Al Museo Morandi incisioni e nature morte del pittore

RE-COLLECTING è un ciclo ideato da Lorenzo Balbi che approfondisce temi delle collezioni permanenti di Bologna Musei. Indaga aspetti particolari e valorizzando opere solitamente non visibili o non più esposte da tempo, per offrire prospettive inusuali e proporre nuovi percorsi di senso. Al Museo Morandi, dopo le rassegne dii Fiori e alle Nature morte, sarà visibile con data prorogata fino al 23 ottobre la mostra Il segno inciso: tratteggi e chiaroscuri. A cura di Lorenza Selleri, tratta il tema dell’incisione.


Riccardo Lanfranco interpreta Morandi, artista ecomoderno


Perché il Museo Morandi ha allestito una mostra sulle incisioni?

Partendo dalla domanda ricorrente “Che cos’è un’acquaforte?”, il museo cerca di rispondere col terzo un focus incentrato sula tecnica di cui Morandi è esperto. Maestro in senso stretto, dal momento che dal 1930 diventa docente di Tecnica dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Anche in senso lato, dati il suo rigore e la sua straordinaria capacità tecnica. Giorgio Morandi si dedicò alla grafica con impegno pari a quello dedicato alla pittura come dichiarò nel 1937: “dipingo e incido paesaggi e nature morte”. Così ne divenne un interprete straordinario, tra i più significativi di tutto il panorama europeo del suo tempo.

Giorgio Morandi e la grafica

La sua maestria è paragonabile a quella dei grandi incisori del passato, Rembrandt in primis che studiava con assiduità e fermezza. Le riproduzioni su volumi in folio, così come le stampe originali che teneva esposte nella casa-studio e nella aula in Accademia, erano funzionali alla sua necessità di carpire la tecnica perfetta. Morandi descrive il l’insegnamento impartito ai suoi studenti: “faccio eseguire qualche copia da incisori antichi e limito l’insegnamento all’acquaforte eseguita a puro segno”.
Durante il suo magistero si alternarono nella sua aula Luciano Minguzzi, Pompilio Mandelli, Quinto Ghermandi, Luciano Bertacchini, Leone Pancaldi. Ha seguito anche: Vasco Bendini, Pirro Cuniberti, Dino Boschi, Luciano De Vita e Paolo Manaresi. Artisti che appresero la sua lezione e nel contempo se ne distanziarono, acquisendo una propria personalità o, come suggeriva Morandi stesso, un “proprio timbro”.

La sua tecnica

Nello sviluppo della sua tecnica Morandi puntò sul segno per andare oltre il bianco e il nero. Attraverso il tratteggio, infatti, tradusse i rapporti tonali, o meglio chiaroscurali, giungendo a valersi di quelli che Brandi definì “colori sottintesi”. Del resto la sua attività pittorica procedeva di pari passo. L’acquaforte, come la pittura, comportò per lui una fruizione lenta del mondo, quasi una meticolosa distillazione. Nella meditata operazione riuscì a percepire la qualità di ciò che aveva di fronte, e quindi ad impadronirsene con un’abilità straordinaria che non divenne mai virtuosismo fine a se stesso.

Morandi racconta. Il segno inciso: tratteggi e chiaroscuri

Il percorso espositivo della mostra si apre con una natura morta Cubofuturista, tratta dalla  prima e unica lastra incisa all’acquaforte nel 1915 (V.inc.3). A concludere poi un esemplare dell’ultima e unica natura morta che Morandi realizzò nel 1961 (V.inc.131). Sette delle quattordici acqueforti esposte entrarono a far parte del patrimonio del Comune di Bologna lo stesso anno. L’artista le donò, conservando l’anonimato, in occasione del riordino delle raccolte della Galleria d’Arte Moderna allora ubicata presso Villa delle Rose. Alcuni fogli appartenenti a collezioni private completano l’esposizione. Si tratta di opere concesse in comodato gratuito al museo, I Pioppi e la Grande natura morta con la lampada a petrolio del 1930 (V.inc.76 e 75). Uno dei lavori apparteneva a Luciano Pavarotti. Si aggiunge la stampa della sola lastra, ad oggi nota, che Morandi incise con la tecnica della ceramolle.

Le lettere dell’artista al Museo Morandi

Sono esposti documenti che gettano luce sulla dedizione di Morandi alla tecnica oggetto del focus espositivo e sui suoi lunghi anni di insegnamento. Spiccano le lettere dell’artista all’amico Mino Maccari e di Carlo Alberto Petrucci, Direttore della Calcografia Nazionale di Roma a Morandi. Ci sono anche i registri, le note di qualifica e le relazioni provenienti dall’Archivio Storico Accademia di Belle Arti di Bologna. Morandi racconta. Il segno inciso: tratteggi e chiaroscuri è accompagnata da un’agile pubblicazione.

Immagine da cartella stampa.

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

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