giovedì, Marzo 28, 2024

Arno Widmann ha davvero criticato Dante Alighieri?

In questi giorni, Dante Alighieri è stato al centro di un acceso dibattito. Che ha visto opporsi da una parte Arno Widmann. Giornalista e critico letterario tedesco. Dall’altra, alcuni rappresentanti della cultura italiana. Forse, però, parlare di dibattito è sbagliato. Perché la questione si è creata a causa di fraintendimenti. A partire da un’accusa di critica da parte di Widmann. Che, in realtà, non vi è mai stata.

Arno Widmann: cos’è successo?

Innanzitutto, è necessario per progredire per gradi. Tutto è iniziato il 25 marzo. Ossia, il Dantedì. Widmann pubblica un articolo sul Frankfurter Rundschau. Un giornale tedesco. L’articolo tratta, per l’appunto, di Dante Alighieri. E, in qualche modo, si scatena il panico. Arno Widmann viene accusato di aver attaccato Alighieri. Addirittura, vi è chi afferma che Widmann abbia definito il sommo poeta un arrivista. Oltre che un plagiatore. A creare ulteriore scompiglio è, poi, il paragone tra Dante Alighieri e William Shakespeare. Da cui quest’ultimo sembrerebbe uscire vincitore. Perché? Shakespeare verrebbe considerato più moderno. Tuttavia, è importante fermarsi un secondo e riflettere. Widmann ha davvero scritto affermazioni simili? A quanto pare no.


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La verità è un’altra

Widmann non ha mai avuto intenzione di attaccare Dante Alighieri. Nel suo articolo, Dante non viene definito un plagiatore. Né un arrivista. Arno Widmann si limita a riportare una teoria. Di Miguel Asìn Palacios. Il quale ha ipotizzato che Dante conoscesse i “Libri della scala”. Che raccontavano l’ascesa di Maometto all’Ottavo Cielo. Palacios ha, dunque, pensato che Dante potesse essersi ispirato a questi libri. Ciò fa di lui un plagiatore? No. Inoltre, si tratterebbe solo di una teoria. Di cui non si ha alcuna conferma. Due parole vanno spese anche sul confronto tra Dante Alighieri e William Shakespeare. Prima di tutto, Widmann riprende quello di Eliot. Cosa voleva, però, affermare Widmann con questo confronto? Che la tensione moraleggiante e carica di giudizio di Dante, in Shakespeare è assente. Quest’ultimo sospenderebbe, infatti, il suo giudizio. Shakespeare racconta dell’amoralità. Dante la critica. Facendosi egli stesso giudice dell’umanità, sotto certi aspetti.

La difesa degli italiani

Gli italiani difendono Dante“. È così che inizia l’articolo di The Guardian sulla questione. In effetti, l’articolo di Widmann ha creato un po’ di scompiglio. Il commento più duro è quello di Eike Schmidt. Direttore degli Uffizi. Oltre che connazionale di Arno Widmann. Schmidt avrebbe definito Widmann “provocatore ignorante” durante un’intervista a Lady Radio. Ricordando, poi, che la lingua di Dante è perfettamente comprensibile. “Al contrario di quanto successo con il tedesco e l’inglese del XIV secolo“. Ha poi continuato Schmidt. Il ministro della cultura, Dario Franceschini, ha citato lo stesso Dante. “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa“. Un verso molto significativo. Soprattutto in un contesto simile. Anche Matteo Salvini si è mobilitato per la difesa del sommo poeta. Insieme a Giorgia Meloni. Sulla questione è intervenuto anche Luca Serianni. Vicepresidente della Società d Dante Alighieri“. “L’articolo in questione ha un’impostazione infantile“. Ha affermato Serianni su Adnkronos.

Roberto Saviano ha difeso Arno Widmann

In un articolo scritto per il Corriere della Sera, Roberto Saviano prende le parti di Widmann. Riassumendo e motivando quanto affermato dal giornalista tedesco. Inoltre, Saviano ieri ha anche intervistato Widmann sulla questione. Sempre per il Corriere della Sera. Nell’intervista, Widmann afferma di non aver avuto intenzione di attaccare Dante Alighieri. Né di averlo definito arrivista. O un plagiatore. Definendosi, però, divertito da come la questione si sia evoluta. Widmann sottolinea, inoltre, che non era sua intenzione affermare che Shakespeare sia migliore di Dante Alighieri. Insomma, verrebbe da dire che il dibattito era evitabile. E non vi era alcuna necessità di scatenarlo. Eppure è successo. Ed è troppo tardi per tornare indietro e fermarlo in tempo. Prima che degeneri.

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