giovedì, Aprile 18, 2024

«Black Lives Matter», la protesta arriva al Guggenheim

«Scriviamo per esprimere la preoccupazione collettiva nei confronti della nostra istituzione, che ha urgente bisogno di riforme». Così recita la lettera scritta lunedì dal dipartimento dei curatori del Guggenheim Museum di New York a Richard Armstrong, direttore del museo; Elizabeth Duggal, vicedirettore e direttore generale; Sarah G. Austrian, il consigliere generale; Nancy Spector, direttore artistico e curatore capo del museo.

«Black Lives Matter», dunque, sta iniziando a fare effetto anche nei templi della cultura statunitensi. La lettera, firmata collettivamente per non incorrere in eventuali sanzioni individuali, invoca una riforma dell’istituto che è «troppo bianco e quindi favorisce il razzismo, la supremazia bianca e altre pratiche discriminatorie». Con «troppo bianco» i curatori non intendono certo le immacolate pareti dell’edificio elicoidale di Frank Lloyd Wright, ma la componente etnica del personale. La sproporzione è data dai numeri: su 25 consiglieri di amministrazione 23 sono bianchi; su 276 membri dello staff, 26 sono neri, 24 latino-americani, 20 asiatici, 206 bianchi. Il Guggenheim non è l’eccezione che fa la regola. Per questo la protesta si sta diffondendo in molte altre istituzioni. 

«Il nostro staff curatoriale è essenziale per il Guggenheim e lo stiamo ascoltando», ha affermato Amstrong, «Il loro sforzo per fare il cambiamento è un’opportunità per noi di impegnarci in un dialogo benefico per diventare un’organizzazione più diversificata, equa e accogliente per tutti. Cercheremo, inoltre, di cambiare le procedure in modo da assicurare processi decisionali più collettivi, trasparenti e responsabili». 

Troy Conrad Therrien, intanto, curatore dell’architettura e delle iniziative digitali, in una lettera ha annunciato le sue dimissioni per assumersi la responsabilità di ciò che ha descritto come la sua complicità. «In una cultura istituzionale che ha deprivato molti troppo a lungo, è l’ora che molti di noi, beneficiati da un sistema imperfetto mantenendo posizioni apicali, facciano spazio a coloro che possono impersonare un’equità che non è più solo necessaria, ma urgente», sono queste le parole di Therrien riportate dal New York Times.

Il Guggenheim ha fatto sapere di non aver ancora accettato le dimissioni. Il museo prende tempo e sta cercando il dialogo con i suoi dipendenti. Dialogo iniziato da Armstrong proprio lunedì su Zoom, con 22 curatori del museo subito dopo aver ricevuto la lettera. A confermarlo Sarah Eaton, portavoce del Guggenheim, la quale ha poi comunicato la decisione del curatore capo, Nancy Spector, di prendersi tre mesi sabbatici a partire dal 1 ° luglio, sebbene non vi fossero indicazioni che la decisione fosse collegata alla lettera.

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