sabato, Aprile 20, 2024

Ariosto: il Rinascimento del poeta dell’Orlando Furioso

“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l’ire e i giovenil furori
d’Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano”. Iniziava così niente meno che una delle opere più famose della letteratura italiana: L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. L’illustre poeta morì proprio il 6 luglio del 1533.

Perché l’opera di Ariosto è così importante?

Il Rinascimento estense deve tutto a questo grande autore. La letteratura cavalleresca riceve qui un supporto essenziale, senza parlare della lingua italiana. Ariosto e Pietro Bembo condividevano il sogno della fondazione di una lingua nazionale unica; il contributo di Ariosto sta anche nell’aver riportato in auge quella che fu definita l’ottava d’oro: l’ottava rima. Tale metrica poetica prevede che i primi sei endecasillabi siano a rima alternata e gli ultimi due a rima baciata ma diversa da quelle dei versi precedenti.

L’Orlando Furioso

Senza tergiversare oltre parliamo di quello che fu senza ombra di dubbio il capolavoro dell’Ariosto. Questo fu pubblicato per la prima volta nel 1516 a Ferrara. Un incontro fortuito tra il ciclo carolingio e il ciclo bretone, prende come fonte l’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo. Ovviamente parliamo di una serie di trame che si intrecciano tra loro. La prima è l’ambientazione che vede come protagonista la guerra tra musulmani e cristiani. La seconda è la vicenda amorosa: Angelica fugge da una serie di pretendenti e, in particolar modo, da Orlando che viene definito folle. Nonostante le gesta dei cavalieri, Angelica finirà per sposare il musulmano Medoro. La terza vicenda, invece, vede come protagonista l’amore tra il pagano Ruggiero e la guerriera cristiana Bradamante: sarà la loro unione a dare vita alla dinastia d’Este.

Ariosto fuori dalle opere

Ariosto resta uno degli ultimi esponenti di un Umanesimo oramai in crisi. L’arte, per lui, è al centro della vita dell’uomo che, attraverso questa, ha la possibilità di plasmare il mondo che lo circonda. Nel privato invece il poeta resta un uomo comune, subordinato alla volontà del suo signore. Un uomo, quindi, umile, legato alla famiglia e a una vita tranquilla che niente ha a che fare con i comportamenti eroici dei suoi poemi.

Come detto, le sue opere restano un punto focale per il Rinascimento maturo.

Silvia Sini
Silvia Sini
Neo-laureata in Editoria e Scrittura, clowndottore, capo scout.

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