sabato, Luglio 19, 2025

Attentato suicida in Afghanistan: un monito per Biden

Ennesimo attentato suicida in Afghanistan, stavolta nella provincia di Logar. Secondo il ministero dell’Interno, l’autobomba esplosa a Pul-e Alam ha ucciso almeno 21 persone, ferendone una novantina. Ma la preoccupazione è che il bilancio delle vittime possa aggravarsi. Così, s’intensificano gli attacchi nel paese allo scadere della permanenza del contingente statunitense in Medio Oriente, che il presidente Joe Biden lascerà spirare invano. Che sia un messaggio per la Casa Bianca è fuor di dubbio. La domanda è: Washington sarà disposto ad ascoltare?

Nuovo attentato suicida in Afghanistan?

Venerdì un camion bomba ha colpito una guest house in Afghanistan. Più precisamente, a Pul-a-Alam, il capoluogo della provincia orientale di Logar al confine con Kabul. Secondo Tolo News, nell’attentato suicida hanno perso la vita almeno 21 persone, mentre oltre 90 sono rimaste ferite. La maggior parte erano studenti. Ma il ministero dell’Interno teme che il bilancio possa aggravarsi. Finora, l’attacco non è stato rivendicato. Tantomeno gli inquirenti hanno potuto spiegare il motivo per cui la pensione sia stata presa di mira. In Afghanistan, tali alloggi sono messi a disposizione gratuitamente dal governo, soprattutto per i poveri, i viaggiatori e gli studenti. Stavolta, l’esplosione ha colpito proprio mentre gli ospiti stavano interrompendo il digiuno osservato durante il mese islamico del Ramadan. Lo ha riferito Hasibullah Stanekzai, il capo del consiglio provinciale di Logar.

Coincidenze?

Appena ci siamo seduti c’è stata l’esplosione. Il tetto, le finestre, le porte, tutto ci è crollato addosso“, ha raccontato un testimone. Mentre un portavoce del ministero della Salute ha riferito che dozzine di persone sono state portate in ospedale, alcune in condizioni critiche. Tra cui diversi studenti delle scuole superiori, che erano giunti nel capoluogo orientale per sostenere gli esami di ammissione all’università. Oltre ad alcuni membri della milizia filogovernativa, che alloggiavano alla foresteria in attesa del trasporto aereo per un altro distretto. Al momento, la maggior parte dei feriti è ricoverata all’ospedale di Emergency a Kabul. L’attacco è avvenuto alla vigilia della scadenza ufficiale per l’inizio del ritiro definitivo delle truppe USA e NATO dall’Afghanistan.


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Attentato suicida in Afghanistan: l’ultimo di una serie

I talebani avevano chiesto che tutte le truppe statunitensi lasciassero il paese entro (e non oltre) il 1 maggio. Per giunta, non avevano offerto alcuna garanzia per la sicurezza dei militari in partenza. Eppure, il presidente Joe Biden ha disatteso l’accordo che aveva siglato il suo predecessore, il repubblicano Donald Trump. Non solo. Da una parte, l’amministrazione democratica lascerà spirare invano il termine ultimo imposto dai talebani per il ritiro. Dall’altra, e soprattutto, Biden ha posticipato il trasferimento dei soldati all’11 settembre 2021. Salvo ulteriori proroghe. Una decisione che ha irritato alquanto i talebani, che in più di un’occasione hanno mostrato insofferenza per la presenza statunitense in territorio afgano. Mentre nelle ultime settimane si è registrata un’escalation di violenze in tutto il paese.

Un’ondata di violenze

Nonostante l’avvio del richiamo dei militari statunitensi e delle altre truppe Nato nel paese, aumentano le tensioni in Afghanistan. In precedenza, un altro attentato suicida aveva colpito la città di Herat, provocando almeno cinque feriti. Anche in quel caso l’attacco non era stato rivendicato, ma le ragioni alla base sono le stesse: lanciare un monito a Washington. A ben vedere, la nuova ondata di violenze segue all’indolenza statunitense nel ritirare il proprio contingente dal paese. D’altronde, solo 60 soldati Usa hanno lasciato il paese. Ragion per cui gli scontri tra i talebani e le forze di sicurezza sono diventati all’ordine del giorno. Pertanto, la Casa Bianca non è poi così ansiosa di porre fine alle proprie “guerre infinite”. Così come a concludere una campagna militare ventennale. Proprio la mutata situazione geopolitica avrebbe indotto il presidente statunitense a ripensare il richiamo degli oltre 2.000 soldati restanti.

La dichiarazione

In particolare, queste tensioni avrebbero reso più difficoltoso (e potenzialmente pericoloso) il programma. “Dopo un rigoroso riesame della politica, il presidente Biden ha deciso di ritirare le truppe rimanenti in Afghanistan e infine porre fine alla guerra degli Stati Uniti dopo 20 anni“. Questo è quanto ha comunicato un alto funzionario dell’amministrazione democratica. Per ora, la nuova data coinciderà con il 20° anniversario dell’invasione americana del paese, che era stata decisa sulla scia degli attacchi dell’11 settembre 2001 da parte di al-Qaeda. Intanto, l’esercito statunitense ha iniziato i preparativi facendo l’inventario per stabilire cosa rispedire in patria tramite gli aerei cargo C-17 e cosa vendere invece agli alleati afgani. Oltre a chiudere alcune basi militari, come riferiscono alcuni funzionari della difesa all’Associated Press.


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Attentato suicida: una prova di forza in Afghanistan

Un ritiro sì, ma con cautela. Del resto qualcosa è stato fatto, se si considera che c’erano 100.000 soldati Usa nel momento di massimo picco: il 2011. Come ha riferito un funzionario di Biden: “Il presidente ha ritenuto che un approccio basato sulle condizioni, che è stato quello degli ultimi due decenni, è una ricetta per rimanere in Afghanistan per sempre“. Mentre iniziano le operazioni per il ritiro, però, l’intelligence statunitense ha ribadito le profonde preoccupazioni riguardanti il governo di Kabul sostenuto dagli Usa. Specialmente nella lotta alla rinascita talebana. Nella valutazione inviata al Congresso, il Pentagono chiariva che “Il governo afghano avrà difficoltà a tenere a bada i talebani se la coalizione ritira il sostegno“. E ancora. “Kabul continua ad affrontare battute d’arresto sul campo di battaglia e i talebani sono fiduciosi di poter ottenere la vittoria militare“.

Dissidi

Intanto il leader repubblicano del Senato, Mitch McConnell, ha criticato la decisione di Biden. Difatti, ha twittato: “I terroristi stranieri non lasceranno in pace gli Usa solo perché i nostri politici si sono stancati di combattere contro di loro“. E ancora. “Il presidente deve spiegare al popolo americano come abbandonare i nostri partner e ritirarsi di fronte ai talebani renderà l’America più sicura”. Nonostante i successori di Bush abbiano cercato di districarsi dalla guerra in Afghanistan, tutti hanno fatto i conti con le preoccupazioni per le forze di sicurezza afghane. Oltre che con la corruzione endemica e la resilienza dei talebani. Mentre Anthony Cordesman del Center for Strategic and International Studies di Washington ha spiegato: “Non c’è un buon modo in cui gli Usa possano ritirarsi dall’Afghanistan”. “Non può rivendicare la vittoria e non può aspettare indefinitamente una qualche forma cosmetica di pace“, ha spiegato.


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I talebani

Ad ogni modo, questo tentennare di Biden potrebbe influenzare il vertice di 10 giorni sull’Afghanistan che è iniziato il 24 aprile scorso a Istanbul, in Turchia. All’incontro dovrebbero partecipare anche le Nazioni Unite e il Qatar. Estromessi dal potere nel 2001 dalla coalizione guidata dagli Usa, i talebani avevano avvertito che non avrebbero partecipato ad alcuna discussione sull’Afghanistan. Almeno, fintantoché tutte le forze straniere non avessero lasciato il paese, tra cui la Turchia. Lo ha ribadito il portavoce dei talebani, Mohammad Naeem. “Fino a quando tutte le forze straniere non si ritireranno completamente dalla nostra patria, l’Emirato islamico non parteciperà a nessuna conferenza che prenderà decisioni sull’Afghanistan“, ha twittato.

Il commento

Sul punto è intervenuto Omar Samad, senior fellow non residente presso l’Atlantic Council ed ex diplomatico afghano. Ad Al Jazeera, il funzionario ha riferito che né la leadership talebana né i membri del gruppo hanno manifestato le loro emozioni circa il ritardo con il quale avverrà il ritiro delle truppe statunitensi. “Non abbiamo abbastanza dettagli per capire quale sia il pensiero sia a livello di leadership che all’interno“, ha spiegato Samad. “Ma detto questo, i talebani hanno dimostrato di essere uniti nelle loro decisioni finali“, ha osservato.


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Gli alleati Usa

Al contrario, gli alleati Usa nella regione si sono dimostrati più solerti. Ad oggi, oltre 1.000 soldati militari tedeschi hanno lasciato l’Afghanistan. In particolare quelli di stanza a Mazar i Sharif, nel Nord del paese. A breve, il loro numero aumenterà in conseguenza dell’organizzazione delle operazioni di rientro. Intanto, il ministro degli Esteri Heiko Maas ha lodato il lavoro svolto dai militari della Bundeswehr. “Molto è stato fatto con il contributo della Bundeswehr alla sicurezza. Ringrazio per questo i soldati“, ha riferito. Il ministro ha ricordato come negli ultimi 20 anni sia aumentata l’aspettativa di vita nel paese, siano state costruite scuole e sia migliorata la condizione delle donne. “Pertanto la missione non è stata compiuta invano“, ha concluso Maas.

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