Amnesty: 60 anni dalla prima candela della libertà

Sono passati 60 anni dalla prima iniziativa di Amnesty. Il giovane avvocato inglese Peter Benenson il 28 maggio del 1961 lancia un appello dalle colonne dell’Observer, settimanale inglese. Forgotten Prisoner, (prigionieri dimenticati) era il titolo dell’articolo. Benenson con quella iniziativa esprimeva tutta la sua indignazione davanti all’arresto di due giovani avvenuta in Portogallo. A quel tempo il Paese era sotto la dittatura di Salazar, e i due ragazzi finirono in prigione e condannati perchè brindavano alla libertà, in un bar di Lisbona. L’uomo non si capacitava come fosse possibile dopo la sconfitta del nazismo e del fascismo che potesse accadere ancora un fatto del genere. Quello dell’avvocato era un appello affinche i lettori si mobilitassero, scrivendo ai governi per chiedere l’amnistia. L’ articolo, ebbe una tale eco che di fatto quello fu il primo impegno di Amnesty, e da allora sono passati 60 anni tra lotte e battaglie.

Come nacque di fatto Amnesty international?

Nel giro di pochi settimane dall’articolo sull’Observer, accolto dai lettori inglesi e riportato da circa altri 30 giornali nel mondo, nasceva Amnesty. Esattamente 60 anni fa, dopo nemmeno 6 mesi di vita Amnesty era internazionale. Furono aperte sedi con strutture avviate in Gran Bretagna, Paesi Bassi, Irlanda, Belgio, Australia, Stati Uniti, Francia, Svezia e Norvegia. Un vecchio proverbio cinese dice “meglio accendere una candela che maledire l’umanità”. Fu partendo da questa frase che Benenson il 10 dicembre del 1961 accese pubblicamente a Londra una candela, dichiarando: “Abbiamo acceso una candela che non si spegnerà mai più.”.

Amnesty: 60 anni contro ogni forma di dittatura

I primi casi di cui si occupò l’ONG furono tre che avevano in comune l’oppressione di un regime: un poeta in Angola, un filosofo in Romania e un avvocato in Spagna. L’impegno in nome dei diritti umani, a favore della libertà e contro ogni tipo di dittatura e regime valsero ad Amnesty il premio Nobel per la pace nel 1977. I traguardi di Amnesty si basano sul fatto che certi messaggi arrivano a tutti. Ed è poi la sensibilità delle persone che fa il resto. Perchè non si può finire in prigione per un’idea. E il corpo di qualcuno non può essere violato. Perchè lo stato non può rispondere ad un crimine con lo stesso crimine. Questi sono i principi di Amnesty, 60 anni fa come oggi. Certamente, negli ultimi anni i diritti umani da tutelare sono anche altri legati al genere sessuale, ai matrimoni gay, all’aborto.


Pena di morte nel 2020: il rapporto di Amnesty International


Polemiche si ma ciò che conta sono i fatti!

C’è chi accusa l’organizzazione umanitaria di aver perso di vista gli impegni importanti che Benenson aveva preso con il mondo per liberare gli uomini e le loro idee dall’oppressione di qualsiasi tipo e in qualsiasi paese. Non a tutti piace la presa di posizione nei settori del clima, dell’omosessualità o le battaglie contro il mondo della new economy. Ma i tempi cambiono e i diritti umani lesi nel nostro tempo, cambiano con loro. Le polemiche vanno e vengono ma l’impegno di Amnesty resta, 60 anni fa come oggi. Dove c’è un diritto leso l’organizzazione umanitaria è presente, in Africa come in Iran, in Europa come in America Latina. Dove non c’è libertà ma oppressione e dove la mancanza di speranza è una realtà Amnesty interviene. Perchè quella candela non si è mai spenta.

Cate Madapple
Cate Madapple
"Scientia potentia est: sapere è potere" è questo il mantra del giornalista che ad ogni nuovo giorno sa di sapere un po' di più.

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