Bernini e il Louvre: il viaggio a Parigi

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Nel 1665 la fama di Gian Lorenzo Bernini aveva oramai raggiunto livelli altissimi. Bernini, durante la sua carriera, non aveva quasi mai abbandonato Roma: egli era uno degli artista di punta, prediletti del Papa e al fianco di questo doveva restare. Un anno prima, nel 1664, il ministro francese Jean-Baptiste Colbert convinse il Papa, per conto del re Luigi XIV, a concedere il trasferimento dell’artista, di ormai 66 anni.  

Il 29 aprile del 1665 Bernini si trasferì a Parigi con l’intento di completare, niente meno, che la ristrutturazione del palazzo del Louvre.

Il giovane Luigi voleva che il museo del Louvre fosse ampliato, rimodernato e ristrutturato: diversi progetti da svariati artisti erano stati presentati al monarca ma lui li aveva rifiutati e si rivolse al sommo genio italiano. Quest’ultimo partì, si dice, malvolentieri: odiava viaggiare e amava lavorare a Roma.  

Per questo lavoro, in totale, Bernini presentò tre progetti più una scultura equestre poi successivamente modificata in un Marco Curzio e relegata in un angolo remoto dei giardini di Versailles.

In poco tempo, egli diventò insofferente al clima artistico francese: gelosie, complotti, divergenze sul pensiero artistico e architettonico. Bernini arrivò a pensare di essere stato chiamato in quella città solo per fare un dispetto ad Alessandro VII portandogli via il suo migliore artista.

A ottobre il maestro era già di ritorno a Roma e concludeva una esperienza, per lui, artisticamente provante.