giovedì, Aprile 25, 2024

Sulle tracce di Moro. Le lettere inviate all’onorevole Riccardo Misasi. Seconda parte


Le lettere inviate a Riccardo Misasi

Nel testo della seconda lettera inviata da Moro all’onorevole Misasi troviamo scritto “Caro Riccardo, avendoti prescelto, solo per l’antica amicizia e stima quale mio portavoce, si tratti poi del Consiglio nazionale, o della Direzione del Partito, invio a te alcune considerazioni utili per il dibattito, le quali però, a differenza delle altre, hanno carattere confidenziale e non sono destinate alla pubblicazione. Ciò vuol dire che tu richiamerai discretamente su di esse, a mio nome, l’attenzione degli ascoltatori, ovviamente insieme alle altre argomentazioni sulle quali, per essere state esse già pubblicate si potrà essere più netti e chiari. Mi pare però ci sia qualche cosa che, nel foro interno, non è possibile ignorare. Oltre ad essere parte in causa, quale Presidente pro-tempore del Consiglio Nazionale, adempio con questi miei scritti la mia funzione di stimolo alla riflessione non senza rilevare con disappunto che del mio primo scritto si è profilata una specie di blocco o censura, che reputo inammissibili. Scorrendo rapidamente qualche giornale in questi giorni, fra alcune cose false, assurde e francamente ignobili, ho rilevato che andava riaffiorando la tesi (la più comoda) della mia non autenticità e non credibilità. Moro insomma non è Moro, tesi nella quale si sono lasciati irretire, come ho documentato, amici carissimi, ignari di prestarsi ad una vera speculazione. Per qualcuno la ragione di dubbio è nella calligrafia, incerta, tremolante, con un’oscillante tenuta delle righe. Il rilievo è ridicolo, se non provocatorio. Pensa qualcuno che io mi trovi in un comodo e attrezzato ufficio ministeriale o di partito? Io sono, sia ben chiaro un prigioniero politico ed accetto senza la minima riserva, senza né pensiero né un gesto di impazienza la mia condizione. Pretendere però in queste circostanze grafie cristalline e ordinate e magari lo sforzo di una copiatura, significa essere fuori della realtà delle cose.  Quello che io chiedo al partito è uno sforzo di riflessione in spirito di verità. Perché la verità, cari amici, è più grande di qualsiasi tornaconto. Datemi da una parte milioni di voti e toglietemi dall’altra parte un atomo di verità, ed io sarò comunque perdente”.

 

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