venerdì, Marzo 29, 2024

74 anni fa nasceva l’ONU: oggi il rischio di un apartheid climatico

Il 26 giugno del 1945, con la firma dello Statuto delle Nazioni Unite da parte di 50 Stati, si conclude la conferenza internazionale, apertasi il 25 aprile dello stesso anno, a San Francisco per la fondazione dell’ONU. Durante questa conferenza i delegati riscrissero gli accordi di Dumbarton Oaks, che posero le basi per la nascente ONU. L’Italia entra a far parte dell’ONU il 14 dicembre del 1955.

L’Onu nasce come esigenza di dare vita ad un organismo che possa trovare una risoluzione pacifica delle controversie tra gli Stati, promuovendo il rispetto del diritti umani e della libertà dell’individuo.

L’ONU è composto da diversi organi: l’Assemblea Generale – che è l’organo principale e ne fanno parte i rappresentanti di tutti gli Stati aderenti alle Nazioni Unite – e il Consiglio di Sicurezza, che ha un ruolo importante nell’evitare i contrasti fra i Paesi che possono portare ad un conflitto. A questi si aggiungono: il Consiglio Economico e Sociale, il Consiglio di Amministrazione Fiduciaria e la Corte Internazionale di Giustizia.

Il leader dell’Organizzazione è il Segretario Generale che viene eletto dall’Assemblea Generale su indicazione del Consiglio di Sicurezza. Attualmente il ruolo è ricoperto da Antònio Guterres, eletto l’1 gennaio del 2017. L’Onu ad oggi è impegnata in 16 missioni di pace.

Alston e l’allarme sul cambiamento climatico

Proprio in questi giorni, Philip Alston – relatore speciale dell’Onu sull’estrema povertà – ha lanciato un allarme: <<il cambiamento climatico minaccia di annullare gli ultimi 50 anni di progressi nello sviluppo, nella salute globale e nella riduzione della povertà>>. Secondo Alston il cambiamento climatico potrebbe condurre ad un aumento di persone in povertà, ovvero 120 milioni in più entro il 2030.

Infatti le ultime ricerche scientifiche affermano che i poveri del mondo rischiano di essere colpiti duramente dall’aumento delle temperature, dalla mancanza di cibo e dai conflitti che potrebbero seguire da questo cambiamento. Le nazioni in via di sviluppo soffriranno circa il 75% dei costi dei cambiamenti climatici. Secondo l’allarme di Alston, nel rapporto presentato ieri al Consiglio dei diritti umani dell’ONU, il pianeta rischia un apartheid climatico, ovvero: i ricchi riusciranno a sfuggire alla fame perché posseggono i mezzi per poterlo fare, mentre i poveri verranno lasciati soffrire.

Questo comporterebbe dunque una disuguaglianza sociale, un aspetto che viene spesso ignorato e sottovalutato: <<anche se verranno raggiunti gli attuali obiettivi decine di milioni di persone saranno più povere, portando a un diffuso sfollamento e alla fame>>. Inoltre Alston ha definito “palesemente inadeguate” le misure adottate per salvare la Terra dagli organismi delle Nazioni Unite. Questo cambiamento climatico porterà a temperature estreme in molte regioni, con una conseguente crisi alimentare, impoverimento e quindi peggioramento della salute per le popolazioni più svantaggiate. Dunque, queste popolazioni si vedranno costrette a scegliere tra fame e migrazione.

Sull’argomento è intervenuto anche il direttore dell’organizzazione Climate Action Network Europa, Wendel Trio: <<è inaccettabile che l’Ue stia organizzando un vertice straordinario il 30 giugno per discutere di 4 posti di lavoro, ma non riesca ancora ad affrontare la crisi climatica per la quale milioni di persone rischiano di perdere la vita, il lavoro, le case e i mezzi di sostentamento>>.

Greta Thunberg, #FridaysForFuture

Il clima è un tema che attualmente necessita di una maggiore sensibilizzazione. A dimostrarlo è Greta Thunberg, la sedicenne attivista svedese, candidata al Premio Nobel per la pace e iscritta da Time tra i 25 teenager più influenti. Greta ha ideato il Fridays For Future che ha dato il via a tantissime manifestazioni di studenti in tutto il mondo: per molte settimane si è rifiutata di andare a scuola, andando ogni giorno davanti al Parlamento svedese, mostrando il cartello “Sciopero dalla scuola per il clima”. Dopo l’elezione del nuovo governo, ha ripreso ad andare a scuola scioperando solo il venerdì. Giorno dopo giorno si sono uniti a lei molti altri studenti, fino alla realizzazione di grandi proteste per il clima, tutte svolte di venerdì.

Greta Thunberg

<<Il mio nome è Greta Thunberg, ho quindici anni e vengo dalla Svezia […] ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza. Se alcuni ragazzi decidono di manifestare dopo la scuola, immaginate cosa potremmo fare tutti insieme, se solo lo volessimo veramente […]. Molti soffrono per garantire a pochi di vivere nel lusso. […] Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi. Finché non vi fermerete a focalizzare cosa deve essere fatto anziché su cosa sia politicamente meglio fare, non c’è alcuna speranza. Non possiamo risolvere una crisi senza trattarla come tale. Noi dobbiamo lasciare i combustibili fossili sotto terra e dobbiamo focalizzarci sull’uguaglianza e se le soluzioni sono impossibili da trovare in questo sistema significa che dobbiamo cambiarlo>>.

Chiara Paone
Chiara Paone
Scrivere è il mio contatto con la vita.

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