Introduzione
Dal 1100 al 1200, in Europa prende forma il movimento ascensionale di ripresa, si fondano nuove città e nasce un periodo florido per il continente, il quale, vede l’arrivo di Federico Hohenstaufen, detto il Barbarossa. Successore di Federico II duca di Svevia, il nuovo re bramava d’essere a capo di un grande impero universale ma durante il suo regno, glielo impediranno il Papa, le città lombarde e le divisioni della sua terra d’origine: la Germania.
L’incoronazione
Sono passati ormai vent’anni dalla visita di un re tedesco a Roma e nella sua discesa verso il Papato, è visto come uno straniero, pericoloso e bizzarro, per la sua barba lunga. Il 18 maggio 1155, il Pontefice Adriano IV lo nomina imperatore del Sacro Romano Impero. Fin dall’incoronazione di Ottone il grande, ogni sovrano tedesco può fregiarsi anche del titolo di imperatore romano e tutore della cristianità in occidente. Federico Barbarossa è il decimo monarca tedesco ad essere a capo dell’impero di Carlo Magno e quando il Papa lo incorona, si sente come un suo pari, mettendo in dubbio la funzione dello Stato Pontificio.

Per poter esercitare il suo potere in terra tedesca deve tornare al nord e attraversare le Alpi. La Germania di allora, era dominata da varie famiglie nobili, di cui Welfen, Staufer e la dinastia del re, Hohenstaufen che sarà la protagonista della storia tedesca per quasi un secolo. La base del Barbarossa era l’inespugnabile castello di Trifels e l’impero del re definiva la Germania, alcune regioni della penisola italiana e la Borgogna.
Lo scontro che coinvolse Papato, impero e comuni dell’Italia centro settentrionale
I rapporti tra Barbarossa e Papato si fanno un po’ alla volta più complicati, come già altre volte in passato, esplode il conflitto per l’egemonia. Al Papa, si aggiunsero i comuni dell’Italia centro-settentrionale, la motivazione principale va ricercata nella nascita di forme innovative di autogoverno comunale, in seguito alla ripresa economica e sulla base del ripopolamento dei borghi e l’affermazione della borghesia.
Queste, le divisioni politiche che caratterizzavano la penisola italiana nel dodicesimo secolo: il meridione era occupato dal Regno Normanno di Sicilia mentre nel centro-nord vigeva lo Stato Pontificio e il Regno d’Italia che faceva parte del Sacro Romano Impero. Proprio in queste tre zone d’influenza si erano formate nuove forme di autogoverno comunale che, nonostante la proclamazione dell’autonomia politica, continuavano a rimanere sotto la sfera d’influenza del Papato e dell’impero.
I comuni dell’Italia settentrionale con la loro presenza privavano quindi le due Istituzioni medievali del potere giuridico, fiscale e militare che il sistema feudale gli aveva sempre garantito. L’imperatore infatti, fu chiamato dal Papa e da alcuni comuni italiani che volevano difendere i confini e l’autonomia. Il Barbarossa nel 1154 organizzò un’assemblea a Roncaglia dove condannò su richiesta di Como, Lodi e Pavia le richieste egemoniche di Milano. Poi approdò a Roma dove difese il Papa dal tentativo dei cittadini d’instaurare l’autogoverno, ricevendo per questo la corona imperiale.
Nel 1158, Federico I, riunì i comuni in un’assemblea pubblica, la Dieta di Roncaglia, nella quale espose ai consoli un testo normativo elaborato con i giuristi di Bologna. La Constitutio de Regalibus che in italiano significa costituzione sui re; questo testo riprendeva il diritto romano imperiale e quello feudale, con lo scopo d’imporre la restituzione dei poteri che erano stati illegittimamente usurpati dai comuni.
Tali poteri, le regalie o diritti del re, riguardavano prerogative concrete che andavano dall’esercizio della giustizia alla riscossione delle imposte, dal diritto di arruolare gli eserciti al diritto di battere moneta fino al controllo delle vie del traffico commerciale e alla costruzione di fortificazioni. L’imperatore includeva persino la nomina diretta di ufficiali da affiancare ai consoli e il diritto esclusivo di guerra di pace che implicava per i comuni il divieto di formare leghe e di muovere guerra alle città limitrofe.

Il comune di Milano, uno dei municipi più floridi e potenti dell’italia settentrionale, si ribellò alle deliberazioni imperiali. Di fronte a tale insurrezione, Federico I marciò verso la città e l’assediò con l’aiuto di alcuni comuni rivali, Cremona, Lodi, Novara e Como. Le conseguenze fiscali e politiche della Dieta di Roncaglia, evocate dalla distruzione di Milano, portarono i comuni lombardi e veneti a coalizzarsi tra loro.
La battaglia di Legnano


Pochi anni dopo la distruzione, i milanesi sono già tornati in città e l’hanno ricostruita. È il 29 maggio 1176, quando le milizie della Lega Lombarda in cui confluiscono le forze dei padano-veneti affrontano le truppe del Barbarossa nella battaglia di Legnano. I comuni puntano sul fattore numerico schierando sul campo 16000 uomini, il doppio dei soldati del re. Le milizie cittadine e la cavalleria nobiliare delle piccole realtà comunali, riescono a sconfiggere l’impero secolare: per la prima volta a sud delle Alpi nasce un sentimento nazionale, si parla d’italiani in contrapposizione con i tedeschi.
Il Barbarossa rinuncia all’egemonia su tutta l’Italia e si trova costretto a firmare un trattato di pace separato con il Papa a Venezia, definendo così l’importanza e il riconoscimento delle sue elezioni anche nel territorio imperiale.
Per quanto riguarda i comuni, dopo una serie di trattative si arrivò nel 1183 alla Pace di Costanza, Federico barbarossa dovette riconoscere l’esercizio di gran parte delle regalie e la nomina autonoma dei consoli che doveva però essere ratificata dall’imperatore a cui i comuni dovevano giurare fedeltà, i municipi s’impegnavano a obbedire ad un tribunale imperiale che avrebbe applicato le rispettive leggi comunali. Fu la definitiva proclamazione dell’autonomia politica.
Gli ultimi eventi e la morte a 68 anni
Federico I, oltre a ribadire la proprietà imperiale del potere conferito, si adoperò a livello diplomatico per creare le condizioni politiche di una possibile unione dell’Italia meridionale, fino ad allora in mano ai normanni, al Sacro Romano Impero.
L’ultima discesa del condottiero nella penisola, fu motivata dal matrimonio del figlio, Enrico VI, con la principessa normanna, Costanza d’Altavilla che portava in dote il Regno di Sicilia. Il 27 marzo 1188, il Barbarossa parte alla volta di Gerusalemme durante la Terza crociata, dove non arriverà mai perché perderà la vita nel 1990, durante il guado del fiume Göksu in Anatolia, l’odierna Turchia.
Curiosità: a cosa era dovuto il nome Barbarossa?

Alla Seconda crociata, guidata dallo zio Corrado III, Re di Germania tra il 1147 e il 1148, partecipa anche un giovane Federico I che si distingue per il coraggio e l’intelligenza strategica. Il soldato, entrò in contatto con musulmani e bizantini, per i quali, la barba lunga era un tratto distintivo. Ai tempi, in Europa era caratteristica soltanto di eremiti, santi e pellegrini che non avevano il lusso di radersi. Fu proprio in Terra santa che il futuro Re apprese e fece proprie queste usanze. Durante il conflitto con i lombardi, essi, lo presero subito di mira, coniando il soprannome di Barbarossa, riferendosi al vecchio “Nerone” dell’Impero Romano, uomo di poca fiducia che commise atti spregevoli contro i Cristiani, tanto da meritarsi l’appellativo di Anticristo. Il Barbarossa passò quindi alla storia come un uomo freddo, sanguinolento e infido.