giovedì, Marzo 28, 2024

Presentazione del romanzo “La piccola Poesia” di Elia Caprera

 

Martedì 21 febbraio presso la libreria Notebook all’Auditorium il giovane romano Elia Caprera ha presentato, dialogando con Valentina Tomaselli, la sua prima fatica letteraria “La piccola Poesia”, edita da Davide Ghaleb Editore.

 

L’autore vive a Viterbo e lavora come manager nell’ambito della gestione immobiliare. Si definisce  scrittore e musicista per passione. Ha un legame molto profondo con la musica, definita da lui come una forma di difesa da tutto quello che è un ribellarsi a un sistema, a una situazione, a una carenza.

Elia Caprera ci racconta come grazie alla scrittura abbia la possibilità di attraversare se stesso. È stata una scoperta assoluta per lui, essa consiste nel tempo materiale per analizzare una condizione. La definisce come una lotta all’annichilimento, è un veicolo per dire a sua figlia, quando in futuro leggerà il romanzo, che lui all’età di 31 anni era questo in modo che lei più avanti possa capire chi è stato suo padre. Si tratta del primo passo reale all’interno della personale esistenza di ognuno di noi.

“La piccola Poesia” è un breve romanzo che racconta gli stati d’animo, le emozioni e i timori di un ragazzo che, in attesa di diventare padre, attraversa una profonda ricerca introspettiva. L’autore racconta al pubblico presente in sala che il romanzo è nato da un sogno, ovvero un fenomeno psichico, legato al sonno, caratterizzato nella fase rem dalle percezioni di immagini e suoni, e che per lui una delle cause scatenanti è proprio il suo passato legato alla musica. Rifacendosi alla teoria di Freud, lo psicoanalista che definiva il sogno un inappagato desiderio, sostiene come il suo romanzo nasca dalla volontà di portare a conclusione un ciclo di vita del personaggio principale, nel quale egli inevitabilmente si identifica, sebbene il racconto non sia autobiografico.

Il protagonista del romanzo è senza nome. Egli vive in un piano onirico e intraprende un viaggio che lo porta alla ricerca di se stesso. È un viaggio personale e metaforico, si tratta di un percorso conclusivo e di crescita in cui affronta il passaggio all’età adulta. Il romanzo coglie la problematicità della fuga del protagonista dalle proprie responsabilità tramite proprio l’espediente del viaggio, che si realizza solo nel sogno e mai nella realtà. Per lui è il sogno a rappresentare la realtà.

Il viaggio è un’esistenza. “Ho passato la mia vita a costruire ricordi perché nessuno mi ha mai insegnato a vivere il presente. Ho sigillato la mia adolescenza precludendomi ogni possibile scelta, negando così ogni differente futuro e custodendo unicamente paure ed ansie. Non so spiegarmi il perché, ma sono davvero convinto di aver sbagliato qualcosa. Diversamente oggi sarei un uomo più realistico, con meno esigenze, senza la necessità di dovermi raffigurare in una realtà che forse ho davvero sempre e solo sognato”.

Un tema ricorrente è quello delle maschere assunte dal protagonista e dalle persone che lo contornano. Elia Caprera spiega che la maschera è quella che mettiamo tutti i giorni. Il viaggio porta il protagonista ad affrontare le sue paure, è una vera e propria trasposizione dell’inconscio del lato intrinseco che abbiamo dentro di noi e la maschera rappresenta il timore del ragazzo di tornare alla sua dimensione di paura pre-viaggio. Il protagonista vorrebbe rispondere a tutti i suoi quesiti, ma non ci riesce, si espone per poi tornare indietro. Quando si ritrova faccia a faccia con la società si mette un velo. Grazie al viaggio compie un passo  avanti per poi accorgersi, alla fine, che è sempre stato lì.

Un’altra costante all’interno del romanzo è la presenza di nomi e ambienti collegati alla letteratura latina e greca. Iter è il suo compagno di viaggio, mentre la donna della sua vita si chiama Gea, ossia Madre Terra. Lui da quest’ultima però fugge, ritrovandosi tra le braccia di altre, da cui non riesce a trovare alcun giovamento se non fisico.

La musica accompagna il personaggio lungo tutto il viaggio sia nella realtà che nel sogno. Il ragazzo porta con sé chitarra e armonica a bocca, gli strumenti musicali preferiti dal giovane autore, concessi in uso solamente a Iter.

Il titolo presenta la parola Poesia con l’iniziale maiuscola come un nome proprio di persona a significare l’attaccamento e l’importanza che tale arte ha nella vita dello scrittore (è il secondo nome di sua figlia). Per lo scrittore la Poesia è la possibilità di vedere il positivo nel negativo, è la scissione tra sogno e realtà.

L’autore esordiente narra come sia nata la copertina del romanzo, molto particolare perché l’unione tra il fronte e il retro formano un unico disegno. Tutto ha avuto inizio su un tavolino al buio leggermente illuminato dalla luce soffusa di una candela. Elia Caprera racconta come, cavalletto, tela e pennello a disposizione, il dipinto sia venuto da sé, guidato dal chiarore della Luna: la composizione descrive alcuni passi del sogno del personaggio.

Presente alla presentazione del romanzo Mascia Musy, attrice teatrale, figlia dell’attore Gianni Musy, molto affezionato all’autore, nella cui persona e scrittura riservava grande fiducia. L’attrice ha letto alcuni brani del romanzo, tratti dal capitolo 4, del quale non si può non citare la frase “Ricerco paziente un modo di sopravvivere, imparando ad affrontare le difficoltà che continuano a mettermi alla prova per temprare i nervi. Sempre con un unico fine. Poter essere degno di memoria” che racchiude il senso del romanzo.

Elia Caprera ha realizzato anche un booktrailer autoprodotto con musiche originali e video, fruibile su https://www.youtube.com/watch?v=t4bZwVNcf1U

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