Berloni: l’improvvisa chiusura di Pesaro si tinge di giallo

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Berloni: chiude lo stabilimento di Pesaro.

È arrivata come un fulmine a ciel sereno l’improvvisa comunicazione della chiusura dello storico stabilimento di Pesaro della Berloni Cucine. La società è stata messa in liquidazione volontaria giovedì 28 novembre, e si tratta di una decisione che non solo sta facendo discutere, ma che in queste ultime ore si sta tingendo di giallo. Infatti, da un lato si apprende che i tre soci di Taiwan hanno investito circa 35 milioni di euro e che nel 2018 è stato registrato un bilancio leggermente in passivo, mentre dall’altro è stato riportato che la fabbrica negli ultimi tempi era in ripresa con una produzione che era arrivata a circa 100 cucine settimanali.

Questa prima contraddizione è stata messa in luce da alcuni capi-operai dell’azienda marchigiana e rivelata da Il Resto del Carlino, che ha sottolineato come, nel confronto con il 2018, si sarebbe verificato un incremento produttivo del 25% legato quasi esclusivamente al lavoro svolto in Italia. Un altro mistero è quello legato ai cosiddetti «contract». In diverse occasioni sarebbe stato comunicato ai dipendenti che presto avrebbero dovuto realizzare numerose cucine da esportare in Oriente, ma in realtà negli ultimi 5 anni questo progetto non si sarebbe mai concretizzato. L’iniziativa sarebbe partita dall’azionista di maggioranza Michael Chiu, noto anche come importante imprenditore edile di base soprattutto a Taipei. A questo punto non solo i lavoratori, ma anche i sindacati e le istituzioni locali si stanno chiedendo come mai intorno alla repentina chiusura della Berloni circolino tutti questi dubbi rimasti ancora irrisolti, giacché finora non è stata fornita alcuna risposta ben definita.

Berloni Pesaro: è mistero sulla liquidazione volontaria.

Ad oggi, l’unica certezza è quanto accaduto a partire da una decina di giorni fa, quando aveva cominciato a serpeggiare qualche preoccupazione in occasione di un consiglio di amministrazione organizzato nello studio del notaio Cimino. Questa sede, infatti, sarebbe stata scelta proprio per mettere nero su bianco la documentazione di messa in liquidazione volontaria della società pesarese, che deve avvenire necessariamente con un atto notarile. Al termine della riunione, pare che i soci si siano presi una decina di giorni per riflettere sul da farsi, ma ciò non dev’essere servito per cambiare il destino della Berloni Cucine. E così è arrivato il temuto annuncio della chiusura della storica fabbrica di Pesaro e della fine dell’attività di uno dei marchi più importanti del nostro Paese.

Extra Torrent chiude i battenti

In questo periodo gli azionisti taiwanesi non hanno rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale, mentre la pratica è stata girata ad uno studio legale di Roma. Dunque proprio dalla Capitale è atteso il liquidatore dell’azienda, ossia il commercialista Alessandro Meloncelli.

Berloni in liquidazione volontaria: lo sconcerto degli operai e delle istituzioni

Oltre al silenzio degli imprenditori di Taiwan, sorprende anche la mancanza di qualsiasi comunicazione da parte della famiglia Berloni. Nel frattempo si riflette sulla scelta di aver chiuso lo stabilimento ricorrendo alla liquidazione volontaria, una procedura del tutto particolare. In questo caso, infatti, non è previsto alcun intervento del tribunale, mentre l’atto potrebbe essere revocato se i soci taiwanesi riuscissero a cedere le quote ad altri imprenditori, oppure se dovesse emergere un nuovo finanziatore.

Nell’attesa, per il momento è chiaro che lunedì prossimo la fabbrica di Pesaro non aprirà i battenti e che gli 85 dipendenti saranno senza lavoro. Tuttavia, questa decisione dovrebbe comportare l’immediata richiesta di mobilità per il personale e la liquidazione di tutte le componenti della società, a partire dai capannoni fino ad arrivare al marchio. Giuseppe Lograno della CGIL ha dichiarato a Il Resto del Carlino che finora non è stato possibile contattare né la famiglia Berloni e nemmeno dei portavoce degli azionisti asiatici. Dunque ad oggi non si ha alcuna certezza sulla procedura, e sarà necessario attendere lunedì 2 dicembre quando a Pesaro arriverà il commercialista proveniente da Roma.

Intanto le istituzioni locali continuano a chiedere chiarezza ai responsabili dello storico Gruppo italiano. Dopo l’intervento del sindaco di Pesaro Matteo Ricci, il quale ha rimarcato la stranezza dell’intera e repentina procedura di liquidazione volontaria, sulla vicenda si è espresso anche il governatore della Regione Marche Luca Ceriscioli. Questi, dopo aver ribadito che si sta facendo una grande fatica a capire cosa sia realmente accaduto, ha affermato che, siccome Berloni rappresenta un brand storico marchigiano e italiano, c’è la piena volontà nel provare a trovare una soluzione con le parti in causa, evidenziando la piena vicinanza nei confronti di tutti i dipendenti che tutto ad un tratto si sono ritrovati senza un’occupazione.

Chiusura Berloni: operai e istituzioni chiedono chiarezza.

Moreno Bordoni della CNA e presidente dell’azienda per l’internazionalizzazione della Camera di Commercio in una nota ufficiale ha espresso la sua preoccupazione e sconcerto per la chiusura della Berloni, ricordando che non solo ciò andrà a provocare una inevitabile «crisi occupazionale», ma che si potrebbe avere anche un allarmante effetto domino. Infatti ci sono diverse piccole e medie imprese che hanno dei rapporti commerciali con l’azienda pesarese che, in seguito alla liquidazione volontaria della società produttrice di cucine, rischiano di andare incontro a pesanti ripercussioni finanziare con un drastico calo delle commesse.