martedì, Aprile 16, 2024

9 E 10 NOVEMBRE 1938: KRISTALLNACHT, LA NOTTE DEI CRISTALLI

 La notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 – “Kristallnacht” – rappresentò una svolta drammatica nella storia dell’antisemitismo durante il Terzo Reich: ogni residua illusione sulla sorte riservata agli ebrei in Germania venne definitivamente a cadere. La “notte dei cristalli” deve il suo nome alle schegge dei vetri frantumati che tappezzavano le strade tedesche all’indomani del pogrom e che provenivano delle finestre delle sinagoghe, delle case e delle vetrine dei negozi di proprietà di ebrei e che erano stati saccheggiati e distrutti durante i disordini notturni.

Fino ad allora, nonostante le discriminazioni e le persecuzioni che avevano accompagnato l’avvento di Adolf Hitler al potere, molti ebrei avevano pensato di poter ancora convivere con il regime e solo un terzo di loro – circa 17.000 persone – aveva lasciato la Germania. Gli atti di violenza di quella drammatica notte furono istigati soprattutto dagli ufficiali del Partito Nazista, dalla Gioventù hitleriana e delle S.A. (Sturmabteilungen, i reparti di assalto).

Il giorno seguente, gli ufficiali tedeschi dichiararono che la “Kristallnacht” era stata la reazione emotiva dell’opinione pubblica all’assassinio di Ernst von Rath, funzionario presso l’Ambasciata tedesca di Parigi al quale Herschel Grynszpan, un diciassettenne ebreo polacco, aveva sparato due giorni prima, il 7 novembre del 1938. Nei giorni ancora precedenti, le autorità tedesche avevano espulso migliaia di cittadini ebrei polacchi che vivevano in Germania e Herschel Grynszpan aveva saputo che tra loro c’erano i suoi genitori, residenti in Germania dal 1911.

Il ragazzo viveva a Parigi, si recò in ambasciata per vendicare le umiliazioni subite dai suoi genitori e sparò al diplomatico: Von Rath morì il 9 novembre 1938, due giorni dopo l’attentato. Quella data per caso coincideva con l’anniversario del Putsch di Monaco del 1923, una ricorrenza importante nel calendario nazionalsocialista ed i dirigenti del Partito nazista – riuniti a Monaco per la commemorazione del Putsch – decisero di usare l’attentato come pretesto per scatenare una notte di violenze antisemite. Il ministro della propaganda, Joseph Goebbels, uno dei principali istigatori del pogrom della Kristallnacht, insinuò davanti ai gerarchi nazisti della vecchia guardia” che “la comunità ebraica internazionale” aveva cospirato per commettere l’assassinio ed annunciò: “il Führer ha deciso che… le manifestazioni non devono essere preparate o organizzate dal partito, ma quando scoppiano spontaneamente non devono essere ostacolate”.

Le parole di Joseph Goebbles furono interpretate come un ordine per scatenare la violenza ed infatti, dopo il suo discorso, i dirigenti regionali del Partito trasmisero le loro istruzioni alle loro sedi locali che si mobilitarono immediatamente per organizzare le violenze che esplosero in varie parti della Germania nella tarda serata del 9 novembre e continuarono fino alla prima mattinata del 10 novembre. Alle ore 1.20 di notte del 10 novembre 1938, Reinhard Heydrich, comandante delle forze di sicurezza (Sicherheitspolizei) inviò ai quartieri generali, alle stazioni della Polizia di Stato e ai dirigenti delle S.A. dei vari distretti, un telegramma urgente contenente direttive riguardo alle rivolte. Squadre delle S.A. e della Gioventù hitleriana in tutta la Germania e nei territori annessi furono responsabili della distruzione di case e negozi di ebrei; i componenti di molte squadre erano in abiti civili per alimentare la messinscena che i disordini fossero una manifestazione dovuta all’indignazione collettiva.

Nonostante l’apparenza di “disordini spontanei” e l’impronta locale che il pogrom assunse nelle varie regioni di tutto il Reich, le direttive generali impartite da Reinhard Heydrich contenevano indicazioni ben precise per i rivoltosi: non dovevano commettere azioni dannose verso persone o proprietà di cittadini non ebrei;  non dovevano attaccare gli stranieri anche nel caso fossero ebrei stranieri; dovevano sequestrare gli archivi delle sinagoghe prima di distruggerle insieme alle altre proprietà delle comunità ebraiche, inviando tutto il materiale d’archivio ai Servizi di sicurezza (Sicherheitsdienst). Riguardo ai poliziotti, gli ordini includevano espressamente di arrestare gli ebrei, soprattutto giovani e di buona costituzione fisica, fino a riempire le carceri.

In tutta la Germania, in Austria e nella regione dei Sudeti, i rivoltosi distrussero 267 sinagoghe, molte di esse bruciarono tutta la notte sotto lo sguardo della gente e dei vigili del fuoco che avevano ricevuto disposizioni di intervenire solo per evitare che gli incendi si estendessero ai palazzi vicini. I membri delle S.A. e della Gioventù hitleriana in tutto il Paese frantumarono le vetrine di circa 7500 negozi appartenenti a ebrei, saccheggiandoli; in molte regioni, i cimiteri ebraici furono presi particolarmente di mira e profanati.

I pogrom furono singolarmente feroci a Berlino e a Vienna, sedi delle due maggiori comunità ebraiche del Reich: sebbene l’omicidio non figurasse nelle direttive principali fornite da Reinhard Heydrich, tra il 9 e 10 novembre 1938 la “Kristallnacht” costò la vita a 91 ebrei e fu registrato un  elevato numero di stupri e di suicidi a seguito delle violenze perpetrate.

Mentre dilagava il pogrom, le unità delle S.S. (Schutzstaffel, Squadre di Protezione) e della Gestapo (Polizia segreta di stato), seguendo le direttive di Heydrich, arrestarono fino a 30.000 ebrei maschi e ne trasferirono la maggior parte dalle prigioni locali a Dachau, Buchenwald, Sachsenhausen e ad altri campi di concentramento.

Significativamente, la Kristallnacht rappresenta il primo caso in cui il regime nazista imprigionò in massa gli ebrei basandosi solo sulla loro etnia: a centinaia morirono nei campi in seguito ai brutali trattamenti ricevuti in quella notte; quelli rilasciati nei tre mesi successivi si dovettero impegnare ad avviare le pratiche per espatriare dalla Germania. In effetti, nei mesi seguenti, le conseguenze della Kristallnacht indussero molti ebrei ad emigrare dalla Germania.

Nelle fasi immediatamente successive al pogrom, molti dirigenti nazisti, quali Hermann Göring, criticarono gli eccessivi danni materiali causati dalle sommosse antisemite, sottolineando che in mancanza di interventi concreti, le compagnie assicuratrici tedesche, non quelle gestite da ebrei, avrebbero dovuto pagare i danni. Ciononostante, i nazisti decisero di usare l’opportunità per introdurre misure tese a contenere e limitare la finanza ebrea e la sua presunta influenza: il governo tedesco rilasciò una dichiarazione tempestiva secondo cui gli stessi “Giudei” erano responsabili del pogrom e impose alla comunità ebraica tedesca una multa di un miliardo di Reichsmark – circa 400 milioni di dollari USA –  aggiungendo  la confisca di tutti i premi delle assicurazioni destinati agli ebrei le cui case e negozi erano stati distrutti o saccheggiati, lasciando loro l’onere di compensare i danni di tasca propria.

Nelle settimane successive, il governo tedesco promulgò diverse leggi e decreti volti a privare gli ebrei delle loro proprietà e dei mezzi di sostentamento con l’obiettivo non dichiarato di procedere speditamente “all’arianizzazione”: imprese e proprietà di ebrei furono cedute a proprietari “ariani” normalmente a valore di mercato infimo; molti ebrei, che già non erano ammessi nel settore pubblico, furono privati della possibilità di praticare molte professioni in campo privato. La legislazione fece un passo ulteriore escludendo gli ebrei dalla vita pubblica: i provveditori agli studi espulsero i bambini ebrei che ancora frequentavano le scuole; gli ebrei tedeschi persero il diritto di avere la patente o di possedere un’automobile; fu loro limitato l’uso dei mezzi pubblici, non poterono più entrare nei teatri, nei cinema o nelle sale da concerto “tedesche”.

I fatti della “Kristallnacht” rappresentarono uno dei momenti decisivi nella politica antisemita dei nazionalsocialisti;  a seguito del pogrom, la politica antisemita fu affidata in modo via via più concreto alle S.S. Inoltre, bisogna testimoniare come anche la passività con cui la maggior parte della popolazione tedesca reagì alle violenze fu per il regime nazista un segnale che i cittadini tedeschi erano pronti a misure più radicali. Negli anni a venire, il regime nazista estese e radicalizzò i provvedimenti volti a escludere completamente gli ebrei dalla vita economica e sociale tedesca, adottando politiche di emigrazione forzata per la realizzazione di una Germania “senza ebrei” (“judenrein”) mediante la deportazione della popolazione ebraica verso l’Europa Orientale.

La “Kristallnacht” rappresentò quindi una svolta fondamentale nella persecuzione degli ebrei da parte della Germania nazista, che sarebbe poi culminata nel tentativo di eliminare gli ebrei in tutta Europa.

 

 

Raffaele Coppola
Raffaele Coppola
Laurea in Scienze Politiche, indirizzo storico-politico

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

- Advertisement -spot_img

Latest Articles