giovedì, Aprile 18, 2024

Aumento malattie sul lavoro. No green pass o furbetti?

INPS registra un aumento malattie sul lavoro. Sono No green pass? O sono furbetti? Oppure sono malattie vere? Il 15 ottobre è entrato in vigore l’obbligo della certificazione verde per accedere ai luoghi di lavoro. C’è chi rimane convinto che sia incostituzionale e c’è chi è corso a prenotare tamponi.

Aumento malattie sul lavoro: solo No green pass?

Negli ultimi giorni se ne leggono di cotte e di crude quanto sta accadendo in Italia da parte di chi è contrario all’introduzione del green pass per accedere sui luoghi di lavoro. Purtroppo le fake news fioccano e non è facile districarsi tra le notizie. Internet è un mezzo stupendo ma se non si ha la pazienza di approfondire si rischiano le figuracce. Innanzitutto non si confondano i No green pass con i No vax. Sembra che nei No Green Pass ci siano persone vaccinate ma che si dichiarano contrarie a questa obbligatorietà. Siamo in un paese libero, chi siamo noi per giudicare? Ma la data X è arrivata, i controlli sono iniziati e INPS si accorge di un dato interessante. Nella giornata di venerdì 15 ottobre si è registrato un aumento del 22,6% di certificati di malattia rispetto al venerdì precedente. Cosa sarà successo? Le ipotesi sono molteplici. Nuova pandemia causata da un virus sfuggito a un laboratorio segreto in pianura padana? Oppure tamponi difficili da prenotare in alcuni luoghi? O magari un temporeggiamento da parte di chi non possiede il green pass nella speranza che le manifestazioni portino a un cambio di strategia da parte del Governo? Infine, mettendo in campo tutta la buona fede del mondo, non si può escludere che si siano ammalati tutti davvero. Ma è davvero difficile crederlo. Siamo giornalisti: ci avvaliamo del beneficio del dubbio ogni giorno finché non abbiamo prove concrete.

Incide sull’INPS l’aumento di malattie sul lavoro correlato all’obbligo del green pass?

Per chi non avesse chiaro il funzionamento della certificazione di malattia proviamo a descriverlo molto brevemente. I primi 3 giorni di malattia del dipendente i costi sono a carico del datore di lavoro, dal quarto giorno interviene l’INPS coprendo il 75% fino al 20esimo giorno. Dal 21esimo sale al 100%. Queste percentuali non sono da confondere con quelle di reddito del lavoratore. Quelle variano in base al contratto stipulato. In soldoni per i primi 3 giorni si arreca danno alla propria azienda, solo dal quarto alla previdenza sociale. E la previdenza sociale è pagata dalla collettività, da chi paga le tasse e lavora in regola. Inoltre diciamolo, da chi si sta sforzando di avere il green pass. Che sia con vaccino o tamponi. Ma ancora facciamo appello alla buona fede e crediamo che si siano tutti ammalati venerdì 15 ottobre 2021. Però nel caso ci fosse qualcuno che pensava di fare un grosso dispetto allo Stato in realtà, per ora, sta gravando solo sull’azienda per cui lavora. E poi graverà sulla collettività, non sullo Stato. Vale la pena davvero generare questo aumento di malattie sul lavoro per dire No al Green pass e pesare su aziende magari già in difficoltà?

Una guerra tra poveri?

Alla fine è questo a cui stiamo assistendo? Dallo scoppio della pandemia si sono sempre sviluppati due fronti. All’inizio c’è chi ha accettato le restrizioni e chi invece non ha creduto alla pandemia, ai morti e alle notizie. Poi c’è stato chi bacchettava il vicino perché usciva col cane e parlava con l’altro vicino con la gallina. È stato strano non vedere una battaglia tra chi creava impasti dolci contro chi li faceva salati. Poi l’estate, i giovani che volevano ritrovare la spensieratezza che gli è stata negata e chi li additava come pessime persone non curanti dell’emergenza. Poi sono arrivate le zone: bianca, gialla, arancione e rossa. E le regole per ciascuna di esse. Anche in questo caso c’è stato chi a malincuore ha accettato e chi invece ha riso e deriso, rischiato le sanzioni o protestato dal divano. Poi il vaccino. Si pensava che fosse ciò che desideravano tutti. La via d’uscita da uno stile di vita non umano. E invece sono nati i NoVax. Anche in questo caso vaccinati e non vaccinati che si scontrano sulle libertà negate all’uno e all’altro. Infine il Green Pass: favorevoli e contrari. Tanto poi da arrivare a dubitare sull’aumento di malattie sul lavoro e associarle ai No green pass.

No Green Pass vs Pro Green Pass

Chissà se troveremo, un giorno, un riassunto dettagliato di questa pandemia. Di certo distinguere solo due categorie in questo caso è limitante. Ma sono questi due estremi che tengono accesi gli animi. Nel mezzo c’è gente che tollera il green pass ma spera decada in fretta. C’è chi non gliene frega niente (purtroppo). Poi c’è chi lo condanna ma solo in parte. C’è magari chi ha una situazione difficile e ha dovuto provvedere per averlo. Poi c’è chi ha il vaccino ma non vuole il Green pass. C’è magari chi prova a instaurare un discorso costruttivo ma si scontra con un muro. Ci siamo chiusi in casa al grido di “ne usciremo migliori” ma alla fine la divisione continua ad esistere, sfociando anche in comportamenti violenti fisici o verbali che siano. In un mondo ideale la diversità di idee esposte in modo costruttivo e ascoltate in modo costruttivo porterebbe a una crescita comune. In questo mondo non c’è tolleranza ne empatia. Non c’è voglia di spiegare ed ascoltare. E non c’è più rispetto e ragione. Cosa si può fare per uscirne migliori davvero?

E lo Stato?

La guerra sarà tra poveri ma lo Stato sta solo a guardare? Intanto definiamo Stato come l’insieme di organi istituzionali che danno un ordine alle cose, molto semplicemente. Al momento sembra di si. Forse il dissenso, nonostante sia riportato ovunque, non ha un’incidenza pesante come sembra? In questo caso si può permettere di lasciare che si protesti e che si stanchino da soli? Beh nella storia spesso non è finita bene quando non è stata ascoltata la pancia del popolo. Cosa poteva fare per evitare questo? Probabilmente prima di puntare tutto su un lasciapassare che divide il popolo avrebbe potuto puntare molto di più su un’informazione puntuale e precisa. Purtroppo siamo testimoni di mesi passati a correggere le notizie. La copertura del vaccino, l’età di somministrazione, un Governo che dichiarava e poi ritrattava e poi cadeva. Il popolo poi si è scontrato con il mondo e il metodo scientifico dove nuovi test possono portare a diverse conclusioni ma che nel frattempo generano scontento e disorientamento. Perché il popolo non è scientifico, è istintivo. Poi gli italiani ci hanno messo del suo, è ovvio. Durante i mondiali siamo tutti CT della nazionale, figuriamoci se durante una pandemia non siamo tutti medici e scienziati! Lo Stato quindi ha peccato sull’informazione? Probabile. Questo non vuol dire dover oscurare le false o dubbiose notizie, è impossibile e incostituzionale vista la libertà di stampa. Ma avrebbe potuto essere più incisivo. Infine, ma da non sottovalutare, si pagano decenni di politica che ha allontanato i cittadini dalle istituzioni. Non si crede più nel proprio paese tanto da preferire notizie di dubbia origine. Lo Stato ha un grosso lavoro da fare, sopratutto dopo la pandemia.


Leggi anche: L’Italia: no al Green Pass nel lavoro, scioperi e proteste


Jari Girardi
Jari Girardi
Giornalista non giornalista. Scrivo per diletto ma provo qualcosa nel raccontare la verità. Ironico, a volte troppo. Non so farne a meno e continuerò. Sarcastico quanto basta. Polemico costruttivo, di distruzione ce n'è ormai troppa. Ho passione per la batteria, la chitarra, la musica in genere, gli animali e la mia moto. Convivo con la mia ragazza, una tartaruga, una gatta e un cane. Nel tempo libero ho un lavoro fisso ma niente di serio.

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