martedì, Marzo 19, 2024

Adolf Eichmann: 57 anni fa l’esecuzione

Adolf Eichmann, responsabile dello sterminio di milioni di ebrei durante il regime nazista, venne giustiziato il 31 maggio 1962 all’interno del carcere israeliano di Ramla.

Adolf Eichmann, soprannominato “la belva” per via della ferocia con cui dispose e coordinò la deportazione di migliaia di esseri umani nei campi di sterminio, venne giustiziato in Israele nel 1962 a seguito di un processo.

Nato nel 1906 nella Germania settentrionale, rimasto orfano di madre, si stabilì per alcuni anni a Linz, in Austria, dove il padre conduceva un’azienda di estrazione di minerali. Dopo aver abbandonato le scuole per lavorare prima col padre, poi presso altre aziende, rientrò in Germania nel 1933, dove si arruolò nelle SS. Durante questo periodo fece alcuni viaggi in Medio Oriente per studiare la questione ebraica e, nel 1937, fu espulso dalla Palestina dalle autorità inglesi. Rientrato in Germania fece rapidamente carriera nelle SS, divenendo nel 1938 ufficiale con il compito di organizzare l’espulsione di massa dei cittadini ebrei dall’Austria, appena annessa al Reich. Divenuto il responsabile logistico delle deportazioni, fu inviato in Cecoslovacchia dove organizzò lo spostamento forzato degli ebrei nei ghetti. Nel 1942 partecipò alla Conferenza di Wannasee, durante la quale si decise di mettere in atto la “Soluzione Finale”, rendendosi successivamente responsabile dell’organizzazione delle deportazioni verso i campi di sterminio.

Adolf Eichmann con l’uniforme delle SS

Alla fine della guerra, come altri gerarchi nazisti ricercati per crimini contro l’umanità, trovò rifugio in Argentina dove giunse nel 1950 con una nave salpata da Genova e con una nuova identità rilasciata dalla Croce Rossa su testimonianza di un ecclesiastico. Con il nuovo nome di Ricardo Klement, cittadino italiano dell’Alto Adige, Eichmann si trasferì definitivamente a Buenos Aires, dove trovò lavoro come meccanico presso un’officina Wolkswagen e si riunì alla sua famiglia.

In seguito alla liberazione dei campi di concentramento da parte delle truppe alleate, l’opinione pubblica venne a conoscenza delle atrocità che erano avvenute nei campi di sterminio. Dopo il processo di Norimberga, durante il quale alcuni ex gerarchi del reich vennero condannati, anche in contumacia, iniziò la caccia ai criminali nazisti a cui parteciparono anche persone che avevano subito le violenze del regime.

I cacciatori di nazisti

Tra le tante persone che si diedero da fare per scoprire dove avevano trovato rifugio i criminali nazisti dobbiamo ricordare Simon Wiesenthal, ingegnere ucraino superstite della Shoà che nel 1955 aveva informato il Mossad della presenza di Eichmann in Argentina. Purtroppo, il neonato stato di Israele, alle prese con l’organizzazione istituzionale del nuovo stato, non diede molto peso alla soffiata dell’ingegnere, non disponendo altre indagini. Un altro cacciatore di nazisti, Fritz Bauer, magistrato tedesco di origine ebraica che lavorava in Germania, ricevette una lettera da parte di Lothar Hermann, un ebreo tedesco emigrato in Argentina che era in possesso di informazioni utili a scovare Adolf Eichmann. Le rivelazioni di Bauer portarono il comandante del Mossad, Isser Harel ad approfondire le indagini, mandando una squadra di agenti in Argentina per verificare le dichiarazioni di Hermann. Dopo aver interrogato la figlia Sylvia, che diede ulteriori dettagli sul figlio del gerarca nazista, le ricerche vennero interrotte per ordine su ordine dello stesso Harel.

Isser Harel, capo del Mossad, coordinò l’operazione Eichmann

In seguito all’insistenza di Bauer, che nel corso delle sue indagini aveva scoperto che l’ex tenente colonnello nazista in Argentina si faceva chiamare Ricardo Klement, il Mossad decise di riaprire il dossier Eichmann e, durante un sopralluogo a Buenos Aires, dopo aver scoperto una casa in via Chacabuco che fino a poco tempo prima era stata abitata dalla famiglia del criminale tedesco, gli agenti israeliani, interrogando gli imbianchini che stavano lavorando in quell’abitazione riuscirono a sapere il nuovo indirizzo. La nuova abitazione, intestata alla moglie di Eichmann, Vera Liebl, era situata in un sobborgo della capitale argentina, in via Garibaldi. Il Mossad, quasi certo di aver scovato la “belva” decise di formare una squadra di 12 uomini con il compito di identificare con certezza Ricardo Klement e catturarlo.

Fritz Bauer, magistrato tedesco, con le sue indagini portò all’individuazione del rifugio di Eichmann

La cattura e il processo alla “belva”

Esclusa l’ipotesi di coinvolgere il governo argentino che non avrebbe mai concesso l’arresto e l’estradizione, si decise di continuare l’operazione in segreto.

Gli agenti del Mossad, dopo aver raggiunto via Garibaldi, scattarono alcune fotografie ad Eichmann e ai suoi famigliari, convincendosi di aver trovato il ricercato. Dopo aver pedinato l’uomo per alcuni giorni, scoprirono che la belva lavorava presso un’officina distante da casa e rientrava la sera intorno alle 19:40. L’11 maggio 1960, intorno alle 19, gli agenti erano nei pressi della sua abitazione in attesa che Eichmann scendesse dall’autobus che lo riportava a casa. Alle 20:05, con un ritardo di venticinque minuti, il ricercato scese dall’autobus e, mentre si dirigeva verso la propria abitazione, fu bloccato e caricato su un’auto del Mossad. Successivamente fu portato in una casa affittata dagli stessi agenti in attesa del volo che l’avrebbe condotto in Israele. Nel frattempo era giunto all’aeroporto di Buenos Aires un aereo della El Al, la compagnia di bandiera israeliana, che accompagnava una delegazione israeliana ai festeggiamenti per il centocinquantesimo anniversario dell’indipendenza dell’Argentina. Fu proprio su questo volo che il 20 maggio il Mossad imbarcò Adolf Eichmann, opportunamente sedato, facendolo passare come un membro dell’equipaggio indisposto. Intorno alla mezzanotte tra il 20 e il 21 maggio l’aereo decollò dall’Argentina per giungere a Lodz, in Israele, il 22 maggio.

L’11 aprile 1961 ebbe inizio il processo, celebrato davanti alla corte e al pubblico ministero Gideon Hausner il quale, oltre ad avvalersi delle migliaia di pagine contenenti le confessioni di Eichmann alla polizia israeliana, poté contare sulle testimonianze di centodieci sopravvissuti allo sterminio. Il 10 dicembre 1961 Adolf Eichmann venne condannato a morte e nei mesi successivi la Corte Suprema israeliana respinse il ricorso in appello e la richiesta di grazia presentata dai suoi avvocati.

Il processo ad Adolf Eichmann

Il 31 maggio 1962, pochi minuti prima della mezzanotte, Eichmann venne impiccato nel carcere di Ramla. Il corpo fu in seguito cremato e le sue ceneri vennero disperse in mare.

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