martedì, Aprile 16, 2024

25 anni dalla morte di Federico Fellini

Federico Fellini moriva a Roma il 31 Ottobre del 1993 , simbolo del cinema italiano in tutto il mondo e poeta surrealista della macchina da presa

Ricorre oggi il venticinquesimo anniversario della morte di Federico Fellini, uno degli artisti più controversi del secolo scorso. Le sue opere ci hanno lasciato immagini universali indelebili nello spazio e nel tempo. Stasera verrà proiettato alle 21,00 uno dei suoi capolavori I Vitelloni, proprio nello stesso cinema Fulgon di Rimini dove il regista da bambino scopriva la magia del cinema.

La satira fumettistica

Giovane e ambizioso fumettista lascia Rimini per trasferirsi a Roma, con la scusa dell’università, per inseguire il sogno di diventare giornalista. Appena diciannovenne approda alla redazione del Marc’Aurelio, pubblicazione satirica molto famosa in quegli anni. Ed è proprio qui che Federico Fellini farà quegli incontri decisivi che lo avvicineranno al modo del cinema.

Il neorealismo

Prima da sceneggiatore e poi da regista Federico Fellini si affaccia nel panorama culturale del dopo guerra. Conosce Roberto Rossellini nel 1945 e con lui collabora alla realizzazione di Roma città aperta e Paisà.  Queste opere, insieme a quelle di Vittorio de Sica e Ludovico Visconti, diventeranno l’espressione del movimento del neorealismo. Il bisogno di un impegno concreto nella realtà politica e sociale del paese muove negli stessi anni anche molti altri autori. Italo Calvino, Primo Levi, Cesare Pavese, Alberto Moravia e Leonardo Sciascia sono i protagonisti di questa rivoluzione letteraria. Ed è in questo contesto che è possibile inserire I Vitelloni, vincitore del Leone d’Argento a Venezia.

Il surrealismo

Ma dentro Federico Fellini c’è anche tutto un altro mondo che aspetta di venire fuori. Il trasferimento dalle campagne alla capitale e  il susseguirsi del boom economico e una certa perdita della morale che ne segue, frustrano il poeta che è dentro di lui. Da qui il bisogno di evasione che darà vita al surrealismo felliniano. Ci aveva provato con  Lo Sceicco bianco, primo film diretto da solo , e poi ritenta con La Strada, premio Oscar come miglior film straniero nel 1957. Insiste con La Dolce Vita nel 1960, Palma d’oro al festival di Cannes; fino alla consacrazione con 8e1/2, considerato ancora oggi una dei più grandi film della storia del Cinema.

L’eredità

Definito da molti il Picasso dell’immagine in movimento, Federico Fellini ci lascia in eredità la sua visione onirica della vita.  Sogno e realtà si fondono per creare una nuova dimensione umana che non deve necessariamente sottostare alla logica. I personaggi grotteschi, le atmosfere evanescenti, il ricordo e il sogno rappresentano tutte la complessità dell’interiorità umana. Lui stesso diceva: “Faccio un film nella stessa maniera in cui vivo un sogno, che è affascinante finché rimane allusivo ma diventa insipido quando viene spiegato.”

 

Con questa leggerezza il maestro del cinema ci ha raccontato un’epoca e ha fatto conoscere il nostro paese e la nostra cultura in tutto il mondo. Ancora oggi i titoli dei suoi film non sono tradotti in nessun paese.  

 

 

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