venerdì, Aprile 19, 2024

Intervista ad Alessandro Bellomarini: non solo un poeta

Nato a Roma nel 1988, Alessandro Bellomarini e’ una figura artistica poliedrica: oltre ad essere scrittore, poeta e paroliere, e’ anche sceneggiatore e produttore esecutivo. Creatore del progetto Tea Poetry, insieme a Paola Nicoletti, ha dedicato la sua vita alla cultura. Una figura ricca d’arte che unisce poesia e teatro. Noi del PeriodicoDaily abbiamo deciso di conoscerlo meglio e di scoprire le sue opere.

Buongiorno Alessandro. Iniziamo con le domande base: a che età hai iniziato a scrivere?

Buongiorno. La mia avventura con la scrittura e la creatività in genere è iniziata molto presto. All’età di cinque anni mi fu regalato un quadernino a righe e una penna. Da quel momento storie, poesie tutto ciò che mi passava per la testa aveva ha avuto il lasciapassare e da quel momento non mi sono più fermato.

Una tua bellissima raccolta di poesia, che hai scritto insieme a Piccola Corda, e’ ‘’I gradi di Orione’’…ti va di parlarcene?

“I gradi di Orione-Oltre l’amore” ha avuto un processo creativo molto particolare. Erano diversi anni che non pubblicavo. A dire il vero neanche ne sentivo l’esigenza. Sono uno di quelli che non pubblica tanto per dire “hey, ci sono anche io!”. Ero intento a lavorare a quello che sarà il mio prossimo romanzo in uscita, quando feci la conoscenza, attraverso i social media, di un ghost writer di nome “Piccola Corda”. Lui (o lei) scrive poesie. Cominciamo a conoscerci meglio, senza, ovviamente, mai incontrarci. I nostri mondi creativi e letterari si fondono talmente bene che la voglia di fare un lavoro insieme diventa necessario. “IGDO” è un lavoro corale di due penne molto simili che hanno voluto dar vita ad un progetto, secondo me, inedito nel mondo della poesia. Il tutto, condito con le meravigliose fotografie che Piccola Corda ha scattato.

Cos’è un ghost writer?

Un ghost writer è uno scrittore fantasma. L’esempio più importante che abbiamo in Italia è Elena Ferrante. Scrivono, pubblicano, ma lasciano segreta la loro identità. C’è chi lo fa per mantenere la privacy, chi per alimentare il mistero del personaggio e chi perché crede che rimanere nell’oscurità sia un atteggiamento avanguardistico (come i Daft Punk o Mina).

In alcuni versi leghi l’amore alla coscienza: qual e’ la tua concezione poetica dell’amore?

“I gradi di Orione” orbita intorno a diversi gradi di sentimento. Uno di questi è sicuramente l’amore. Quel frammento di poesia è molto significativo. Aggiungo anche che l’amore si rispecchia nella propria anima. Bisogna sempre dispensarlo con sincerità. Coi surrogati che nascono per il vacuo gusto dell’apparire ci si fa davvero poco.

Nella tue poesie citi spesso la natura. Quanto e’ importante, per te e per la tua poesia, l’ambiente che ti circonda?

L’ambiente che mi circonda è fondamentale per la mia scrittura. Inevitabilmente la natura condizione quello che scriviamo. Non posso non ammettere che la città ha veicolato la mia penna verso un certo stile. Crediamo di essere i padroni della nostra creatività ma, in realtà, è lei che muove i fili. Noi possiamo solo suggerirle all’orecchio quello che desideriamo ma non sempre ci ascolta. La creatività, però, ascolta molto l’ambiente. Una penna di città sarà molto diversa da una penna di campagna o di montagna. Non è neanche detto però che se una penna di città va in montagna riesca a scrivere come quest’ultima. La mia poesia è cresciuta tra i palazzi e i centri commerciali, ma, probabilmente, il desiderio di “altrove” è talmente imponente che da qualche parte è dovuto sgorgare. Il mio altrove è la poesia.

Hai un profondo legame col teatro: ti va di parlarne?

Il teatro è arrivato molto più tardi rispetto alla narrativa e la poesia. Lo frequento da quasi dieci anni e devo dire che è diventato un amico fidato con cui è bello parlare e confrontarsi. Certe forme d’arte non permettono una perfetta esposizione dei pensieri. Quando ci sentiamo limitati dobbiamo aprire le valige, mettere dentro il necessario e partire. Ritorna la necessità di un “altrove”. Quando ho trovato il teatro ho piantato le tende e ho preparato il mio giaciglio comodo. Ho firmato un paio di commedie e collaborato a diverse altre. Sono il creatore del “Tea Poetry”, un evento di poesia che ruota intorno al mondo della recitazione, della musica e della pittura. Tutto questo l’ho fatto insieme a Paola Nicoletti, amica e scrittrice, a cui devo molto.


Hai scritto altre opere, precedentemente?

Ho pubblicato alcune raccolte di poesie e sceneggiature cinematografiche. Mi piace anche la scrittura per il cinema ed è un mondo che vorrei approfondire ancora di più. Ho fondato, insieme al compositore Daniele Volante, una piccola etichetta discografica di nome “Scuderia Musicale”. Scriviamo, arrangiamo e produciamo canzoni per i nostri artisti. Mi barcameno su più fronti: non sto fermo un minuto!

Ci sono autori a cui ti ispiri?

Per la poesia il mio maestro è Giuseppe Ungaretti. Le sue opere, specialmente quelle dell’ultimo periodo della sua vita, mi hanno dato tanto. Musicalmente Franco Battiato è l’apice che vorrei raggiungere. Lo dico con molta umiltà, visto che certi miti è bello siano irraggiungibili. Per quel che riguarda il teatro cerco di imparare dalle persone con cui scrivo e collaboro. Ho tanto da imparare!

In un mondo di tecnologie, credi che sia possibile che la poesia sposi i socia media?

Credo che i social possano dare una bella scossa al mondo della poesia ed aiutarlo a trovare lo spazio che merita e che non ha mai avuto. L’unico rischio è quello di intasare una realtà già affollata di “elementi” che con la poesia non c’entrano niente (forse, tra questi elementi, potrei esserci anche io, qualcuno si faccia avanti e mi spiattelli in faccia la verità!). I social, in più, sono un mare aperto in cui nuotano pesci piccoli e pescecani. I pescecani vogliono mangiare su tutto e i pesci piccoli che scrivono poesia e vogliono vedersi pubblicati sono una preda ghiottissima. Ci sono i pro e i contro; a me piace pensare che siano più i “pro”.

Infine , hai un progetto futuro: L’eco del Caos. Di cosa sii tratta?

“L’eco del caos-Dimensione A” è il primo tomo di una trilogia Dark/Urban/Fantasy post-apocalittico che pubblicherò entro Settembre 2019. E’ un progetto su cui lavoro da quattro anni abbondanti ed è stata una vera e proprio agonia portarlo alla luce. Ha avuto moltissime revisioni e riscritture. In più, la pubblicazione si avvale della collaborazione grafica dell’artista Daniele Chiappara, con cui creeremo un merchandising specifico dei disegni presenti all’interno del romanzo. Si tratta del progetto più ambizioso a cui abbiamo mai lavorato. Ci sto mettendo l’anima e spero di cuore possa riscontrare un buon successo di critica.

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