giovedì, Marzo 28, 2024

Agorà archeologia: in mostra la ceramica di Faenza

Prosegue fino al 30 gennaio la programmazione espositiva del Museo civico di Bologna. “Agorà archeologia. La piazza vicino alla piazza” è lo spazio polifunzionale pensato per l’incontro e il confronto. La seconda mostra dossier è infatti “Faïence. Dall’antico Egitto al contemporaneo” a cura di Daniela Picchi e Valentina Mazzotti. Un appuntamento che muove dall’indagine sull’ambivalenza semantica della parola ‘faenza’.


Richard Mille RM 07-01 Ceramica colorata


Cosa significa il termine “faenza” su cui è incentrata l’esposizione “Agorà archeologia”?

La parola è mutuata dal toponimo della città romagnola, famosa da secoli per la produzione delle maioliche. Il vocabolo è infatti traslato a indicare anche un genere di ceramica a pasta colorata, porosa, rivestita di smalto bianco. L’impasto è a base di ossido di piombo e stagno, talvolta è fatto con l’argilla, faenza, o silicea. Può anche avere uno strato vetroso trasparente o opaco. Le varianti hanno determinato nel corso dei secoli una grande pluralità di prodotti, di sviluppi tecnologici e di aree di diffusione.  

La nascita del progetto

La mostra si sviluppa dalla collaborazione tra il Museo delle ceramiche di Faenza e l’esposizione d’arte antica di Bologna. Partecipa anche la Bottega Gatti. Il percorso esemplificativo e diacronico è articolato in cinque sezioni che parte dalle faenze silicee dell’Egitto, definite faïence. Tratta poi l’utilizzo nel mondo islamico fino agli esiti rinascimentali in maiolica. Si conclude infine con l’arte contemporanea di ambito faentino. 

Dall’Egitto ushabti di Sethi I

Apre la mostra la sezione “La faïence nell’Egitto antico” con l’ushabti del faraone Sethi I. La statuetta fu trovata dal padovano Giovanni Battista Belzoni nella tomba a Tebe Ovest nel 1817. Il corredo funerario conteneva centinaia di oggetti, e la scultura è rara per materiale, dimensioni, qualità di esecuzione e tonalità di azzurro. Molti degli esemplari erano infatti in legno oppure in ceramica colorata, ma di dimensioni minori e meno dettagliate. Belzoni scoprì solo altre tre reperti simili che mise in vendita a Londra nel 1822. Il termine identifica opere funerarie attestate dal Medio regno all’Epoca tolemaica (2046-306 a.C.). Sostituivano il defunto nei lavori agricoli dell’aldilà, rianimandosi poi magicamente col testo iscritto sul corpo. La maggior parte ha aspetto mummiforme come il dio Osiris, più rari sono quelli in abito di vivente. Dalla fine del Nuovo regno sono prodotti invece prevalentemente in faenza.

Faïence per oggetti di corredo funebre

Di notevole interesse, sempre dall’antico Egitto, anche i pettorali e gli scarabei del cuore. Prodotti soprattutto in faïence, erano appoggiati alla mummia per indurre l’organo a non tradire il defunto al tribunale dell’Oltretomba. Le scene raffigurate attestano l’associazione del culto solare a Osiris, signore dell’Oltretomba. Identificato all’insetto Khepri, il sole nascente, il defunto poteva aspirare alla rinascita con la protezione delle dee Isis e Nephtis.

Agorà archeologia e la ceramica nel mondo islamico

Nella sezione del mondo islamico c’è la brocca in faenza silicea con decorazione dipinta in nero sotto vetrina. Un produzione iraniana del XII-XIII secolo che mostra sul corpo globulare una decorazione impressa a ‘nido d’ape’. Si tratta di una probabile imitazione delle coeve creazioni in vetro o in metallo. Interessante poi il frammento di rivestimento murale, proveniente dall’Asia centrale e datato al XV secolo. Il mattone, forse la bordura di un pannello decorativo, mostra un intreccio di girali che creano quadrilobi e piccoli trifogli. Il profondo intaglio dell’ornato a rilievo è evidenziato dalla densa e lucente invetriatura turchese. Sotto i Timuridi (1370-1507) i portali, le cupole e intere pareti di edifici furono ricoperte di elementi ceramici invetriati. Le forme geometriche e vegetali in faenza si intrecciano poi a eleganti iscrizioni. 

Produzioni del Rinascimento

La faenza dipinta a lustro tra Oriente e Occidente” presenta l’esemplare di albarello. In maiolica dipinta in blu e lustro da Valencia (Manises) è datato alla metà XV secolo. Desunto dal mondo islamico è divenuto popolari in Europa come contenitori per spezie e altri prodotti esotici dall’Oriente. I ceramisti riprendevano la tecnica dagli artigiani musulmani, sviluppando una manifattura parallela a quella di Malaga. Adottarono un ricco repertorio decorativo di motivi vegetali a foglie di brionia, edera, felce, cardo, rosette, pseudo-margherite. Gli ornamenti abbellivano piatti, ciotole, scodelle ad ampia tesa. Il percorso prosegue tra Rinascimento e Barocco con lo splendido calamaio in maiolica della fine del XV secolo, ai Musei civici di Bologna. Raffigura infatti i quattro Santi protettori di Bologna e la città turrita. 

Luigi Ontani a Agorà archeologia

L’imponente statua in ceramica policroma ErmEstEtica AiDialettica, sposta infine il focus della mostra al XX secolo. Assoluto protagonista dell’arte contemporanea è Luigi Ontani. Sperimentatore e anticonformista, unisce ironia e narcisismo, mito e favola, tra Oriente e Occidente. Nell’elegante Erma, l’omaggio è alla cultura egizia nella sua icona emblematica. In esposizione ci sono le sculture realizzate in collaborazione con la Bottega Gatti di Faenza. Ogni creazione raccoglie simboli, icone con l’immancabile auto rappresentazione dell’autore. 

Le conferenze e i laboratori a Agorà archeologia

I Musei archeologico di Bologna e delle ceramiche in Faenza hanno ideato un breve ciclo di conferenze in concomitanza alla mostra. Sono poi abbinate a laboratori per ragazzi e adulti. 

  • Oggi, 20 novembre, alle 16 nella Sala Risorgimento La faïence nell’antico Egitto“. Conferenza di Daniela Picchi, Egittologa e co-curatrice della mostra, e Anna Maria Lega, docente di Tecnologia ceramica. L’incontro offrirà l’occasione per approfondire usi e tecniche di produzione della faïence nell’antico Egitto. Alle 16 nell’aula didattica Laboratorio per ragazzi da 7 a 11 anni. Dario Valli, Museo delle Ceramiche in Faenza, e Cooperativa Arcobaleno, Bentivoglio. Si inizia con una visita alla collezione egiziana con compilazione della scheda-gioco per appuntarsi i particolari decorativi dei reperti. Sarà poi possibile creare in laboratorio la propria “maschera del Faraone”. I partecipanti ricreeranno infatti il disegno su una sfoglia di terraglia sagomata per poi rifinire il lavoro con perle di vetro di Murano.
  • Sabato 11 dicembre alle 16 nella Sala Risorgimento Faenza e le sue varie storie”. Conferenza con Valentina Mazzotti, conservatrice al Museo delle ceramiche in Faenza e co-curatrice della mostra. Alle 16.00 nell’aula didattica “Bèi Profili. Gentili donne e lor cavalieri“. Il laboratorio sarà dunque incentrato sulla realizzazione di un ritratto da donare a una persona cara. Prenotazione obbligatoria.
  • Il 15 gennaio alle 14.30 nell’aula didattica “Tra pieni e vuoti. I bianchi di Faenza”. Dario Valli mostra come realizzate con la tecnica del decoro a traforo degli oggetti chiusi e aperti. Richiesta la prenotazione. Alle 16 nella Sala Risorgimento “Faenze contemporanee”. Conferenza con Claudia Casali, Direttrice del Museo delle Ceramiche. L’esperta parla quindi della produzione artistica contemporanea delle botteghe faentine. 

Agorà archeologia, visite guidate

Gli appuntamenti sono curati da Aster. Il pubblico può apprezzare la mostra con un accompagnatore:

  • domenica 21 novembre alle 16,
  • mercoledì 8 dicembre alle 16,
  • il 26 dicembre alle 16 e alle 17,
  • infine il 23 gennaio 2022 alle 16.

I partecipanti pagano il biglietto d’ingresso al museo, mentre la visita guidata è gratuita. Per prenotare è necessario scrivere una mail a: [email protected]. Occorre quindi indicare il numero di persone e cellulare, entro le 18 del giorno precedente l’appuntamento.

Immagine da cartella stampa.

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

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