Aokigahara: la foresta dei suicidi

La foresta dove le persone vanno per suicidarsi

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Giappone: terra del Sushi e del Sashimi, delle Geishe e della cerimonia del thè. Una terra dalla cultura antica, non solo legata alla terra ma anche alle persone.

Ma il Giappone è anche paese di credenze e rituali con un tocco horror. Un esempio ne è il bosco di Aokigahara. Conosciuto anche col nome di Jukai, in giapponese “mare di alberi”, è una foresta di più di trenta chilometri quadrati situata alla base nord-occidentale del Monte Fuji in Giappone.

Aokigahara: la foresta dei suicidi
Aokigahara: la foresta dei suicidi

La foresta è composta in gran parte da rocce laviche, caverne di ghiaccio, fitti alberi e arbusti. La vegetazione così fitta ha la particolarità di frenare l’azione del vento, rendendo così la foresta particolarmente silenziosa. 

Forse per il senso di pace o per la privacy che i fitti arbusti permettono, la foresta è tristemente conosciuta in Giappone e nel resto del mondo soprattutto per essere teatro di numerosi suicidi.

Solo nel 2010 ne sono stati contati ben cinquantaquattro. Nonostante la presenza di numerosi cartelli, in giapponese e in inglese, che invitano le persone a riconsiderare le proprie intenzioni.

La fitta vegetazione di Aokigahara
La fitta vegetazione di Aokigahara

Ogni anno le autorità locali vi rimuovono più di un centinaio di corpi, la maggior parte dei quali vengono trovati impiccati ai rami degli alberi e in vari stadi di decomposizione. Il suolo della foresta è disseminato di tende abbandonate, sacchi a pelo ammuffiti, zaini sporchi e chilometri di nastri. Si dice che l’area sia infestata dagli spiriti dei morti suicidi e la gente del posto racconta di udire spesso, durante la notte, delle urla inspiegabili. I cartelli raccomandano ai visitatori di non lasciare i sentieri. L’avvertimento viene regolarmente ignorato dagli amanti del brivido che sperano di imbattersi in qualcosa di macabro. La maggior parte di essi riesce a ritrovare la via del ritorno. Qualcuno, invece, no.

La foresta dei suicidi
La foresta dei suicidi

Il luogo deve la sua popolarità al romanzo del 1960 “Nami no tō” di Seichō Matsumoto. La storia narra le vicende di due amanti che finiscono entrambi suicidi nella foresta.

Sembra, però, che i suicidi siano cominciati già prima rispetto alla data di pubblicazione del romanzo: il nome di Aokigahara è stato associato ai suicidi già dal XIX secolo, quando gli ubasute, letteralmente “abbandono di una donna anziana”, andavano a morire nella foresta, trasformandosi in yūrei, “spiriti arrabbiati”, che ancora si dice infestino l’area.

Recentemente a ricordare la macabra storia di Aokigahara Jukai è stato Jeremy Bates con “La foresta dei suicidi”. Un gruppo di amici, impossibilitato a causa del maltempo a scalare il Monte Fuji, decide di accamparsi nella vicina Aokigahara. La foresta si rivela sin da subito un luogo inquietante. Addirittura, la mattina successiva uno di essi viene inspiegabilmente ritrovato impiccato. Si innescano, così, una serie di strani e macabri eventi che indurrà gli escursionisti a credere che possa esserci del vero nella leggenda.

Jukai: la foresta dei suicidi
Jukai: la foresta dei suicidi

Di trama simile ma con dettagli differenti è il film: una ragazza americana arriva in Giappone per ritrovare la sorella, misteriosamente scomparsa. La ricerca la porta ad addentrarsi all’interno di un’antica foresta, nota per essere la destinazione di persone intenzionate a suicidarsi.

Jukai – La foresta dei suicidi è stato distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi l’8 gennaio 2016 e in quelle italiane il 28 settembre dell’anno successivo.

Pensare che a primo impatto gli alberi e gli arbusti sono talmente tanto fitti che la foresta sembra impenetrabile. In effetti la foresta sembra avere un compito importante: deve trattenere al suo interno e nascondere tutti i pesantissimi fardelli che i suicidi lasciano, sperando di liberarsene.