1 Marzo 1974: il primo arresto dello scandalo Watergate

Era il primo marzo del 1974 quando furono arrestati e condannati sette membri dello staff del presidente americano Nixon con l’accusa di aver ostacolato la legge e inquinato le prove per le indagini su caso Watergate.

Il caso Watergate

Il Watergate fu un grosso scandalo politico scoppiato negli Stati Uniti nel 1972 a causa di alcune intercettazioni telefoniche non autorizzate, effettuate nel quartier generale del Partito Democratico da uomini legati al Partito Repubblicano. La vicenda si sviluppò nell’ambito del proseguimento della guerra del Vietnam, come abuso di potere da parte dell’amministrazione sotto la guida della presidenza Nixon per indebolire l’opposizione del movimento pacifista e del Partito Democratico. Il caso Watergate durò due anni e portò all’impeachment del Presidente USA, il quale diede le dimissioni l’8 agosto 1974.

Donald Trump in stato di accusa per impeachment

Watergate: come ebbe inizio

Era la notte del 17 giugno del 1972 quando una guardia di sicurezza di nome Frank Willis notò una porta socchiusa nelle scale che conducevano al parcheggio sotterraneo del complesso del Watergate Hotel a Washington che ospitava il quartier generale del Comitato Nazionale Democratico intento ad organizzare una raccolta fondo per la campagna elettorale. All’arrivo della polizia all’interno degli uffici furono arrestati cinque uomini per furto e scasso. La cosa particolare fu che i presunti ladri furono colti in flagrante disarmati ma con indosso guanti  chirurgici di gomma, con una vasta attrezzatura fotografica e dispositivi di sorveglianza elettronica. Gli uomini durante la loro missione di sabotaggio commisero una serie di errori grossolani che li portò ad essere collegati con qualcuno dello staff presidenziale. Quando l’accaduto venne reso noto l’addetto stampa di Nixon pubblicò un comunicato che liquidava il fatto come un banale “furto di terz’ordine”.

Watergate: l’indagine del Washington Post e le confessioni di Gola Profonda

Il 18 giugno 1972 il Washington Post pubblicò un articolo sullo scasso, firmato dai giornalisti Carl Bernstein e Bob Woodward, che avviarono un’inchiesta. Le loro pubblicazioni al riguardo, assolutamente tenute sotto controlla dall’FBI, diventarono più intriganti in seguito alle rivelazioni di una fonte segreta di alto livello, che è passato alla storia con lo pseudonimo di Gola Profonda, il quale svelò ai giornalisti il suo diretto coinvolgimento nelle attività legali delle presidenza. Attraverso una lunga serie di conversazioni registrate si svelò l’esistenza di una squadra spionaggio, incaricata di stroncare con ogni mezzo ogni forma di dissenso.

Nel novembre del 1972 Richard Nixon vinse nuovamente le elezioni negli Stati Uniti, ma i tentativi di comprare il silenzio delle spie catturate per sviare le responsabilità sul caso Watergate, trovano la fortuita resistenza. A fermare il tentativo di insabbiamento ci furono da una parte il procedimento giudiziario già ben avviato e dall’altra dell’opinione pubblica sempre più indignata di fronte agli avvenimenti. Nel 1973 fu istituita una Commissione d’Inchiesta Senatoriale, incaricata di valutare il coinvolgimento della Casa Bianca nell’affare e le colpe dello stesso Presidente Nixon. Le udienze tenute sul caso Watergate, in cui il principale testimone fu il consigliere della Casa Bianca John Dean furono vennero mandate in onda dal 17 maggio al 7 agosto, causando al presidente un danno politico devastante.

Watergate: “il massacro del sabato sera”

Durante le indagini si venne a conoscenza dell’esistenza di un sistema di registrazioni attivo alla Casa Bianca, ma Nixon, avvalendosi del principio del privilegio dell’esecutivo, si rifiutò di presentare i nastri delle registrazioni al Procuratore Speciale Archibald Cox, che si occupava delle indagini. Il presidente degli Stati Uniti fece di più: esercitò pressioni sul pr, affinché ritirasse la sua citazione in giudizio, ma a rifiuto di Cox scattò il cosiddetto “massacro del sabato sera” del 20 ottobre 1973. Fu così che Nixon obbligò alle dimissioni Richardson e il suo vice William Ruckelshaus e fece licenziare il procuratore. Tuttavia Nixon non riuscì ad impedire l’insediamento di un nuovo Procuratore Speciale, Leon Jaworsky, il quale continuò a sua volta le indagini.

La questione dei nastri arrivò alla Corte Suprema, che il 24 luglio 1974 obbligò Nixon a consegnarli al Procuratore.

Il primo arresto dello scandalo Watergate 

Era il primo marzo 1974 quando furono arrestati sette membri dello staff di Nixon per la sua campagna elettorale, noti come “i sette di Watergate”. I collaboratori vennero condannati con l’accusa di aver ostacolato e inquinato le prove per le indagini sul caso Watergate. Nello stesso processo il Gran Giurì indicò Nixon per aver cooperato indirettamente con le attività dei suoi collaboratori. Il 5 aprile 1974 uno dei segretari personali di Nixon fu accusato di falsa testimonianza e il 7 aprile 1974 il Governatore Repubblicano della California Ed Reinecke fu accusato di spergiuro dalla Commissione del Senato. La posizione di Nixon era ormai compromessa, così la Camera dei Rappresentanti decise di intraprendere un’inchiesta formale per un possibile impeachment del Presidente, per aver ostacolato il corso delle indagini, per abuso di potere e ostacolo al Congresso. 

Ad agosto dello stesso anno venne, inoltre, scoperta una cassetta registrata dalla quale emerse una conversazione privata tra Nixon e H.R. Haldeman, il Capo dello Staff della Casa Bianca, nella quale si comprese che i due stavano pianificavano di ostacolare le indagini sullo scandalo Watergate. L’8 agosto 1974 Nixon si dimise da Presidente degli Stati Uniti .

Nel 1973 il Washington Post vinse il premio Pulitzer per  la storia del Watergate.

Watergate: le dimissioni del presidente Nixon

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