Aeroporti e aerei: i più colpiti in tutta Europa

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Il settore viaggi non si è ancora ripreso completamente dalla pandemia. Ma i problemi per aeroporti e aerei non sono finiti.

Quali problemi incontrano gli aeroporti?

La fonte di tutti i dati è un’inchiesta effettuata da Sky News. Si parte dal Regno Unito, per la precisione dall’aeroporto di Gatwick, che a quanto pare ha cancellato quest’anno più voli di tutti gli hub esistenti sul territorio britannico. Più del 3% dei voli che sarebbero partiti da qui sono rimasti a terra: diversi invece i dati provenienti da Stansted, giudicato il migliore. Le tariffe sono 10 volte più convenienti, e solo lo 0,3% dei voli è rimasti a terra. Per Gatwick, giugno è stato finora il mese peggiore dell’anno, con 1 volo cancellato su 14.


Voli cancellati e scioperi l’estate nera del trasporto aereo


Le scuse di Gatwick

Ben consapevole di questa situazione, un portavoce dell’aeroporto di Gatwick si è detto “rammaricato”, e ha promesso di aumentare la capacità nei prossimi mesi. “Faremo in modo che le compagnie aeree volino con programmi più affidabili, e che i passeggeri sperimentino uno standard di servizio migliore” ha affermato. Ha aggiunto poi che questo aiuterebbe le compagnie aeree, ma anche le società di assistenza a terra, a ridurre il numero di voli da gestire.

Il contributo delle compagnie aeree

Di tutte quelle europee, Ryanair è stata la compagnia più virtuosa, con lo 0,3% di voli cancellati. Il suo CEO, Michael O’Leary, ha spiegato il motivo: Ryanair ha saputo vedere la ripresa, organizzando in anticipo il suo personale. Poiché la compagnia ha sede in Irlanda, ha aggiunto, sono stati ancora in grado di beneficiare del lavoro europeo senza problemi, al contrario di altre compagnie britanniche dopo la Brexit. In fondo alla classifica c’è invece la British Airways, con il 3,5% di voli rimasti a terra. Occorre dire però che i dati in nostro possesso vanno sino allo scorso 10 luglio, e non tengono quindi conto delle ulteriori 10.300 cancellazioni annunciate in seguito da qui alla fine di ottobre.

Problemi a livello globale

Allargando lo sguardo a livello globale, la China Eastern, con sede a Shangai, è stata la compagnia più colpita a causa del blocco della città iniziato lo scorso marzo. Un portavoce della British Airways ha fatto cenno alle tempeste del mese di febbraio, una settimana che ha visto la cancellazione di un volo su sette. Ma anche ad un guasto informatico occorso alla fine di marzo, con conseguente cancellazione di un decimo dei voli con un preavviso minimo. Infine, oltre alla guerra in Ucraina, ha lamentato problemi anche a causa delle restrizioni Covid in Asia, tutt’altro che cessate. Questo, naturalmente, a paragone di altre compagnie che volano nella sola Europa, come EasyJet e Ryanair.

EasyJet fra alti e bassi

Nel 2020, al momento del picco della pandemia, a livello globale la compagnia ad essere più colpita è stata EasyJet, con più del 50% di voli cancellati in tutto l’anno e il 99% di quelli che sarebbero dovuti decollare ad aprile dello stesso anno. “Il Governo del Regno Unito ha avuto le restrizioni di viaggio più onerose e di lunga durata in Europa, ed essendo la più grande compagnia del Regno Unito ne siamo stati colpiti in modo sproporzionato” è il commento di un portavoce della compagnia. All’allentarsi delle restrizioni, invece, la compagnia è riuscita a reggere il colpo.

Mancanza di personale

Una domanda, quindi, sorge spontanea: se il grosso della pandemia è alle spalle e le cose si stanno normalizzando, perché ci sono ancora ritardi e cancellazioni? Presto detto: il vero problema, ad oggi, è la carenza di personale. A spiegarlo è Kully Sandhu, Amministratore Delegato di Aviation Recruitment Network Ltd: il numero dei posti vacanti, tra addetti ai bagagli, personale di cabina e addetti alle pulizie è raddoppiato dal 2019, mentre il numero dei candidati si è dimezzato. Ci sono però degli aspetti che scoraggiano i potenziali lavoratori: ad esempio l’esperienza lavorativa necessaria, di 5 anni, ma che è difficile trovare per le posizioni di livello base.

Licenziati e nuovamente impiegati

La questione è anche un’altra, ossia che in tempi di pandemia le compagnie aeree hanno licenziato diverse persone. Com’è ovvio, quelle stesse persone hanno poi trovato lavoro altrove: chi invece è tornato sui suoi passi deve seguire nuovamente le politiche di sicurezza, scadute nel frattempo. Inoltre, con la Brexit, i lavoratori europei non si sono più candidati nel Regno Unito in ugual misura, soprattutto il personale stagionale.

Non solo Regno Unito: i peggiori nel mondo

Usciamo dai confini dell’Europa e allarghiamo l’orizzonte. Se in Europa il Regno Unito è forse il Paese a cavarsela peggio, neppure Stati Uniti, Canada, Indonesia e Turchia hanno avuto giorni migliori. Gli Stati Uniti e il Canada, infatti, hanno revocato i requisiti di viaggio Covid solo nelle ultime settimane, e l’Indonesia è un mercato chiuso: i Paesi asiatici applicano le proprie regole, creando blocchi quasi totali. Ciò ci porta ad un dato cruciale: tra i 20 aeroporti peggiori, 4 si trovano in Cina. In due aeroporti di Shangai, 4 voli su 5 sono stati cancellati tra aprile e maggio.

Come evitare i problemi?

A rispondere è l’analista John Grant. Per prima cosa, è buona norma prenotare lontano dalle ore di punta e dagli aeroporti più trafficati: ma anche scegliere un aeroporto più piccolo, con meno voli e meno compagnie aeree che operano, può ridurre il rischio di cancellazioni o ritardi.