martedì, Aprile 16, 2024

Per non dimenticare “Pietre d’Inciampo”

Opera ,Roro in tecnica mista.
Opera Roro in tecnica mista.

In Tedesco (Stolperteine)iniziativa dell’Artista Tedesco Gunter Demnig.
Consiste nel depositare ed incorporare nel selciato davanti alle abitazioni o nel luogo della prigionia una piastra di ottone con il nome, l’anno di nascita, il numero, ridando  individualità a chi si voleva ridurre solo ad un numero.
L’iniziativa parte da Colonia nel 1995 e fino a tutto il 2016 sono state collocate 56.000 targhe di ottone dalle dimensioni di un sanpietrino (10×10 cm).
“Inciampo” per fermare a riflettere chi vi passa vicino o casualmente s’imbatte nelle opere, non in senso fisico ma visivo per non dimenticare.
Queste pietre non hanno bandiere ma sono per tutte le etnie e religioni.
Non in tutti suscitano ciò e di polemiche ve ne sono state. Non tutti gradiscono averle sotto casa o vicino, atti brutti ve ne sono stati.
Un mio pensiero? perchè rimuoverle? Si deve avere paura dei vivi e non dei morti.
Penso che le memorie servono a crescere ed a costruire un mondo migliore, ricordando e portando rispetto a chi ha subito molte sofferenze.
Luigi Silvio Gallina “Gigi ” accompagnato dalla sorella maggiore Carla e Silvio il minore avranno questo compito, anzi questo atto d’Amore verso il padre Franco, posando una pietra d’inciampo a lui dedicata il 18/01/2018 nel pomeriggio davanti al n°civico 24 di via Parma a Torino.
Il sig.Franco Gallina è nato il 22/10/1925 a San Germano Vercellese, dal racconto del figlio Gigi e documenti originali datomi dallo stesso:

Franco 18 anni si ritrovava ad essere l’ultima classe chiamata alle armi dalla Repubblica di Salò, ricordando la similitudine con il padre pure lui ultima chiamata nella prima guerra mondiale del 15/18, franco era il maggiore di tre fratelli orfani di padre! non avrebbe dovuto essere chiamato: gli ultimi giorni purtroppo” furono chiamati  tutti”
la confusione e l’incertezza gli fa prendere un decisione e trova rifugio nelle campagne Vercellesi con un caro amico, che simpaticamente chiamava Maciste.
Nel Maggio 1944 durante un rastrellamento delle SS furono arrestati; si trovavano sotto il ponte del fiume Sesia località Vettignè .
Maciste cercò di fuggire ma fu subito preso, Franco si tenne nascosto, passato tempo e pensando se ne fossero andati risalì la riva ma la camionetta era ferma lì a motori spenti, aspettandolo!
Per lui iniziò quello che volle ma mai riuscì a dimenticare.
Inizia un lungo viaggio fatto di brevi fermate e moltissime violenze, portato a Vercelli e Torino, nella triste e famosa caserma di via Asti dove avvenivano gli interrogatori che mai descrisse.
Qualche giorno dopo fu transitato in p.zza C.L.N sede del commando delle SS ,ritrovandosi poi nelle carceri ” le nuove di Torino”, p.zza C.L.N. una delle più famose di Torino , conosciuta come p.zza delle due fontane il Po e la Dora,” luogo dove Dario Argento girò le scene più cruente di Profondo Rosso nel 1975″
Tutto ricominciò, binario 17 in direzione Milano e San Vittore, continuando in quei maledetti vagoni direzione Bolzano. Una cosa sola amava ricordare :
nel campo di Bolzano era passato anche il grande Mike Buongiorno. Sempre nei vagoni, Bergen-Belsem in bassa Sassonia fortunatamente grazie al suo mestiere veniva dirottato a Bitterfeld-wolfan LAGER -ANTONINI, percorrendo 1850 km su quei vagoni, arrivò a Bitterfeld il 13 settembre 1944.
Le persone come lui erano siglati , I.M.I. ITALIANISCHE MILITAR INTERNIERTE.
Nei pochi racconti che mi ricordo, diceva che il mattino si prendevano a schiaffi per farsi vedere rosei in viso, diversamente era la fine, tutti al campo venivano rasati per i pidocchi.
Anche lui raccontava che mangiava di notte ma non era così, le poche ore di sonno sognava di mangiare il cibo reale.
Il cibo dei prigionieri consisteva in una “brodaglia” di bucce di patate che sapeva di cuoio.
A metà anno del 1945 veniva liberato, riuscendo a rientrare in Italia il 9 Giugno in Alto Adige e arrivando a San Germano ai primi di Luglio .
Non trovò nessuno si sedette sugli scalini di casa. Dopo un po’ arrivò sua madre che non lo riconobbe e chiese chi era: “mama sun Franco tò fiol”.
Quattro cose porto con se: il cucchiaio, la medaglia che teneva al collo n.I.G.70971, accompagnato dalla silicosi e l’eczema. Mi raccontò che trovò nelle baracche un compaesano Guido Maneia classe 1921 che all’arrivo dei Russi, solitario fuggì verso la Francia allungando così il tempo del rientro, mia sorella Carla fu compagna di banco del figli di Guido Maneia, che prematuramente morì all’età di 8 anni lasciando un gran vuoto non solo nella famiglia ma anche per l’intero paese.
Mio padre Franco mi sorprese, solitamente andavamo in vacanza da mio fratello che viveva e vive a Laiguelia , aveva fatto amicizia con un Tedesco, un omone enorme ;il Tedesco un poco lo masticava , erano diventati affiatati, ridevano e scherzavano continuamente con un buon bicchiere di vino ed un boccale di birra.
Gli chiesi .” come fai ad esserle amico?”
“Vedi quel signore a me non ha fatto niente, c’è rispetto ed amicizia! Ricordati, comportati sempre così trattando le persone come trattano te”
Lo faccio ancora ora!
Al primo infarto gli dissero di non fumare, di non bere e di evitare tutto ciò che poteva fargli male, ma lui decise che dopo tutto ciò che aveva vissuto non si sarebbe vietato più niente.
Al terzo infarto: l’ultima immagini che ho di lui. 2/1/1986 in terapia intensiva, lo vedevamo solo in un monitor, tutti presenti, la moglie Liliana e noi figli. Solo Silvio entra con lui nella stanza, lui con il sorriso ed il coraggio fa un cenno di saluto ad ognuno ma nello stesso tempo fa segno con la mano di allontanarci da quell’ultimo distacco
“un modo per proteggerci dal dolore!”
Come figlio rivivo spesso questo passaggio,mmi sembra un film, dove tutti quanti eravamo spettatori nel saluto di questa vita , rubata così frettolosamente.
Un anno doloroso ma il 26/12/1986 “arriva una nuova vita mia figlia!”, chissà un segno un regalo ,la vita deve continuare.
Non mi è facile di decidere di non inserire i documenti ma penso che solo la parola LAGER abbia in se tutte le risposte!
Un rispetto per chi vi è entrato vivendo e vedendo orrori!

Rosanna Romano
Rosanna Romano
Rosanna Romano, Artista nata a Gussago Brescia e vivo a Brescia. Amo dipingere, nasco autodidatta ,poi ho sentito il bisogno di approfondire le tecniche! socia artista in associazione culturale AAB i miei maestri ed artisti splendidi, Amos Vianelli e Enrico Schinetti con cattedra al S.Giulia. Ho partecipato a numerose mostre ottenendo ottimi commenti! ed articoli su quotidiani. Con Piero Tramonta e Bruno Rinaldi ,artisti di fama internazzionale ho partecipato con loro al primo sodalizio fra tennis e arte, agli internazzionali di tennis della città di Brescia 2016 presentata da Floriano De Santis come artista contemporanea nella realtà Bresciana. Conosciuta artista a Barletta e Roma.

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