85 anni fa Pirandello riceveva il Nobel per la Letteratura

”La vita o si vive o si scrive, io non l'ho mai vissuta, se non scrivendola” Luigi Pirandello

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Premio Nobel per la letteratura

L’Accademia di Svezia, l’8 novembre del 1934, conferisce il premio Nobel per la letteratura al grande scrittore e drammaturgo siciliano Luigi Pirandello. La motivazione esplicita è: “Per il suo audace e ingegnoso rilancio dell’arte drammatica e scenica’’. Scrittore, drammaturgo e poeta, Pirandello si avvicina alla psicanalisi freudiana in seguito ai disturbi mentali di cui soffre la moglie Antonietta. I temi della disgregazione dell’Io, della perdita d’identità, del contrasto fra Vita e Forma sono il tratto caratteristico della sua poetica e della sua drammaturgia. Raggiungerà il successo nel 1904 con il romanzo “Il fu Mattia Pascal”.

“Il fu Mattia Pascal”

Il relativismo pirandelliano

Questo senso di disagio si riversa inevitabilmente sull’uomo e l’intellettuale Luigi Pirandello che non si riconosce più e fatica a trovare una posizione all’interno della società. Da queste premesse si sviluppa il relativismo pirandelliano e quindi il contrasto tra forma e vita: l’uomo e le cose cambiano in base a chi li percepisce, dunque l’uomo non è uno solo ma ha tante forme: crede di essere unico ma è centomila e alla fine nessuno. Questo nessuno è costretto ad indossare una maschera per relazionarsi con la società, la quale impone dei condizionamenti sociali che impediscono il manifestarsi di una vita autentica.

Il racconto di un demone e dei suoi demoni

L’unico modo per sfuggire da questa condizione di falsità è la follia: attraverso di essa infatti l’uomo può smascherarsi e svelare il vero io. Questa è ciò che Luigi Pirandello definisce umorismo, sentimento del contrario.

La tessera del partito fascista dello scrittore

I grandi successi

Tra le sue opere più note: “Uno, nessuno, centomila”, “Il berretto a sonagli”, “Così è (se vi pare)”, “Sei personaggi in cerca d’autore”. Pirandello fu forse l’unico, almeno fino al 1934, a non pronunciare un discorso ufficiale dopo la consegna del premio; i motivi rimangono ancora oggi sconosciuti, ma Andrea Camilleri tempo fa azzardò una personale ipotesi: “Preferì tacere perché parlando avrebbe dovuto fare riferimento al fascismo, a Mussolini. Tacque per prenderne le distanze”. Questa, senza ombra di dubbio, può risultare una tesi valida.

La dura critica

Durante le consuete interviste dopo l’annuncio del Nobel, inoltre, Pirandello dovette prestarsi a questa prassi e curvo sulla macchina da scrivere lo si trova intento a dattilografare testuali parole, per più righe: “Pagliacciate! Pagliacciate!”, ovviamente un modo ironico di confrontarsi con le noiose interviste di rito. Pirandello fu anche uno dei drammaturghi di maggior rilievo nel corso del Novecento, molte sue opere vennero messe in scena anche in America. Tra i capolavori teatrali ricordiamo anche: “L’uomo dal fiore in Bocca” (1923) e “Il berretto a sonagli” (1925), commedia in due atti.

Luigi Pirandello

Scrittura e nulla più

Si pensa che anche Pirandello, così come prima di lui George Bernard Shaw, fu veramente tentato dall’idea del rifiuto del premio letterario. Nel corso dei decenni Pirandello non rimase solo; Jean Paul Sartre azzardò molto di più, nel 1964 fece addirittura il gran rifiuto del premio per la letteratura. Sartre era solito però non accettare i riconoscimenti ufficiali, tanto che inviò una lettera all’accademia di Svezia, che arrivò però in ritardo, in cui li pregava di non inserirlo nemmeno tra i candidati. Ma nonostante i dubbi e le incertezze, la cerimonia di consegna del premio si tenne il 10 dicembre dello stesso anno e Pirandello andò a ritirare l’ambito riconoscimento.