giovedì, Aprile 25, 2024

Ayrton Senna – due chiacchiere con Dio sotto la pioggia

Per diventare una leggenda non basta saper guidare bene. Per essere ricordati nel folle mondo della Formula 1 bisogna avere la giusta dose di pazzia, la fortuna come fedele alleata, ma più di ogni altra cosa serve avere una luce speciale negli occhi.
Quella luce, Ayrton Senna, l’ha posseduta dal primo giro di pista della sua vita. Insieme a quella il malinconico pilota brasiliano aveva un purissimo talento per la guida e un carattere impossibile segnato dalla pretesa di voler essere normale in un mondo che di normale non possedeva nulla. Sapeva sopportare l’odio e l’invidia dei colleghi, farsi amare dal pubblico, rimanere nell’ombra o dare spettacolo. I paddock e la pista erano l’unica casa che volesse davvero, l’unico luogo in cui poter mettere tutto se stesso.
Di lui, nell’anniversario della sua scomparsa, si ricordano gli episodi leggendari, le vittorie più belle, le sfide cinematografiche con Alain Prost, il gossip velenoso che lo colpiva senza motivo, l’emotività purissima, la fede profonda.
Sì perchè Senna è sempre stato diverso e, in un mondo di televisione e luccichio, Ayrton era solito fare due chiacchiere con Dio. Il Dio della Formula 1, che sotto la pioggia diventava un alieno, con il divino ha sempre avuto un rapporto privilegiato.
Nel weekend più tragico della storia della Formula , però, non è bastato il talento, non è bastata neanche la fede, non sono bastate le preghiere di tutto il mondo, inchiodato davanti a un televisore.
Tre giorni di agonia totale, sotto il cielo nuvoloso di Imola, che hanno cambiato il modo di vivere e di sentire la Formula 1. La grazia ha salvato Rubens Barrichello, venerdì 29 aprile 1994, sopravvissuto a un incidente durante le prove libere. La tragedia ha colpito Roland Ratzenberger, sabato 30 aprile 1994, con uno schianto a 314 km/h contro il muro esterno della curva Gilles Villeneuve.
Due eventi devastanti per Senna, sensibile per natura e fermamente convinto che il circuito di Imola fosse una trappola mortale, due eventi che però non lo convinsero a non scendere in pista per compiere la sua gara nella giornata di domenica.
Domenica 1 maggio 1994, 24 anni fa, il silenzio di tutto il mondo davanti al corpo senza sensi del Dio della Formula 1, bloccato nella sua Williams dopo un terribile impatto al muro del Tamburello.
“Ma Senna ha Dio” diceva la gente, sicura che il ragazzo credente si sarebbe salvato. “Ma Senna è un Dio” ripetevano, convinti che gli Dei non possano morire mai.
Ma Aytron Senna, la leggenda della Formula 1, morì proprio alla fine di quel maledetto fine settimana di Formula 1. A salutarlo, nel suo viaggio di ritorno in Brasile, sembrava esserci il mondo intero. Tutti quelli che almeno una volta lo avevano visto vincere sotto la tempesta, tutti quelli a cui si era stretto il cuore sentendolo parlare, come se fosse vicino a loro. Quel ricordo sopravvive a Imola, dove il suo memoriale è diventato il luogo di tutti quelli che vogliono passare a salutare l’unico e vero mito rombante. Tutti quelli che hanno pianto per un uomo mai conosciuto, tutti quelli che in un modo o nell’altro hanno sentito il bisogno di dire addio al Dio che parlava con Dio.

 

l mio nome è Ayrton e faccio il pilota
e corro veloce per la mia strada
anche se non è più la stessa strada
anche se non è più la stessa cosa
anche se qui non ci sono piloti
anche se qui non ci sono bandiere
anche se qui non ci sono sigarette e birra
che pagano per continuare
per continuare poi che cosa
per sponsorizzare in realtà che cosa
E come uomo io ci ho messo degli anni
a capire che la colpa era anche mia
a capire che ero stato un poco anch’io
e ho capito che era tutto finto
ho capito che un vincitore vale quanto un vinto
ho capito che la gente amava me
potevo fare qualcosa
dovevo cambiare qualche cosa

Ayrton – Lucio Dalla

Giulia Toninelli
Giulia Toninelli
Classe 1997, da sempre con il naso su qualsiasi cosa possa assomigliare a un libro. Si divide tra il sogno di diventare scrittrice e quello di essere giornalista motorsportiva. Nel mezzo lavora e studia a Milano, guarda tanti film e va a un po' troppi concerti.

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