Il regime nazista si nutre dell’antisemitismo e del desiderio di rivalsa della Germania dopo la sconfitta della Prima guerra mondiale. Al MUSA di Vienna una mostra esamina il rapporto tra Austria e Olocausto descrivendo l’atteggiamento del regime nei confronti dell’arte. L’evento prosegue fino al 24 aprile.
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Perché allestire una mostra su Austria e Olocausto?
La storiografia moderna considera il paese una vittima della politica espansionistica e razzista del Fuhrer. Tuttavia, Adolf Hitler nasce in Austria, in un contesto in cui dalla fine dell’Ottocento si era diffuso il nazionalismo. Si ritiene che il dittatore stimasse il sindaco di Vienna Karl Lueger che amministrò la città dal 1875 al 1910. Il Primo cittadino non nascose le sue idee antisemite. L’esposizione offre una prospettiva dello Stato che seguì la Germania dopo il 1938.
L’arte e il nazismo
Negli anni del nazismo gli artisti erano controllati e osservati e i talenti ebrei erano esclusi. I viennesi che non rispettavano le regole erano costretti a fuggire o uccisi nei campi di concentramento. Dopo l’annessione dell’Austria alla Germania 3.000 creativi appartenevano ufficialmente all’associazione del Reich. Pertanto il modo di esprimersi era assoggettato alla volontà del Regime e utilizzato per propaganda delle imprese delle SS.
La mostra “Vienna Falls in Line. La politica dell’arte sotto il nazionalsocialismo”
La curatrice Ingrid Holzschuh e Sabine Plakolm-Forsthuber hanno lavorato all’esposizione per quattro anni. Le ricerche hanno riguardato i file di appartenenza di 3.000 artisti iscritti all’associazione artistica del Reich. Le studiose pensano che il Nazismo abbia promosso Istituzioni e talenti e dopo il 1945 alcune realtà continuarono a funzionare. Quindi, per capire la portata del regime nello sviluppo di forme di espressività occorre parlare di nazionalsocialismo nella storia dell’arte. Arazzi con svastiche intrecciate, bandiere e dipinti di ufficiali tedeschi testimoniano attenzione per la creatività.