Quando l’influenza ti ha preso, i consigli da seguire sono, da sempre, gli stessi: riposo, idratazione, controllo della temperatura perché non raggiunga picchi troppo alti e non avere fretta. Ebbene, sì: anche quest’anno, la sindrome influenzale sta per arrivare anche in Italia. E’ partita da lontano, questa volta: i primi scienziati ad individuare i virus 2017/2018 che scatenano il malanno sono australiani. Là, dall’altra parte del mondo, l’inverno sta passando e questa piccola epidemia si è, purtroppo, lasciata alle spalle 52 vittime; nel nostro Paese, i medici temono possano verificarsi le stesse condizioni per cui, nell’emisfero boreale, hanno permesso non solo si diffondesse il problema, ma che diventasse tanto grave da portare al decesso.
A livello nazionale, dovremo aspettarci a breve cinque ceppi di virus influenzali che, da previsioni, potrebbero arrivare a colpire cinque milioni di individui. “Novembre è il mese ideale per vaccinarsi contro l’influenza e restare protetti per tutta la stagione” assicura Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano “Complici gli sbalzi delle temperature, l’influenza nella penisola si fa ancora attendere: al momento, abbiamo circa 120-130 mila casi a settimana di virus parainfluenzali, soprattutto respiratori e gastrointestinali. Ci vorranno almeno due settimane di freddo per la vera ondata di influenza”. Malanno tipicamente stagionale, dunque, che proprio nel mese di novembre, e poi a dicembre, metterà a letto anche un buon numero di italiani: se non è possibile comunicare una data precisa in cui l’influenza si presenterà alla porta, si può affermare che, come per gli anni precedenti, il temuto virus influenzale dovrebbe iniziare a colpire appena il ribasso delle temperature si farà sentire per davvero. Diventa, allora, fondamentale la prevenzione, come ha dichiarato Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti. Dovremmo ricordarci di lavarci spesso le mani, di coprirci la bocca con un fazzoletto, in particolare quando si tossisce o si starnutisce, e di restare a casa appena percepiamo i sintomi dell’influenza, per evitare di contagiare gli altri.
Quali sono i sintomi? Quest’anno avremo a che fare con i ceppi A/Michigan/45/2015 (H1N1), A/Hong Kong/4801/2014 (H3N2) 2016/2017, B/Brisbane/60/2008 (lineaggio B/Victoria) dell’influenza e con i virus cugini; rispetto agli anni scorsi, non dovremo affrontare grosse novità. La febbre si presenterà repentina e alta, superiore ai 38; inevitabili, i dolori muscolari e articolari; molti casi, inoltre, sono associati a sintomi respiratori. “A fare la differenza, saranno le temperature” prevede l’esperto Pregliasco “se l’inverno sarà freddo, avremo più influenza; se invece ci saranno molti sbalzi, a farla da padrone saranno i così detti virus cugini”. Novembre è decisamente il mese ideale per procedere al vaccino, soprattutto per i bambini, gli over 65 e i soggetti a rischio a causa di patologie croniche, come chi ha problemi cardiovascolari, i diabetici, pazienti BCPO, ma anche i lavorati nel settore dell’istruzione e quelli sanitari, oltre a colori i quali lavorano a diretto contatto con molte persone. A questi soggetti, la vaccinazione è offerta gratuitamente dal Servizio Sanitario nazionale: “La campagna vaccinale è ormai partita” ricorda ancora il virologo dell’Università degli studi di Milano “è declinata in modalità diverse a livello territoriale, quindi è bene che ognuno di noi si informi in loco”. La buona notizia, da un punto di vista statistico, è che la tendenza a sottoporsi al vaccino è stata in lieve risalita, nel 2016: si è immunizzato circa il 50% degli anziani, anche se questa è ancora una percentuale bassa, rispetto al 75% indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Ogni anno l’influenza cambia e, di conseguenza, si modifica anche la composizione del vaccino che mira a debellarla: “Quello influenzale è un virus trasformista” prova a spiegarci Pregliasco “e questa instabilità nella replicazione rappresenta un vantaggio per il microrganismo, guidato dal meccanismo del caso e della necessità”. Un errore di previsione rischia di ridurre l’efficacia protettiva della vaccinazione, ma la disponibilità di vaccini quadrivalenti rende ora l’ombrello protettivo più ampio.