venerdì, Marzo 29, 2024

A tre anni dal terremoto del centro Italia: l’esperienza del paese di Tolentino

Immaginate di chiudere gli occhi e di immergervi nel silenzio e nel buio della notte. Tutto intorno a voi dorme, immerso nei suoi sogni, quando, improvvisamente, la terra inizia a tremare sotto ai vostri piedi e in fondo ai vostri letti. E da questo preciso momento, niente sarà più come prima.

terremoto 2016
Sono passati tre anni dal terremoto che colpì il centro Italia nel 2016, ecco l’esperienza della città di Tolentino

Era il 24 agosto 2016 quando un terremoto ha messo in ginocchio il centro Italia colpendo in modo particolare la zona di Amatrice e Arquata del Tronto, provocando numerose vittime. Il 26 ottobre sono stati colpiti comuni sul confine umbro-marchigiano, mentre il 30 ottobre è stata registrata la scossa più forte tra i comuni di Norcia e Preci. Le scosse registrate avevano magnitudo superiore ai 5 punti fino ai 6.5 dell’ultima scossa, la scossa più forte mai registrata in Italia.

Sono molte le storie che sono state raccontate, le voci a cui hanno permesso di esprimere la propria esperienza. Sono numerosi i dati diffusi per cercare di quantificare il danno che il centro Italia ha subito in questi tre anni, e per cercare di materializzare un evento che per molti è qualcosa di lontano e intangibile.

Amatrice: tre anni fa il terremoto che scosse il centro Italia

L’esperienza di Cristiano e della sua Tolentino

In questa occasione abbiamo voluto ricordare quanto accaduto tre anni fa attraverso gli occhi e l’esperienza di Cristiano e della sua famiglia. Cristiano è il segretario dell’Associazione Oratorio Don Bosco Tolentino, affiliata all’Associazione NOI. Dal giorno del terremoto non hanno mai smesso di lottare per far conoscere la storia della loro città e di trovare una sistemazione per i loro concittadini. Nella speranza che, un giorno, questa possa tornare alla bellezza che era prima.

terremoto 2016
Sono passati tre anni dal terremoto che colpì il centro Italia nel 2016, ecco l’esperienza della città di Tolentino

Esattamente, la zona di Tolentino quando è stata colpita con maggiore rilevanza? Quali sono state le prime reazioni vostre e dei vostri compaesani e come sono stati i giorni a seguito della prima scossa?

Tolentino è stata interessata in modo particolare il 26 e 30 ottobre 2016, ma già diversi edifici avevano subito danni dopo la forte scossa del 24 agosto, giorno in cui abbiamo dovuto abbandonare (probabilmente per sempre) la nostra chiesa del SS Crocifisso, oggi completamente inagibile così come tutte le chiese diocesane della nostra unità pastorale.

I primi momenti sono stati terribili, c’era tanta paura e un grande smarrimento, che è andato aumentando col trascorrere dei giorni perché le scosse non finivano mai (ancora oggi se ne registrano). I primi giorni a Tolentino c’erano 11.000 sfollati su 20.000 abitanti, mentre oggi ci sono circa 3.800 persone in attesa di riavere la loro casa. In quei giorni c’era tanta, tanta paura, per il presente e per il futuro, ma c’era anche la consapevolezza che, in fondo, c’era andata bene, perché senza le due forti scosse di mercoledì 26 ottobre, domenica 30 tante case distrutte sarebbero crollate con le persone dentro.

Subito dopo le prime scosse l’Italia intera si è mobilitata per portare soccorso alle zone colpite. Quando sono arrivati i primi soccorsi e come siete stati aiutati durante il primo periodo?

Per prima cosa sono stati allestiti punti di ospitalità per accogliere la tantissima gente che non poteva rientrare in casa (le verifiche di agibilità sono state complicate e molto lunghe) e c’è stata tanta solidarietà tra la popolazione nell’ospitalità per l’emergenza. In quei lunghi primi mesi è stata eccezionale l’opera dei Vigili del Fuoco, veramente degli angeli al servizio della popolazione, assolutamente fondamentali, così come il personale della protezione civile (sono arrivate squadre da tutta Italia). Tutti nel giro di breve tempo hanno avuto un ricovero, anche perché arrivava l’inverno ed è stato purtroppo un brutto inverno, tanti animali sono morti nell’entroterra per mancanza di ricoveri o per i crolli dei ricoveri lesionati dovuti al peso della neve.

I centri storici di molti dei paesi colpiti sono stati completamente chiusi e resi inaccessibili, quanti danni ha contato Tolentino e quanti ne conta tutt’ora con una distanza di tre anni dal terremoto? Sono stati ricostruiti gli edifici colpiti? E in quanti sono stati costretti a lasciare la propria casa?

In merito alla ricostruzione, a distanza di tre anni si è visto poco o nulla a Tolentino: siamo in attesa del nuovo campus scolastico del quale non c’è neanche la prima pietra (i ragazzi del liceo classico e scientifico vanno a scuola in un centro commerciale); ci sono state solo due demolizioni a fronte di diverse strutture che dovranno essere demolite e ricostruite. A Tolentino, sino a qualche mese fa, venivano stimate circa 2.000 locazioni inagibili, delle quali circa 800 con danni molto gravi: ad oggi, sono iniziati i lavori di sistemazione dei palazzi con danni non gravi, ci sono molti cantieri aperti, ma il lavoro è enorme. Nel centro storico praticamente è stata riaperta solo parte della Basilica di San Nicola, fondamentale dal punto di vista del turismo. Ecco, il turismo, questo è un problema serissimo, non solo per Tolentino, ma per tutto l’entroterra: se non si trova il modo di riportare il prima possibile i turisti la nostra terra rischia la desolazione.

In questi anni, quali sono stati gli aiuti maggiori che avete ricevuto? Dal punto di vista governativo, sono state messe in atto azioni a vostro sostegno o la sensazione che avete ad oggi è quella di essere stati “dimenticati”?

Lo stato ha messo in campo diverse misure per aiutare la popolazione, come il CAS (contributo autonoma sistemazione) che è stato un aiuto enorme per consentire alle famiglie sfollate di trovare un alloggio; poi ci sono state anche agevolazioni fiscali, anche queste importanti. Il problema più grande è senz’altro la burocrazia, una macchina infernale che rallenta tutto in maniera esasperante. Non si può dire, secondo me, che lo stato ci abbia abbandonato, però si può certamente sostenere che si poteva fare di più, meglio e più in fretta. Tra la popolazione c’è la netta sensazione che in realtà non ci siano assolutamente tutti i soldi necessari per sistemare tutto, in modo particolare con riferimento ai centri storici, che sono il problema più grande dal punto di vista della ricostruzione per motivi tecnici ed economici.

Dal punto di vista umano, quali sono stati i problemi che avete riscontrato maggiormente? Come hanno affrontato la situazione giovani e anziani?

Sicuramente quelli che subiscono di più il terremoto sono gli anziani, senza ombra di dubbio: pensate a chi è nato nei paesi dell’entroterra, paesi di montagna, a chi vive lì da una vita, improvvisamente sradicato dalla sua casa, dalle sue certezze, dalle sue abitudini, dai suoi ricordi, è una situazione terrificante per una persona anziana. Tantissimi anziani nell’entroterra sono stati “messi” nelle “casette” e la maggior parte di loro ci morirà in quelle “casette”, perché i tempi della ricostruzione saranno biblici (vedi L’Aquila). E tanti anziani stanno già morendo. Nelle zone coinvolte è aumentato di molto l’uso degli psicofarmaci, e questo la dice lunga su come sta la gente da queste parti. Per non parlare dei diversi casi di suicidio. Certamente anche giovani e bambini hanno risentito dell’evento, ma senza ombra di dubbio sono gli anziani a soffrire di più.

Come tutte le più grandi tragedie e i più inopportuni scandali, la televisione, i media e il governo trattengono molte notizie ritenute scomode. Qual è la realtà che vorreste sentire accendendo la televisione, ma che sapete non verrà mai raccontata? Qual è la vostra realtà?

La realtà che vorremmo sentire è che ci sono i soldi per aggiustare tutto e che verrà fatto il più presto possibile: ma purtroppo queste cose non le diranno mai, perché non è la realtà. La nostra realtà oggi è che non si molla assolutamente, amiamo moltissimo la nostra terra e la nostra gente, e faremo tutto il possibile per restare qui e ricostruire una prospettiva per il futuro, aiuti o non aiuti. Male che va ci aiuteremo da soli.

Subito dopo il terremoto, le aspettative e le speranze che la situazione potesse migliorare al più presto immagino fossero tante. Cosa vi aspettavate accadesse che invece non è mai accaduto? E di contro, cos’è successo che mai vi sareste aspettati? Infine, per il futuro, che sviluppi vi aspettate avverranno visti i risvolti che ci sono stati in questi tre anni?

Una cosa che ci ha sorpreso è vedere la forza della gente, la comunione e la solidarietà, anche in persone lontane dalla nostra terra che neanche conoscevamo: in modo particolare per la nostra parrocchia, ci ha veramente stupito e commosso tutto l’aiuto e l’affetto che ci sono arrivati dal Veneto e dal Trentino, una cosa meravigliosa, per la quale non riusciamo a darci una spiegazione, che ci ha commosso profondamente. Tanti di noi si chiedono se a parti invertite noi avremmo fatto lo stesso. Da tanti amici del Veneto e del Trentino abbiamo ricevuto davvero tanto, molto più di quello che meritavamo, e questo ci ha dato tanta speranza per il futuro, ci ha fatti sentire sicuramente meno soli. Per il resto, “il futuro non ci appartiene”, oggi cerchiamo di vivere il presente aiutandoci, combattendo e sperando, sempre. Sicuramente non dimenticheremo mai tutto il bene che abbiamo ricevuto e le persone buone che ci hanno aiutato e che continuano a farlo.

Infine, ha aggiunto:

“Una storia bellissima è sicuramente quella di Maria e Marco, lei di Tolentino, lui di Varone (TN). Tra le tante iniziative organizzate per aiutare la nostra parrocchia una bellissima è stata quella della parrocchia di Varone che ha invitato ragazzi della nostra parrocchia a partecipare gratuitamente al loro campo estivo in montagna, iniziativa giunta al terzo anno consecutivo. In queste circostanze si sono conosciuti ed innamorati Maria e Marco, che oggi sono fidanzati. Una bellissima storia, anche considerando che Maria ha rischiato concretamente di restare sotto la sua casa massacrata (dovrà essere demolita). A prescindere da come andrà a finire, è davvero un fiore nato nel deserto, che dimostra che certe volte dal male può venir fuori il bene. E questo non è l’unico “fiore” che abbiamo visto nascere in questi tre anni.

Un’altra storia che mi ha toccato molto è quella di una famiglia che vive in tre piccoli moduli abitativi di 45 mq totali accanto alla loro casa inagibile e ci vive in 6 persone (di cui due anziani disabili): sono dovuti restare lì perché vivono in campagna, hanno terra e animali da accudire e quindi non se ne possono andare. E questa è una storia comune a quella di tante altre famiglie del cratere che vivono in zone rurali.”

Giulia Taviani
Giulia Taviani
22 anni, nasco a Verona, mi sposto a Milano ma sogno Bali. A sei anni ho iniziato a scrivere poesie discutibili, a 20 qualcosa di più serio. Collaboro con Master X, Periodico Daily e nel tempo libero parlo di calcio su RBRSport. Ho scritto di cinema, viaggi, sport e attualità, anche se sono fortemente attratta da ciò che è nascosto agli occhi di tutti. A maggio 2020 ho pubblicato il mio primo libro "Pieno di Vita".

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