Il Governo Draghi è sempre più intenzionato a dare l’addio al Cashback di Stato ideato dal Governo Conte. Il provvedimento, sospeso da giugno, è in bilico tra i risultati annunciati dal M5S e i costi dichiarati da Draghi. Come andrà a finire?
Perché Draghi vuole dire addio al Cashback?
Se si dovesse scegliere l’argomento più discusso del 2020 oltre al Covid quale sarebbe? E perché proprio il Cashback? Insomma, anche se non dovesse esserlo in ogni caso tutti conoscono l’argomento. Il Cashback di Stato è fonte di diatribe continue ai piani alti di Palazzo Chigi da quando è nato. Nonostante per il provvedimento fossero stanziati fondi fino alla fine del 2022 il Governo Draghi l’ha sospeso quasi subito. Ha fatto in modo che fosse portato a termine il primo semestre in modo da garantire il rimborso a chi partecipava al bonus ma poi stop. Inizialmente la sospensione è avvenuta per provvedere a delle modifiche ma, come immaginato, il nuovo esecutivo non è effettivamente intenzionato a rimetterlo in campo. “Costi troppo elevati” secondo il Governo. Per l’intero programma si sono stanziati 5 miliardi, di cui 3 solo per il 2022. Inoltre, sempre secondo fonti di palazzo Chigi, “ ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori”. Effettivamente, secondo i dati, è il nord Italia ad averne fatto un maggior utilizzo. Sopratutto abitanti di grandi città e con un reddito medio-alto. Ma il provvedimento è nato per ridurre l’evasione fiscale o agevolare le famiglie più in difficoltà?
Conte chiede al Premier di mantenere la parola
Dall’altra parte della barricata troviamo Conte e il suo M5S dove non vuole proprio dire addio al Cashback messo da lui in atto. Al momento della sospensione Draghi era aperto a una discussione del piano per migliorarlo d’accordo con Conte. Ma al momento l’intesa sembra molto distante. Alcuni tecnici del governo ipotizzano una soglia di sbarramento in base al reddito per rendere il piano meno costoso per lo Stato. Ma la strada della cancellazione sembra quella più percorribile. Conte chiede al premier di mantenere la parola data al momento della sospensione. Il M5S si dice favorevole a modificare alcune parti del programma purché il progetto rimanga in piedi. Conte attraverso un post dichiara: “È tempo di riattivare il Cashback, una misura che può essere rivista ma è essenziale per contrastare l’evasione e incrementare i pagamenti digitali e quindi i consumi a beneficio dei negozi delle nostre città: il Politecnico di Milano nei primi 6 mesi dell’anno ha registrato un +41% di pagamenti digitali”.
Ma quindi serve per combattere l’evasione o agevolare le famiglie in difficoltà?
A volte sembra che lo scopo venga perso di vista e si campino in aria scuse piuttosto che mettere in atto regole e provvedimenti atti a contrastare davvero il problema. Il Cashback di Stato è nato per combattere l’evasione fiscale, questo grazie ai pagamenti elettronici e quindi tracciabili. Il rimborso del 10% della spesa effettuata serviva per incentivare il pagamento digitale. La lacuna più grossa? Forse la modalità di usufruizione. Utilizzando i pagamenti elettronici in supermercati o pompe di benzina non si combatte l’evasione fiscale. Non abbiamo mai visto una grande catena non emettere lo scontrino e la benzina è tassata ad ogni litro anche con il pagamento contante. Ma ricordiamo tutti, oltre che per il cashback, anche per la lotteria degli scontrini le molteplici transazioni in alcune stazioni di servizio, per esempio. Invece di imporre una fascia di reddito non sarebbe più efficace agevolare fiscalmente i piccoli commercianti sui pagamenti elettronici e al contempo il consumatore con un cashback? Le agevolazioni alle famiglie vanno date in modo diverso, non con una carità di 150€ se ne hanno spesi 1500. Ammesso che possano permetterselo. L’evasione fiscale va combattuta dove c’è potere d’acquisto. Forse è meglio alzare la mira qualche volta. E se in qualche regione l’evasione è più marcata allora forse servono delle misure più precise. Le scuse non bastano più.
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