giovedì, Aprile 18, 2024

Abiy Ahmed ammette: soldati eritrei nel Tigray

Il Primo ministro etiope Abiy Ahmed ammette che soldati eritrei hanno partecipato ai combattimenti nel Tigray. Nel corso di un intervento al parlamento di Addis Abeba il premier si è rimangiato quanto dichiarato fino a pochi giorni fa, ammettendo le responsabilità di Asmara nel conflitto tigrino. Il premio Nobel Abiy Ahmed vuole salvarsi la faccia per l’ennesima volta?

Abiy Ahmed ammette il coinvolgimento dell’Eritrea nel conflitto tigrino: cos’ha detto il premier etiope?

Per la prima volta dall’inizio della crisi tigrina il premier etiope Abiy Ahmed ha ammesso che soldati di Asmara hanno partecipato ai combattimenti nella regione settentrionale. Dopo mesi di smentite da parte di Etiopia ed Eritrea Addis Abeba ha ammesso la collaborazione dei due paesi nella guerra del Tigray. Nella giornata di ieri il Primo ministro etiope, in un discorso al parlamento ha ammesso una realtà a lungo tenuta nascosta nonostante Stati Uniti, Onu e altre ong abbiano spesso chiesto il ritiro delle truppe eritree dal conflitto. Secondo quando affermato da Ahmed, le truppe di Asmara sarebbero entrate nel Tigray poiché temevano attacchi da parte dei membri del TPLF in fuga. Una missione che avrebbe dovuto concludersi in pochi giorni. Ma ciò non è accaduto. Lo stesso premier etiope, nel suo discorso al parlamento ha dichiarato: “Il popolo e il governo eritrei hanno fatto un favore duraturo ai nostri soldati”. Ciò significa che il compito dell’esercito di Asmara andava ben al di là della protezione dei confini contro i membri del TPLF.

Abiy Ahmed ammette il coinvolgimento di Asmara nel conflitto ma con riserva

Il discorso di Abiy Ahmed ai deputati etiopi conferma quanto sostenuto a più riprese da vari organismi internazionali. Le truppe eritree impiegate sul fronte tigrino si sarebbero rese responsabili di abusi e violenze nei confronti di civili inermi. Incalzato sulla questione il premier etiope ha dichiarato: “Dopo che l’esercito eritreo ha attraversato il confine e ha operato in Etiopia, qualsiasi danno ha fatto alla nostra gente è stato inaccettabile”. E ha aggiunto: “Non lo accetteremmo dai nostri soldati, quindi neanche dall’esercito eritreo. La campagna militare era contro i nostri nemici del TPLF non contro il popolo. Ne abbiamo discusso quattro o cinque volte con il governo eritreo “. Questa dichiarazione si scontra con la realtà dei fatti. Per mesi, infatti, Abiy Ahmed ha negato che i soldati di Asmara stessero operando nel Tigray in collaborazione con le forze governative. Nel frattempo gli attacchi congiunti dei soldati etiopi ed eritrei hanno provocato vittime e sfollati.

Abiy Ahmed ammette il coinvolgimento di Asmara nel conflitto tigrino: un tentativo per salvarsi?

Il presidente etiope Abiy Ahmed, fin dall’inizio del conflitto tigrino si è rifiutato di dare notizie precise su ciò che stava avvenendo nella regione settentrionale. Incalzato a più riprese da vari organi della comunità internazionale aveva rifiutato qualsiasi tipo di collaborazione. Secondo Addis Abeba il conflitto del Tigray era una semplice operazione di polizia interna, per questo non era necessario l’intervento ella comunità internazionale. L’arrogante premier etiope, fortunatamente, ha dovuto fare i conti con la realtà. Le principali organizzazioni internazionali, nonostante le difficoltà dovute alla mancata collaborazione da parte del governo di Addis Abeba, hanno continuato a denunciare la difficile situazione tigrina. Ieri, Abiy Ahmed è stato costretto ad ammettere la verità: nel Tigray stanno avvenendo gravi violazioni dei diritti umani. “I vari rapporti delle ong indicano le le atrocità che sono state commesse nella regione del Tigray“. Un tentativo di evitare un accusa di complicità in crimini contro l’umanità?

L’Onu continua a denunciare le atrocità nel Tigray

Mentre il Primo ministro etiope ha deciso di ammettere ciò che da mesi avviene nel Tigray, le Nazioni Unite hanno chiesto per l’ennesima volta di sospendere gli attacchi contro i civili della regione in guerra. Nei giorni scorsi nove diverse agenzie dell’Onu hanno fatto un appello per la fine delle violenze nel Tigray, compresi “lo stupro e altre forme di violenza sessuale”. Funzionari internazionali hanno inoltre sollecitato le parti in guerra a “rispettare i civili, in particolare donne e bambini” e di “garantire il rispetto dei diritti umani”. Nel frattempo Human Right Watch ha riferito che soldati eritrei, nel novembre 2020 avrebbero ucciso centinaia di persone, tra le quali molti bambini, in alcune città del Tigray. Nei giorni scorsi il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto ufficialmente all’esercito eritreo di lasciare il Tigray.

La comunità internazionale si sta adoperando per cercare di porre rimedio alla difficile situazione umanitaria nel Tigray. Le timide ammissioni di Abiy Ahmed al parlamento etiope sembrerebbero aprire la strada alla conclusione di un conflitto che finora ha provocato centinaia di vittime e più di 100 mila sfollati. Sempre che il premier etiope, come già avvenuto in passato, non stia solamente cercando di salvarsi la faccia. Abiy Ahmed, premio Nobel 2019, non è nuovo a questi colpi di scena. La sua sete di potere ha già provocato migliaia di vittime in un paese già dilaniato da conflitti di natura etnica.


Violenze nel Tigray: Abiy Ahmed nega l’evidenza


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