Anri Sala e Time no longer a GAMeC di Bergamo

L'installazione dell'artista valorizza i dipinti della location con uno schermo che produce immagini e suoni di un arrangiamento di "Quartet for the end of Time"

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Anri Sala
Anri Sala Time No Longer, 2021 Immagini HD a quattro canali generate al computer e suono a cinque canali, colore schermo traslucido, altoparlanti che generano impulsi, luci dinamiche Durata: 13 min Courtesy Marian Goodman Gallery Foto: Lawrence Elizabeth Knox

Per il quinto anno consecutivo la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo torna alla sede del Palazzo della Ragione, cuore pulsante della città antica. La location è messa in primo piano alla mostra di Anri Sala. L’artista di origini albanesi, partendo dalla più recente installazione audio-visiva, Time No Longer, attiva un intenso dialogo con la Sala delle Capriate. L’evento è in programma dal 10 giugno al 16 ottobre.


GAMeC di Bergamo: per la Galleria nuovi spazi e nuove dimensioni


Come valorizza il Palazzo della Regione di Bergamo Anri Sala?

Riaffermando una modalità operativa già sperimentata, Sala interpreta il contesto del Palazzo della Ragione: “non come un semplice contenitore, ma un organo attivo”. Per l’artista ogni spazio fisico può portare con sé valori e memorie che, di volta in volta, l’interazione con l’opera d’arte può riattivare. Nel caso della Sala delle Capriate tale dinamica trova un ulteriore sviluppo, una sorta di amplificazione dell’effetto, in relazione alla storia secolare dell’edificio. Infatti, si tratta del primo Palazzo comunale d’Italia, trasformato in Palazzo di Giustizia con l’avvento della Repubblica di Venezia. Il talento albanese ha notato gli antichi affreschi dell’edificio.

L’artista

Nelle opere di Anri Sala (Tirana, 1974) la temporalità genera continui cambiamenti a partire dalle molteplici relazioni tra immagine, architettura e suono. L’artista utilizza l’espressioni creative per piegare, capovolgere e mettere in discussione le esperienze dello spettatore. La sua ricerca indaga le fratture di linguaggio, sintassi e musica, favorendo dislocazioni che generano nuove interpretazioni della storia e soppiantando vecchie narrazioni con dialoghi più equilibrati. Ha esposto a mostre personali a: Kunsthaus Bregenz (2021); Buffalo Bayou Park Cistern, Houston (2021); Centro Botìn, Santander (2019); Mudam, Lussemburgo (2019); Castello di Rivoli, Torino (2019). Ha partecipato a eventi a: Museo Tamayo, Mexico City (2017); New Museum, New York (2016); Haus der Kunst, Monaco (2014); Centre Pompidou, Parigi (2012); Serpentine Gallery, Londra (2011). Era tra i nomi della cinquantasettesima Biennale di Venezia (2017), Documenta (13) (2012), la ventinovesima Biennale di San Paolo (2010), la Seconda Biennale d’arte contemporanea di Mosca (2007).

Time no longer

Proiettato su uno schermo flottante lungo 16 metri, Time No Longer si concentra sull’immagine di un giradischi galleggiante in una stazione spaziale. Ancorato al solo cavo elettrico di alimentazione, il dispositivo riproduce un arrangiamento di Quartet for the End of Time, una composizione del musicista francese Olivier Messiaen. Si tratta della più celebre opera musicale composta in prigionia. Con la collaborazione del musicista André Vida e del sound designer Olivier Goinard, Anri Sala crea così un duetto fra due voci strumentali. Una performance senza performer dove il clarinetto, a tratti, si confonde col sassofono, unendo due momenti distanti nella storia e nel tempo, ma accomunati da un senso di solitudine e determinazione. La composizione musicale costituisce una colonna sonora dell’intenzione, alludendo alla registrazione pianificata, ma mai realizzata da McNair.

Il brano di Messiaen

Durante la seconda guerra mondiale, Messiaen (1908-1992) fu catturato a Verdun e fatto prigioniero in un campo tedesco. Fu durante quel periodo che scrisse Quartet for the End of Time, presentandolo per la prima volta nel 1941, insieme a tre musicisti anch’essi reclusi, davanti a un pubblico di soli detenuti e guardie. In particolare, per la realizzazione di Time No Longer, Sala si è ispirato all’unico movimento solista del quartetto, The Abyss of the Birds.

The Abyss of the birds

Il brano è scritto per clarinetto e suonato dal commilitone e musicista algerino Henri Akoka. Alla dimensione di solitudine e costrizione dell’africano, fa eco la suggestiva storia del sassofono di Ronald McNair. Nel 1986 McNair, uno dei primi astronauti neri a aver raggiunto lo spazio, e allo stesso tempo sassofonista professionista di talento, aveva pianificato di suonare e registrare un assolo a bordo dello Space Shuttle Challenger. Sarebbe la prima composizione musicale originale registrato nello spazio se il veicolo spaziale non si fosse disintegrato dopo il decollo, uccidendo tutti gli astronauti a bordo. Gioiello tecnologico, lo shuttle si manifesta nella sua tragica fragilità evocando la vulnerabilità della condizione di prigioniero di Messiaen

Il lavoro di Anri Sala

La proiezione sospesa e il buio della Sala delle Capriate evocano l’assenza di luce e di gravità dell’universo, la dimensione del vuoto in cui galleggia il giradischi. Nella stanza il buio è interrotto a tratti da bagliori di luce provenienti dalle lampade posizionate sul retro dello schermo che, a ritmo di musica, illuminano i dipinti e gli affreschi disposti. I personaggi ritratti, la Vergine Maria e i Santi patroni della città Alessandro e Vincenzo, la Giustizia e i quattro angeli musici intenti a suonare viola, cornetta, flauto e organo sembrano dialogare coi musicisti di Quartet for the End of Time. Si fanno così testimoni di un’umanità scomparsa, collegando temporalità diverse che attraversano il passato, il presente, e il futuro. Alla deriva nello spazio, mentre si susseguono 16 albe e 16 tramonti, il dispositivo trova una maniera per rimanere ancorato al tempo e alla storia, prigioniero però della propria solitudine.

Il volume su Peter Szendy

In occasione della mostra di sarà pubblicato il primo volume di una collana di saggi, edita da NERO e GAMeC, legata ai progetti espositivi realizzati per Palazzo della Ragione di Bergamo. Autore del primo saggio sarà il filosofo e musicologo francese Peter Szendy.

Immagine da cartella stampa.