venerdì, Marzo 29, 2024

Anziani e lockdown: tutto quello che c’è da sapere

“Quando inizierà e come sarà?”. In questi giorni tutti stiamo concentrati sulla cosiddetta Fase 2: il premier Giuseppe Conte ha istituito un Comitato di esperti, guidato dal manager di esperienza internazionale Vittorio Colao, che, in sinergia con il Comitato tecnico-scientifico, dovrà tracciare la strada verso il graduale ritorno alla quotidianità, che comunque per diversi mesi sarà molto differente da quella che abbiamo lasciato a febbraio. In altri Stati europei, invece, la Fase 2 è già realtà: in Danimarca, per esempio, gli asili e le scuole materne riapriranno dal 15 aprile; anche la Norvegia segue la stessa strada, anche se ad aprire subito saranno soltanto gli istituti frequentati dai figli di genitori in condizioni disagiate o che svolgono funzioni di carattere sociale; in Austria, invece, riapriranno già da domani tutti i negozi con superficie inferiore ai 400 metri quadrati; in Repubblica Ceca, invece, già dalla settimana scorsa hanno riaperto molti negozi, i campi sportivi, gli stadi. Ecco, ma come, ma soprattutto con quale spirito dovranno affrontarla gli anziani?

L’Italia: un popolo sempre più di anziani

L’Italia è il Paese con la popolazione più anziana d’Europa. Nel 2019, secondo uno studio Eurostat, gli over 65 sono quasi 14 milioni – 7 milioni hanno più di 75 anni – e rappresentano il 22,8% della popolazione, mentre nell’Unione Europea la media è del 20,3%. Rispetto al 2010, sono aumentati di circa 1,8 milioni di persone a fronte di un calo degli under 15 di quasi 400.000 unità e di una popolazione aumentata di 1,2 milioni. Dopo l’Italia, i Paesi europei più anziani sono la Grecia (22% del totale), il Portogallo e la Finlandia (21,8%), la Germania (21.5%) e la Bulgaria (21.3%), mentre quelli più giovani sono il Lussemburgo (14,4%) e l’Irlanda (14,1%).

Essere anziani oggi, però, non è più una questione di età

Gli anziani di oggi sono sempre più giovanili e brillanti: aumentano, ma non invecchiano; merito di uno stile di vita sempre più sano e attivo. Se un tempo l’invecchiamento veniva inquadrato in una logica di sostegno e assistenza, a partire dagli anni ’90, complice l’allungamento della vita, si è andato diffondendo un cambio di paradigma, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sintetizzato nella formula invecchiamento attivo, ovvero un processo che «permette agli individui di realizzare il proprio potenziale per il benessere fisico, sociale e mentale attraverso l’intero corso dell’esistenza e di prendere parte attiva alla società, fornendo loro al contempo protezione, sicurezza e cure adeguate quando necessitino di assistenza». Gli anziani, da peso per lo stato sociale, diventano così una risorsa per le famiglie e le comunità, da sostenere a livello globale attraverso un piano d’azione che si fondi sui tre pilastri indicati dall’OMS nel documento “Active ageing. A policy framework” (2002): la salute, la partecipazione e la sicurezza. Di conseguenza, gli Stati devono impegnarsi ad adottare politiche mirate a salvaguardare la salute degli anziani, per esempio promuovendo l’attività fisica e i servizi di assistenza domiciliare e self-care, e il loro reddito, oltre che incentivando le cure specialistiche.  

I giovani anziani in Italia

Anche gli over 65 italiani sono sempre più giovani attivi e in forma. Secondo l’ultimo Rapporto annuale Istat 2019, negli ultimi 10 anni sono aumentati gli over 65 che praticano sport (dall’8,6% al 12,4%); cenano o pranzano fuori casa (+4%); partecipano alle attività dei partiti politici, dei sindacati, delle associazioni culturali e di volontariato (dal 14% al 17,1%). I giovani anziani di oggi sono anche tecnologici: sempre nell’ultimo decennio, la quota di persone tra i 65 e i 74 anni che naviga regolarmente in internet è aumentata del 28% (dal 6 al 34%). Vi accedono, soprattutto, attraverso lo smartphone (68,5), seguito dal PC (61,2%), mentre quasi un quinto utilizza il tablet. E in rete, cosa fanno questi diversamente giovani? Le attività preferite sono l’utilizzo dei servizi di messaggeria istantanea (70,7%), la lettura di giornali e riveste online (57,6%), la ricerca di informazioni sanitarie (47,7%), i servizi di condivisione video come YouTube (41,1%) e di social network come Facebook (33,7%). Insomma, essere anziani oggi non è tanto una questione di età, ma, come spiega l’Istat, «una condizione determinata dalla “perdita” di ruolo, sociale, di autonomia, di salute, di affetti, di progettualità».

La terza età che non si vede: gli anziani fragili

Come ogni statistica macro che si rispetti, i Rapporti annuali Istat fanno emergere uno spaccato generale del Paese, certamente veritiero e interessante, però non utile a fornire un quadro di dettaglio rispetto ai reali bisogni e alle reali criticità della popolazione. A fornirci una cartolina precisa, è il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità che, su istanza del Ministero della Salute e delle Regioni, ha sviluppato Passi d’Argento (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia, ndr), un sistema di sorveglianza attiva su scala nazionale che monitora le condizioni di salute e i bisogni di cura e assistenza specifici della popolazione anziana (Passi d’Argento monitora anche la capacità degli anziani di essere una risorsa per le famiglie e la comunità, nella logica dell’invecchiamento attivo promossa dall’OMS, ndr). Dall’ultimo rapporto riferito al periodo 2016-2018, emerge che in Italia il 19% degli anziani è a rischio fragilità: si tratta di una condizione che colpisce di più al Sud, dove il tasso di fragilità vola al 24% a fronte del 13% al Nord, e che si aggrava all’aumentare dell’età (riguarda nello specifico il 12% dei 65-74enni e il 30% fra gli ultra 85enni) e della precarietà delle condizioni socio-economiche (il tasso di fragilità è pari al 28% tra le persone con molte difficoltà economiche e al 24% fra le persone con bassa istruzione). Sono considerati anziani fragili gli ultra65enni autosufficienti, cioè in grado di mangiare, vestirsi, lavarsi, essere continenti e spostarsi da una stanza all’altra, ma non in grado di svolgere due o più attività propedeutiche alla loro autonomia, come prepararsi i pasti, svolgere le faccende domestiche, fare la spesa, assumere farmaci, fare il bucato, utilizzare un telefono, prendere un mezzo di trasporto e gestirsi economicamente.

Giovani anziani e anziani fragili: muoversi è fondamentale anche durante il lockdown

L’attività fisica è fondamentale per l’intera terza età, anche e soprattutto per gli anziani fragili: aiuta loro a mantenersi giovani, a prevenire e limitare le fragilità, per esempio riducendo i dolori e le rigidità muscolari, a potenziare le difese immunitarie, e a migliore l’umore e l’equilibrio. A tal proposito, agli inizi di febbraio l’Istituto Superiore di Sanità ha presentato i risultati di un progetto sperimentale adottato in alcune Regioni, che permette agli operatori socio-sanitari di monitorare l’attività fisica praticata dagli ultra65enni attraverso una apposita App, e di delineare, quindi, specifici percorsi di promozione dell’attività fisica. L’attività fisica diventa ancor più preziosa in questo stato di chiusura forzata: guai lasciarsi prendere dallo scoramento, pensando che in casa non si possa fare nulla. A tal proposito, l’ISS ha pubblicato un breve manuale (link: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-stili-vita-attivita-fisica-over-65), che fornisce consigli pratici sia sulla durata dell’attività fisica – almeno 2 ore e mezza ogni settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità, o almeno 1 ora e un quarto di attività aerobica più intensa – sia sulla tipologia degli esercizi ideali per rafforzare i muscoli e potenziare l’equilibrio e la stabilità. Anche gli over 65 che hanno limitazioni fisiche o che non sono in grado di raggiungere i livelli raccomandati, possono farli gradualmente, incrementando «via via il numero di sessioni, la durata e l’intensità».

Si può restare in forma anche in altri modi

L’ISS, tuttavia, invita a incentivare anche tutte quelle piccole azioni che, in condizioni normali, si fanno a malavoglia: passare l’aspirapolvere, lavare i pavimenti e i vetri, occuparsi del giardino o del terrazzo, rifare i letti e riordinare la casa, apparecchiare e sparecchiare la tavola, cucinare, leggere, ascoltare la musica e, persino, ballare, anche in coppia se possibile. E non va trascurata la meditazione: basta «sedersi comodamente sul pavimento con le gambe incrociate (o su una sedia). Assicurarsi che la schiena sia dritta. Chiudere gli occhi, cercando di rilassare il corpo e progressivamente approfondire la respirazione. Concentrarsi sul respiro, cercando di non focalizzarsi su altri pensieri. Rimanere in questa posizione per 5-10 minuti o di più, per rilassarsi e liberare la mente dalle preoccupazioni», suggerisce l’ISS.L’importante, insomma, è non stare fermi e tenere sempre corpo e spirito impegnati.

Anche la Sigg promuove lo sport

Anche la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) ha messo a punto un programma di allenamento di sedici esercizi, ispirato alle raccomandazioni del National Institute of Health britannico, che si possono eseguire per «mezz’ora al giorno due volte a settimana, eventualmente anche in tre sessioni da dieci minuti ciascuna», come spiega il presidente della Sigg, Raffaele Antonelli Incanzi, utilizzando semplicemente una sedia e delle bottigliette d’acqua

Fase 2 tra isolamento e sorveglianza attiva

Va bene l’attività fisica in casa, ma gli anziani si iniziano a domandare: “Quando inizierà la Fase 2 per noi?” Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli appelli alla cautela. L’ultimo è quello lanciato dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che dalle colonne del quotidiano tedesco “Bild”, ha addirittura auspicato che la Fase 1 per gli anziani sia prorogata ancora per diversi mesi, almeno sino a fine anno «Senza un vaccino, bisogna limitare il più possibile i contatti con gli anziani, che devono avere molta pazienza – ha dichiarato von der Leyen -. So che è difficile e che la solitudine opprime, ma è in ballo la vita. Anche la comunità scientifica invita al massimo rigore, sollecitando non soltanto l’isolamento, ma anche il potenziamento della sorveglianza domiciliare attiva per tutti gli anziani, autonomi e fragili. «Analizzando le cartelle cliniche dei decessi ci accorgiamo che sono morti con più frequenza quelli che avevano cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, ipertensione, diabete, insufficienza renale e obesità – spiega il professor Roberto Bernabei, direttore del reparto di geriatria del Policlinico Gemelli di Roma, nonché membro del Comitato tecnico scientifico -. Quindi, cosa fare per prevenire? I medici di medicina generale dovranno guardare gli anziani, soprattutto gli ottantenni con patologie pregresse, «come se fossero il Santo Graal», affinché «ogni settimana, ogni dieci giorni, abbiano l’esatta contezza di come stanno queste persone, per poi intervenire se serve», suggerisce Bernabei. Non basterà dire che non devono uscire di casa, «ma queste persone andranno seguite costantemente perché prendano le pillole, perché siano in equilibrio, verificare che non abbiano scompensi». Insomma, gli over-65 dovranno ancora un po’ pazientare prima di farsi un’escursione in quota o un bel bagno al mare, e quelli con patologie più o meno gravi dovranno ancora essere più attenti e, soprattutto, collaborare al massimo con i medici di famiglia, seguendo i loro consigli e senza nascondere nulla: tutti, però, potranno in questi giorni continuare a mantenersi in forma anche, perché no, ballando tra le mura domestiche a ritmo di musica. E se i vicini dovessero reclamare, nessun problema: «Ce lo ha consigliato l’ISS».

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