Il 5 settembre 1840, 179 anni fa, venne rappresentata al Teatro alla Scala di Milano la prima di Un giorno di regno, seconda opera lirica di Giuseppe Verdi, di genere buffo, un melodramma giocoso, scritta su libretto di Felice Romani.
Un giorno di regno
Dopo il debutto con “Oberto, Conte di San Bonifacio”, un vero successo, la Scala commissionò a Giuseppe Verdi la composizione di un’opera buffa per la stagione autunnale del 1840.
I tempi erano molto ristretti e inoltre il librettista Romani decise di non scrivere un nuovo libretto ma di adattare alla musica una sua vecchia creatura del 1818.
Per Verdi si trattava di un periodo molto difficile; ammalato, aveva difficoltà a mantenersi, ma soprattutto dovette affrontare la morte dei due figli Virginia e Icilio Romano, scomparsi prima della messa in scena di “Oberto”, e quella della prima moglie Margherita Barezzi.
Il compositore chiese di recedere dal contratto per Un giorno di regno perché non si trovava nel giusto stato d’animo per pensare alla composizione di un’opera buffa, ma la sua richiesta trovò un rifiuto.
L’opera, date queste premesse, risultò un fiasco totale tanto che fu ritirata dalla scena la sera stessa del debutto. Il libretto rispecchiava un gusto teatrale ormai superato e risultava pertanto poco attuale.
Il finto Stanislao
Cinque anni dopo, l’11 ottobre 1845, l’opera venne riproposta al Teatro San Benedetto di Venezia con un nuovo titolo: Il finto Stanislao. L’opera riscosse finalmente il successo e l’apprezzamento sperato.
La vicenda, ambientata in Bretagna nel 1733, racconta del Cavalier Belfiore che, per permettere al vero Re polacco Stanislao di combattere in incognito, si sostituisce a lui e viene ospitato dal Barone di Kelbar. Nel castello del Barone si celebreranno due matrimoni: quella della figlia Giulietta con il Tesoriere della Rocca e quello della Marchesa del Poggio, nipote del Barone e amante del Cavalier Belfiore, con il Conte d’Ivrea.
La giovane Giulietta è però fortemente innamorata di Eduardo; grazie agli artifici del Cavaliere riesce a sposare alla fine a sposare il suo amato. Dopo una lettera del re in cui si rivela, Belfiore può uscire allo scoperto e continuare la propria relazione con la Marchesa.
La musica
La musica, ispirata a Rossini e Donizetti, conserva comunque l’energia tipica del primo Verdi; un’opera matura, raffinata e delicata. Alcune tra le arie da menzionare sono: “Grave a cor innamorato” della Marchesa, intrisa di lirismo e “Compagnoni di Parigi” del Cavalier Belfiore.