20 giugno 1890: pubblicazione de Il ritratto di Dorian Gray

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20 giugno

Genesi e pubblicazione

Nel 1890 Joseph Marshall Stoddart, direttore della rivista letteraria «Lippinscott’s Monthly Magazine» commissiona a Oscar Wilde un racconto per il suo mensile con l’intento di affiancarlo a quelli di un astro nascente della letteratura inglese, sir Arthur Conan Doyle. Dalla penna di Wilde prende vita Il ritratto di Dorian Gray. Nel marzo dello stesso anno, il dattiloscritto viene inviato alla redazione della rivista che lo pubblica il 20 giugno dopo aver apportato delle mondature al fine di censurare i passi ritenuti offensivi della morale.

All’inizio del 1891 Wilde pubblica sul «The Forthnightly Review» una prefazione scritta allo scopo di replicare ad alcune polemiche che la sua opera aveva suscitato. Nell’aprile dello stesso anno, l’opera viene ampliata con l’aggiunta di sei capitoli e, corredata dalla prefazione ed epurata delle parti scabrose, viene pubblicata in volume da Ward, Lock & Company. Nonostante il tentativo di autocensura, la componente omosessuale è evidente e, proprio per questo motivo, il romanzo viene usato dall’accusa nel processo contro Wilde.

Il ritratto di Dorian Gray

Nella Londra vittoriana del XIX secolo, vive Dorian Gray, un giovane assai avvenente che arriverà a fare della propria bellezza un culto a cui si vota completamente. Egli si rende conto di quanto la sorte sia stata generosa con lui nel fargli dono di un fascino irresistibile quando Basil Howard, un pittore suo amico, gli regala un ritratto da lui dipinto che raffigura Dorian nel pieno fulgore giovanile.

Presso lo studio di Basil, Dorian conosce Lord Henry Wotton che tanta parte avrà nella vita del giovane. Come un Mefistofele, Watton seduce Dorian con i suoi panegirici; le sue parole ciniche e provocatorie plasmano la mente del giovane e lo rendono spietato e consapevole di quanto potrebbe ottenere grazie alla sua bellezza durante il breve arco della giovinezza. Questa diventa così importante per Dorian che egli comincia a provare invidia verso il ritratto che resterà per sempre giovane mentre lui verrà deturpato dai segni della decadenza fisica.

Angosciato, Dorian si spinge fino a stipulare una sorta di patto con il diavolo: la vecchiaia non lo toccherà mentre il suo alter ego del ritratto prenderà su di sé i segni del declino e della corruzione morale di Dorian.

Il giovane allaccia una tormentata storia d’amore con Sybil, attrice di teatro che si suicida dopo uno spettacolo in cui ha recitato male. In seguito a questo tragico evento, Dorian nota che la figura del quadro invecchia e assume espressioni terrificanti ogni volta che egli compie un gesto malvagio, quasi fosse la proiezione della sua coscienza. Il ritratto viene così nascosto in soffitta mentre Dorian si dà all’edonismo più sfrenato.

L’unica persona a cui Dorian confida il suo segreto è Basil; proprio contro di lui, ritenuto responsabile della sua sventura in quanto autore del dipinto, Dorian compie l’abiezione suprema e lo uccide.

Il ritratto continua a deturparsi e, se da una parte Dorian lo schernisce, dall’altra il giovane avverte rimorsi e timori fino a quando, ormai stanco della sua vita dissoluta, lacera il quadro con lo stesso coltello con cui ha ucciso Basil.

La servitù rinviene il cadavere di Dorian con un pugnale confitto nel cuore. Egli è irriconoscibile tanto è invecchiato mentre il ritratto è di nuovo giovane e bello.

Il ritratto di Dorian Gray e l’Estetismo

Il ritratto di Dorian Gray è il manifesto dell’Estetismo inglese, corrente artistica ma soprattutto letteraria secondo la quale è la vita che imita l’arte, non viceversa. Dorian concepisce la propria esistenza come un’opera d’arte ben riuscita; di conseguenza viene riconosciuto un ruolo fondamentale all’apparenza e ai sensi. Non sempre l’esperienza estetica coincide con ciò che è giusto e onesto. La concezione della vita come arte richiede la ricerca del piacere e uno stile di vita contrario alla morale che conduce all’abiezione.

L’ Estetismo presenta un continuo invito a godere della giovinezza che fugge e si pone come una “pseudo religione del bello” di cui Dorian-Oscar è senza dubbio uno dei grandi sacerdoti.