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Battaglia di Castelfidardo: Campagna piemontese d’Italia

Il 18 settembre 1860, la Battaglia di Castelfidardo, come causa degli scontri piemontesi nel Centro Italia. Con il Regno di Sardegna contro lo Stato Pontificio, Georges de Pimondan e Cristophe Lamorcière a capo delle truppe papali ed Enrico Cialdini e Manfredo Fanti per i nemici. Di conseguenza, gravi perdite per entrambi le parti e la vittoria militare sabauda, con il contributo alla formazione del Regno d’Italia, nel 1861.

Battaglia di Castelfidardo: cosa succede negli scontri piemontesi?

Tra settembre ed ottobre 1860, nelle aree centrali e meridionali d’Italia, numerosi squilibri scatenanti dal secondo conflitto d’indipendenza. Nella missione piemontese in zona centrale italiana, l’attacco del Regno di Sardegna allo Stato Pontificio, dopo l’arrivo di Garibaldi a Napoli, all’inizio settembre.

A fronte di ciò, l’estensione dell’operazione bellica fino al Regno delle Due Sicilie, con l’obiettivo di un ripristino dell’ordine complessivo. Da qui, anche l’azione di contrasto alla nascita di una repubblica autonoma con Garibaldi e la ribellione al Papato. Di fatto, la missione piemontese con la Regia Armata Sarda, ovvero l’esercito nella coalizione tra Ducato di Savoia e Regno di Sardegna.

Alla guida dei corpi d’armata, il capo militare Manfredo Fanti, contro le circoscrizioni pontificie della Chiesa umbre e marchigiane. A tal proposito, un piano strategico con l’avanzata degli armamenti sardi, oltre i confini dell’area appenninica ed il blocco delle comunicazioni della zona nel Nord Italia. In seguito, l’arrivo di destinazione della missione bellica ad Ancona, come ultima tappa.

Battaglia di Castelfidardo: il conflitto

Quasi a metà settembre dello stesso anno, le truppe sarde entrano nei confini del Regno Pontificio, con le direttive di Cadorna. Da qui, le milizie sabaude avanzano al comando di Enrico Cialdini, in direzione verso Pesaro e Senigallia. Qualche giorno dopo, la Battaglia di Castelfidardo, il 18 settembre, tra forze pontificie e milizie sarde.

Seguono i predomini territoriali di gran parte dell’Umbria e delle Marche per l’esercito sabaudo, poi il successo contro i nemici e l’assedio di Ancona per i Piemontesi, alla fine di settembre. Dopo la vittoria sabauda dalla Battaglia di Castelfidardo, l’esigenza di riequilibrio dai disordini inerenti alla Spedizione dei Mille.

Le conseguenze

Dal successo sardo, l’invasione del Regno delle Due Sicilie, per evitare un attacco a Roma dei combattenti garibaldini, in seguito alla vittoria contro i militari borbonici. Intanto, agli inizi di ottobre, Re Vittorio Emanuele II di Savoia raggiuge Ancona e guida l’esercito sardo, in direzione del fiume Volturno. Nella medesima area, gli scontri armati tra forze garibaldine e borboniche, con raduni di volontari nel Regno delle Due Sicilie.

Dopo alcuni conflitti con i nemici, il sovrano di Sardegna entra nello Stato Pontificio e prosegue verso Chieti. In seguito, l’assedio di Civitella e dopo diversi mesi lo scontro di Macerone, che permette all’esercito piemontese di colpire gli avversari. Alla fine dell’operazione bellica piemontese, la Battaglia di Garigliano a fine ottobre, con la ritirata delle truppe borboniche a Gaeta.

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