venerdì, Aprile 19, 2024

Altrove e altro da sé

Essere qui è davvero essere altrove. Se non fossimo connessi, l’intero mondo, quello conosciuto e famigliare, sparirebbe. Ma sparisce a tratti anche il mondo intorno a noi, il cielo è così basso e grigio che la costa neppure si vede, potremmo essere ovunque. Solo vento, con raffiche via via più tese, e mare che nei piccoli fiordi è di un blu profondo e cupo, con il ghiaccio che si stacca dalla costa, o colore dell’acciaio intorno le mille isole e scogli tra cui si snoda la nostra rotta.

Il mare si ingrossa mano a mano che il vento sale, la tempesta che preannunciano nei prossimi giorni si sta avvicinando e noi dobbiamo trovare un riparo sicuro. Il primo porto utile è a due giorni di navigazione.

Le cortine di nuvole si squarciano a tratti, tra un groppo e l’altro, rivelando piccoli insediamenti colorati, fattorie in riva al mare e di tanto in tanto fianchi ripidi di montagne. Poi solo neve ghiacciata, vento e onde per il successivo quarto d’ora. 

Il senso di avventura si fonde con quello di pericolo in un sentimento che ti costringe ad un ‘hic et nunc – qui ed ora’ liberatorio. Eccolo, il senso di libertà. Non è il poter fare quello che si vuole senza vincoli, è la consapevolezza di essere, di avere una meta, tornare ai bisogni primari.

La pandemia che ci ha costretto ad una vita sospesa, cerebrale e riflessiva fino all’eccesso, è lì un concetto vago come le montagne nascoste dalle nuvole. Si intravede e si percepisce solo in quei rari momenti a terra, al supermercato in particolare dove ripetiamo quei gesti ormai diventati normalità, il disinfettante per le mani, la mascherina e le distanze. Ma l’atmosfera è rilassata, il senso del pericolo vago, come in una giornata di primavera. 

E così tra una sventagliata e l’altra, alternandosi al timone in turni precisi sopra e sotto coperta, per scaldarsi, mangiare qualcosa, arriviamo, nei tempi previsti ad Harstad, il porto sicuro.

Ed ecco che la nostra, nel salire e scendere dalla barca durante l’ormeggio, cade rovinosamente sul pontile causandosi una bella distorsione al ginocchio. Hic et nunc? Me pòssino!

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