La morte di Peppino Impastato ucciso dalla mafia risale all’9 maggio 1978. Il suo corpo venne fatto esplodere sui binari della ferrovia per far pensare ad un suicidio. Peppino Impastato, morì a soli trent’anni ma lasciò un importante eredità legata alla lotta alla mafia attraverso il coinvolgimento sociale e culturale dei giovani che ancora oggi permane.
Chi era Peppino Impastato
Peppino Impastato, era nato nel 1948 a Cinisi, in provincia di Palermo. Suo padre, Luigi Impastato, era immischiato in affari legati alla mafia e per questo motivo il figlio ruppe con lui. Ancora, in famiglia, sua sorella sposò il boss della droga, Cesare Mazzella che morì ucciso nel 1963. L’attività politica di Peppino Impastato iniziò nel 1965 con l’adesione al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (Psiup). Dal 1968 conduce, nel ruolo di dirigente, diverse reivindicazioni di contadini e operai. Nel 1977 forma il gruppo “Musica e cultura” che si occupa di organizzare a Cinisi eventi di carattere culturale e dibattito sociale.
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Radio Aut
Nel 1977, Peppino Impastato fonda Radio Aut a Terrasini, questa è ricevibile in questa località e dintorni. All’inizio, l’emittente trasmetteva in maggior misura della musica. Ma dal 1º maggio di quell’anno, inizia a diffondere anche delle notizie. In seguito, alle ore 20 e alle 23, a fare satira politica con Onda Pazza, Mafiopoli, e la Stangata. In queste trasmissioni, attraverso, Peppino Impastato, metteva in ridicolo i capi mafiosi locali, ma allo stesso tempo denunciava i loro affari loschi.
La candidatura politica e la morte di Peppino Impastato
Nel 1978 Peppino Impastato si candida alle elezioni comunali nella lista di Democrazia Proletaria, ma viene ucciso pochi giorni prima di essere dichiarato eletto. Il caso del suo omicidio però, sarebbe stato oscurato per molto tempo, anche perché quello stesso giorno viene ucciso il Presidente del Consiglio, Aldo Moro. Nel 1979, viene trovata una lettera e dichiarato il suicidio. Ma il 9 maggio di quell’anno viene indetta una manifestazione organizzata da Unione Proletaria e dal Centro Siciliano di Documentazione, alla quale partecipano giovani provenienti da tutto il Paese per chiedere luce sulla morte di Peppino Impastato. Nel 1996 viene riaperto il caso e finalmente nel 2001 viene dichiarato mandante dell’omicidio il capomafia Guido Badalamenti.