza sono un aumento. E noi dobbiamo fermare quest’avanzare.
Cosa fare per contrastare il fenomeno?
Si dice che il silenzio sia l’arma più potente. “Un silenzio, se ben ascoltato, può dirci molte più cose di uno scomodo discorso”. Eppure, per quanto il silenzio possa rivelarsi assordante, non possiamo considerarlo un’arma efficace contro la violenza. Perché la violenza, fa rumore. Dunque, per sconfiggerla, noi dobbiamo fare più chiasso. Il primo strumento che è necessario imparare a suonare, è la nostra stessa parola. Agire oralmente. Rendendoci conto che nel momento in cui parliamo di violenza, non lo stiamo facendo unicamente per noi stessi. Piuttosto, ci stiamo mobilitando per il mondo intero. Per chi ci è già passato, per chi ci passerà. Perché sempre meno persone debbano subire abusi o soprusi di qualsiasi genere. Se la violenza ha molteplici volti, la lotta contro di questa deve averne molti di più. In modo da risuonare ovunque, nella mente di chiunque. Poiché combattere la violenza non è mai fuori moda.