Anche le banconote cinesi sono finite tra le “vittime” del coronavirus. In questi giorni è stato annunciato che verrà attuata un’opera di disinfezione dei vari tagli di renminbi che circolano nel Paese asiatico per provare a ridurre i rischi di contagio. La dichiarazione ufficiale è stata rilasciata in conferenza stampa da Fan Yifei, vice-governatore della banca centrale cinese, il quale ha spiegato quali saranno le modalità di messa in sicurezza del denaro.
Cos’ha deciso la Cina per la sua moneta?
Si ricorrerà soprattutto ai raggi ultravioletti oppure a delle alte temperature, dopodiché le banconote cinesi verranno opportunamente sigillate e tenute in isolamento per un periodo compreso tra i sette e i quattordici giorni. Insomma, una sorta di quarantena prima che i soldi possano tornare in circolazione. Ovviamente, la durata dello stoccaggio della moneta cinese dipenderà dalla regione da cui questa proverrà e dal grado di diffusione dell’epidemia di coronavirus nel territorio di provenienza. Fan Yifei ha sottolineato che l’obiettivo della più importante istituzione bancaria della Cina è quello di tutelare la sicurezza e la salute di quella parte di popolazione che utilizza costantemente il contante. Allo stesso tempo, ha ricordato che in questo periodo i trasferimenti bancari da una provincia all’altra sono stati momentaneamente sospesi. Infine, pare che i cinesi stiano già correndo ai ripari per ridurre i rischi di contagio legati al ricorso alle banconote, preferendo adottare in questi ultimi tempi i metodi di pagamento elettronico oppure tramite applicazioni o smartphone.
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Banconote cinesi in quarantena e la ricerca sulla permanenza del coronavirus sulle superfici
Probabilmente la decisione di avviare quest’imponente attività di disinfestazione delle banconote cinesi è legata ai risultati di una recente ricerca scientifica relativa al periodo in cui i coronavirus sarebbero in attività sulle superfici. Secondo questo studio tedesco, infatti, un virus di questo genere potrebbe resistere fino a 9 giorni su determinati materiali. Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’ISS, ha voluto subito chiarire la situazione, evidenziando che non bisogna essere affatto allarmisti in merito a quanto riportato dalla ricerca tedesca. Infatti ha affermato che i test sono stati effettuati su altri coronavirus, aggiungendo che rispetto a SARS e MERS, la patologia emersa di recente si trasmette soprattutto per via respiratoria e molto meno dal contatto con superfici contaminate. Ad ogni modo, resta valido il consiglio di seguire una corretta igiene delle mani e di qualunque tipo di superficie per combattere con maggiore efficacia il coronavirus. D’altronde, il dottor Rezza ha spiegato che anche dei comuni detergenti a base di alcool possono risultare fatali al virus proveniente dalla Cina.