Afrosarda: l’artista Vhelade ce ne parla

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Ѐ quando un’anima sensibile e inquieta come quella di Vhelade decide di mettersi in musica che nascono delle opere destinate a rimanere nel tempo. Dal 16 giugno, infatti, è disponibile il debut album Afrosarda nei principali store.

Nell’album Afrosarda, il cui titolo parlante ci informa di come Vhelade sia legata alle sue origini africane tanto quanto a quelle sarde, troviamo 14 Tracks che ruotano sui temi della vita, dell’amore, del rispetto dell’uguaglianze.

Leggetevi l’intervista ora però per entrare meglio nell’album di Vhelade.

Iniziamo parlando un po’ di te. La tua carriera artistica sicuramente non nasce con questo album; hai infatti “fatto TV” al fianco di Piero Chiambretti, hai lavorato come modella, e recitato come attrice. Cosa ha la musica però che ti tiene legata a lei?

Ho sempre vissuto e lavorato con la musica! In televisione interpretavo in chiave personale la mia musica del cuore, ma comunque facendo musica non televisione. La moda non è mai stata la mia professione, l’ho fatto fino a 12 anni, per gioco e da bambina e il cinema anche, Sempre per divertimento e per cari amici. La musica e le Forme d’arte legate ad essa, sono sempre state la mia grande passione e motivo di esistenza, così anche per i miei genitori!

L’album Afrosarda, già nel nome richiama il suo contenuto: si può infatti affermare come esso sia la trasposizione in musica della tua persona. Nell’album si passa dallo stile soul al jazz, attraversando canzoni con sonorità pop a ricercati elementi elettronici e a tratti minimal. Come senti tua la molteplicità di stili?

La musica è l’evoluzione di tanti mondi e concetti che si sono evoluti nel tempo e nello spazio! L’esperienza di un pezzo di vita ha una colonna sonora variegata e quando mi sono ritrovata a comporre la mia musica, non ho potuto fare a meno di esprimerla tutta.

Tra le tracks dell’album Afrosarda c’è una traccia che spicca tra le altre per chiunque conosca anche solo un minimo la musica italiana: Straniero infatti è un chiaro tributo a Lucio Battisti, che fu da lui pubblicato già nel ’82. I temi di questa canzone sono estremamente attuali, ma nella tua versione i tratti minimal del sound sono emblematici: danno vita nuova alla canzone. Non hai paura del confronto che possa esserci tra te e il grande Battisti?

Non potrei mettermi a confronto con Battisti, i confronti nella musica non dovrebbero esistere. Il mio è stato un puro tributo per un artista incredibile, che è riuscito a creare un genere unico e a rendere giustizia a una lingua così importante. Il brano originale è del 1982 e ha un arrangiamento molto moderno, minimale e all’avanguardia per l’epoca, nella mia versione ho cercato di rispettare queste caratteristiche, arrangiandolo però secondo il mio gusto.

Afrosarda non è solo il titolo dell’album, bensì anche il titolo di una delle track: nel testo si sentono le due radici che ti hanno fatto crescere. Infatti si possono sentire fuse in un genere nuovo le sonorità pop con quelle tribali di Zaire. Come pensi che questo elemento di novità possa venir colto dal pubblico?

Non so come possa prendere il pubblico la mia multietnicità, le mie origini Afrosarde o le mie contaminazioni, ma questa sono io. Non c’è una costruzione in questo progetto, non è finalizzato ad accontentare una certa massa o un gruppo specifico di persone, è sincero e rispecchia il mio essere.

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