19 Gennaio 1915. Esattamente 105 anni fa, l’insegna luminosa di un barbiere di Parigi diviene la prima applicazione pratica a scopo pubblicitario della scoperta dell’ingegnere e fisico francese Georges Claude, padre dell’illuminazione a neon.
Molti sono stati i contributi di Georges Claude (1870-1960) all’ingegneria chimica e fisica.
Attirato soprattutto dagli studi sull’elettricità e sui gas, nel 1902 fu l’ideatore di un processo industriale che consentiva la liquefazione dell’aria attraverso la separazione di ossigeno e azoto, e l’ottenimento, come risultato, della refrigerazione di un gas, con rilevanti applicazioni in ambito medico.
In quegli anni di fermento scientifico e tecnologico, Claude cominciò a pensare a un modo per riutilizzare i sottoprodotti della distillazione frazionata dell’aria liquida, principalmente argo, neon e kypton. Per Claude, infatti, quei gas non potevano rimanere senza utilizzo: fu così che, coniugando i prodotti “di scarto” della lavorazione e il tubo di vetro ideato da Geissler, ideò le prime lampade a neon. Inoltre, scoprì che in base al gas utilizzato le lampade potevano brillare di colori diversi.
Ma fu solo nel 1910 che raggiunse il successo. Fu quello, infatti, l’anno in cui decise di presentare la sua invenzione in occasione della Fiera di Parigi e attirare l’attenzione dei presenti con un insegna luminosa che fosse visibile anche di giorno. Di qui, l’intuizione di applicare la lampada a neon a fini pubblicitari, illuminando l’insegna del negozio di un barbiere a Parigi.
Il riconoscimento della sua opera dell’ingegno avvenne proprio il 19 gennaio del 1915, che gli valse, nel 1924, la nomina a membro dell’Accademia delle Scienze di Francia.
Le lampade ebbero molto successo nel Nuovo Continente, ove furono esportate a partire dal 1922: una delle prime a vantare un insegna a “fuoco liquido”, come fu ribattezzata la lampada al neon, fu la concessionaria Packard, di Los Angeles.
Adattabili, colorate, personalizzabili: le lampade di Claude piacquero così tanto agli Americani da essere sviluppate, negli anni ’30, per la produzione degli schermi TV.
Quella di Claude, tuttavia, non fu una storia a lieto fine: nel 1944, infatti, fu accusato di collaborazionismo con i tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale e condannato a scontare ben quattro anni di carcere dal 1945 al 1949.
Ciò che ne resta oggi è la sua eredità. Da oltre un secolo le lampade a neon illuminano vetrine di negozi e attività commerciali di ogni genere, affermandosi come una delle più riuscite scoperte del ventesimo secolo.