giovedì, Aprile 18, 2024

A Maison laviniaturra Herbarium e le fotografie in negativo

A Maison laviniaturra Herbarium. I fiori sono rimasti rosa è una mostra sulla botanica che accompagna la presentazione di modelli della stagione autunnale. L’appuntamento è a Bologna dal 15 settembre al 31 ottobre col lavoro dell’artista Alessandra Calò.


Alessandra Calò e la scrittura fotografica con le erbe


‘C’è qualcosa di più misterioso e incomprensibile nel potere,
nelle lacune, nelle discrepanze della memoria
che nelle altre facoltà dell’intelletto.’

JANE AUSTEN

Perché l’artista presenta alla Maison laviniaturra Herbarium?

La mostra sarà all’Atelier Maison laviniaturra seguendo i prodromi di un percorso al femminile avviato la scorsa primavera. Cosa, dunque, intende narrare Alessandra Calò? Il suo linguaggio precipuo, fotografico, si innerva in
maniera profonda con una semantica costruttiva di percorsi visivi che affondano le loro radici in passati condannati all’obnubilamento. Invece, trovano nella sensibilità dell’artista la salvezza dalla dispersione. La stratificazione di storie, immagini e linguaggi racconta la memoria di visioni altre, secondo un processo che definisce pari alla percezione dell’essere umano. Quindi una risultanza di svariate sovrapposizioni, sì da far somigliare la sua ricerca a una archeologia di matrice
antropologica che fa del medium e del linguaggio fotografico, debitamente modellato, il proprio cahier.

Natura e Umanità

Alessandra Calò ha dato vita a un suggestivo corpus di lavori che aderisce a gradienti espressivi affidanti alla Natura e all’Umanità. Hanno il ruolo attoriale cardine attorno al quale dipanare una coralità di significazioni. Il legame atavico ed ancestrale tra l’Uomo e la Ambiente, infatti, raccontano di un appartenersi frutto della lotta eterna tra Eros e Thanathos. L’artista, nella sua sperimentazione, ha sempre lasciato emergere tale volontà di analisi. Basti pensare a uno dei suoi primi lavori di doppia esposizione fotografica che giunse a ideazione dopo la lettura di Le Metamorfosi ovidiane. Il corpo, inoltre, come la pelle, assurti ad emblemi ed ostaggi del tempo, divengono ancore aggrappate alla memoria e alla sua narrazione. La creativa ne definisce l’esemplificazione: “Il corpo, cosi come la fotografia e l’immagine in generale, è un mezzo di comunicazione, un simbolo, un supporto, una responsabilità. Spetta a noi caricarlo della forza necessaria per far arrivare a destinazione il messaggio. Per me, non è solo rappresentazione umana ma anche concettuale e cerca di raccontare in modo simbolico e metaforico qualcosa. Il corpo – se vogliamo approfondire il suo significato nei miei lavori – diventa un
sistema di segni che va decifrato”.

Le collezioni botaniche dei Musei civici di Reggio Emilia

Nell’itinerario di decifrazione entra, pertanto, con la sua lirica visione, Herbarium. I fiori sono rimasti rosa. Il progetto, nato attorno alle collezioni botaniche custodite nei Musei Civici di Reggio Emilia, ha posto in relazione fotografia, arte e fragilità. L’artista parla dell’idea “Si sviluppa da un’idea di inclusione, tematica condivisa dal progetto Incontri! Arte e persone. Mi sono chiesta se la fragilità può essere considerata risorsa e se io potessi trarre ispirazione dal margine per realizzare un’opera”. Calò con sei persone considerate fragili ha realizzato a nella città un’epitome installativa, un erbario, per l’appunto, costituito da supporti per opere compiute con l’uso di tecniche fotografiche a contatto.

Alla Maison laviniaturra Herbarium: conservazione degli elementi vegetali

Ha scelto di dar nota, sin da subito, di una descriptio percettiva che arriva al pubblico sin dalla lettura del titolo del progetto Herbarium. I fiori sono rimasti rosa. Nella titolazione la conservazione è divenuta parte integrante del processo speculativo e di costruzione armonica nell’ambito del lavoro di gruppo. Infatti in un archivio tendenzialmente monocromatico per motivi chimico fisici, la scoperta di petali rimasti, dopo anni, del colore originario, è apparsa come un dono prezioso e raro.
Nello scorrere di istanti prolungati per decenni, dunque, la mostra svela nuova luce. Dalle tecniche della calotipia e del rayogramma, capaci di generare una fenomenologia carica di pathos e latrice di una profondità esistenziale che agguanta la asperità spaziotemporali. Anche la liaison con antiche testimonianze scrittorie, ha permesso all’artista di confrontare mutamenti e consonanze di suggestioni, frutto di echi ottocenteschi.

Il quaderno di Antonio Cremona Casoli

Tra i taccuini e gli erbari di Filippo Re, custoditi a Reggio Emilia, infatti, il gruppo della Calò ha scoperto un quaderno del 1883. Apparteneva all’allora quattordicenne Antonio Cremona Casoli. “Sulla prima pagina, di suo pugno, è riportata una lettera di ‘giustificazione’ per chiunque avesse ritrovato quell’erbario: era fatto per diletto e non a scopo scientifico. Era fatto per passione, per ricordo delle stagioni, per non dimenticare i fiori del giardino… Per fermare la giovinezza? Questo erbario aveva qualcosa di romantico (ed anche l’epoca lo confermava). La scrittura riportata al fianco di ogni specie era un frammento di esistenza, una parola ‘familiare’” (a volte in dialetto) che dall’Ottocento ad oggi era rimasta invariata. La calligrafia di Antonio, oltre a denotarne il carattere, si è fin da subito trasformata in un ponte temporale che ha
abbattuto qualsiasi barriera. Non c’è azione compiuta da me e il gruppo in cui non ci si chiedesse ‘lui’ cosa avrebbe detto” Così racconta l’artista. Un simile lavoro richiede familiarità con l’altro da sé, affezione con la migrazione di storie e identità, di
memorie e visioni sopite, la cui emersione può persino portare a conseguenze indesiderate. Tuttavia, poiché il potere, la potenza della fotografia e la capacità generatrice delle opere d’arte oltrepassano qualsivoglia limite, Herbarium edifica un processo cosmogonico.

Alla Maison laviniaturra Herbarium: la presentazione dei lavori

Il racconto costituisce frammenti di un nuovo viaggio, destinati a raggiungere Bologna, città che conserva gli studi naturalistici di Ulisse Aldrovandi. Si fa quindi voce di un insospettabile atlante nell’Atelier Maison laviniaturra. Nel grande showroom, riconoscibile e affascinante, all’ombra di un patio immerso nella natura prospiciente i Giardini Margherita, Calò ha tradotto Herbarium. Ha seguito i termini di un disegno che interroga e dialoga con lo spazio dell’atelier rinnovando l’armonia enigmatica e misterica che unisce in maniera inusuale la propria grammatica e le creazioni di Lavinia Turra. La stratificazione che appartiene al linguaggio fotografico e progettuale dell’artista si compenetra alla sovrapposizione di stilismi, pattern e tessuti della stilista. Crea pertanto un dialogo diarchico, silente ed affascinante, in grado di farsi nuova evocazione e stupente narrazione.

Le fotografie botaniche e gli abiti della stilista

Maison laviniaturra diviene nuovo custode, prezioso scrigno dell’ispirazione e della visione extramaterica di Alessandra. La profondità del suo incedere artistico si mostra quale esperienza di una reversibilità dimensionale, di tempi e luoghi. Riesce a ‘ricucire’ scampoli di vite nel cui alveo casualità definisce i poli di un retro mondo invisibile. Materia ed extramateria, molto spesso, nell’opera della Calò, traducono esperienze che seguono un cadenzato ritmo che non è dello scatto, ma anche della ricostruzione. Un itinerario a ritroso che trova nel qui e ora nuova forza. Nel riconoscimento dell’altro da sé per l’altro da sé avviene un sortilegio che delinea i perimetri di una trasformazione in grado di oltrepassare i limiti del noto.

La collezione autunnale di Maison laviniaturra

Herbarium. I fiori sono rimasti rosa della Calò gemmerà, giorno dopo giorno, tra i capi della Maison, per affezione. Anche per ciò che Roberto Daolio definiva ‘aggregazione per differenza’, attraverso una mise en abyme che fa ricorso al principio della genesi del visibile. Si presenta in una prosa dell’essere la cui apparizione, per incanto e attivazione sinestetica, si trasfigura in varco immaginifico e onirico, ove verità storiche, fotografiche, scientifiche e chimiche fanno da eco al sogno della memoria.

Dal testo critico di Azzurra Immediato.

Immagine da cartella stampa

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

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