1984 debutta a Broadway dopo i “Fatti alternativi” di Trump

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(Tragicamente) famosa la scena che ha riportato in voga 1984 negli States all’inizio di quest’anno e che ha fatto impennare le vendite del romanzo su Amazon. Diretta televisiva, un uomo e una donna: un giornalista del NBC e la responsabile della campagna elettorale di Donald Trump, Kellyanne Conway. La Conway doveva rispondere all’indignazione del giornalista di fronte alle dichiarazioni del portavoce della Casa Bianca, Spicer.
 Il giorno dell’insediamento del 58° Presidente, Mr Trump, aveva accusato la stampa di diffondere deliberatamente false informazioni riguardo al numero delle persone accorse  alla cerimonia. Le sue parole : “Terremo a freno la stampa responsabile” “Questo è il più grande pubblico mai visto ad un’inaugurazione, punto” hanno fatto tremare la terra sotto i piedi e scattare sull’attenti più di un giornalista statunitense. Anche se era già chiaro da quest’autunno che la libera stampa americana entrava in un periodo particolare già dalle forti dichiarazioni del candidato repubblicano, che non si tratteneva mai dal rispondere a giornali e giornalisti non particolarmente gentili nei suoi riguardi.
Così ecco la domanda del giornalista alla Conway “Perchè il Presidente ha chiesto al portavoce della Casa Bianca di salire sul podio e dichiarare il falso?”
Non essere così esageratamente drammatico, il portavoce della Casa Bianca ha dato fatti alternativi” fu la risposta data con una leggerezza disarmante da Kellyanne Conway alla rete americana.
Il termine ossimorico Alternative Facts, fatti alternativi, sembra aver ricordato qualcosa al pubblico americano siccome improvvisamente “1984”, romanzo del ’49 che immagina un futuro privo di luce e di libertà, è spiccato in cima alle vendite.
Come riporta il New York Times, appena saputo del successo improvviso del classico della letteratura del ‘900 i produttori dello spettacolo inglese già in scena nel 2013 e che per pura coincidenza si trovava nel bel mezzo di un secondo tour internazionale decidono di aggiungere alle date americane di Boston, LA e Washington, anche New York. Qui ieri ha debuttato all’Hudson Theater, storico edificio che dall’11 febbraio è tornato ad essere sede degli spettacoli di Broadway. I produttori infatti, capirono che i tempi erano perfetti per spingersi fino alla Big Apple.  “Se non lo facciamo ora perderemo la nostra chance” fu il pensiero di Duncan Macmillan, co-autore e regista dello spettacolo insieme a Robert Icke .
Tom Sturridge interpreta Winston Smith e Olivia Wilde la controparte femminile, Julia. I due vivono una storia d’amore diversa, tragica ed eroica, un’amore goffo ma comunque pericoloso, un’amore che nasce e soccombe, e quando soccombe questo soccombe tutto e calano di nuovo le tenebre. A farlo soccombere è il potere politico ma anche  il vuoto che contagia e riempie tutti gli altri esseri umani, uomini-strumenti del regime.
L’attrice americana protagonista dello spettacolo (conosciuta dal pubblico televisivo italiano per aver interpretato Alex in “The O.C.” e Devon Finestra in “Vynil”) è recentemente apparsa al Late Show (famoso talk show condotto dall’irriverente Stephen Colbert) e ha strappato grida e applausi tanto da essere stata apostrofata dal conduttore amichevolmente “leader revoluzionario”.
Ecco un’estratto di ciò che ha detto:
“Ciò su cui si incentra è che la verità importa”  “Mi piacerebbe  [che lo spettacolo] non fosse così pertinente, ma lo è!” “Ormai fa parte della nostra vita l’idea di avere nemici variabili e l’ isteria della guerra, rimanere in una sorta di generale stato di ansia che ci rende difensivi” “dobbiamo assicurarci che stiamo mettendo in dubbio cosa stiamo accettando, è nostro dovere essere cittadini curiosi, riprenderci il potere e resistere”.
I due hanno fatto riferimento anche alle misure anti-terroristiche, al controllo che ha il governo sui cittadini, che li porta a rinunciare quasi completamente alla propria privacy. Ma l’attrice si dice più preoccupata per la condotta del Presidente e del suo staff, a questo era riferito il suo invito (piuttosto caloroso) affinchè non ci si dimenticasse di essere cittadini curiosi e attenti a quello che gli viene chiesto di accettare.
Qual è l’umore del cittadino medio americano dall’elezione di Trump?
Il fatto che sia scattato il collegamento tra la Conway e il futuro immaginato da Orwell negli anni ’40 in così tanti lettori può essere facilmente compreso se come ci suggerisce il New York Times andiamo a leggere la prefazione dell’autore (che tra l’altro è l’elemento, che molti saltano, ma fondante dello spettacolo) dove l’autore britannico ci sottolinea l’importanza fra vocabolario e potere. Il mondo del povero Winston Smith è completamente soggiogato dalla parola, la parola che si fa beffo della verità, la parola che diventa sempre più elementare, il vocabolario sempre più ridotto e palesemente scorretto: la bugia è la verità, la verità è menzogna. Un’idea semplice ma ancora in grado di vincere, lentamente, la nostra capacità di resistere. 
Qualcuno forse si ricorderà  che nell’universo di 1984 appaiono imponenti i palazzi-simbolo del Potere: il Ministero della Pace, il Ministero dell’Amore, e il Ministero dell’Abbondanza, e tutti da subito in chiara in antitesi con il loro utilizzo. Orwell utilizza una parola da lui inventata “Newspeak”, neolingua, per riferirsi alla nuova lingua, al nuovo vocabolario, che si utilizza in questa società terribile che sembra essere pronta ad accoglierci, dove tutti siamo sotto controllo tanto fuori quanto dentro noi stessi (non è permesso scrivere o tenere diari), dove ogni cosa è sottosopra e poichè non se ne può parlare finiamo per non farci più caso. Ora le telecamere  pronte a controllarci le abbiamo anche noi in qualche modo, e in America ogni cittadino sa che le informazioni nei telefoni-cellulari così come la posta elettronica, le tracce lasciate delle carte di credito, per non parlare di ciò è presente nei social-network possono essere letti dal governo nel caso lo ritenga necessario. E tutto sembra ancora andare bene finchè le cose non sono sottosopra, finchè le bugie dette dal Presidente ad interesse esclusivo dell’America smettono di essere camuffate con guanto di velluto. Ma è stata una dura botta per gli americani il licenziamento da parte di Trump, il Presidente, del capo dell’FBI che indagava su di lui e le motivazioni contraddittorie che ha fornito in seguito. 
Ma facciamo un passo indietro: 1984 non parla di Trump, eppure Trump sta mettendo in scena qualcosa che con 1984 un po’ sembra avere a che fare. E appunto nella messa in scena, in teatro e nelle arti, che costume e politica, incubi, presagi e moniti, vengono da sempre meglio raccontati.