martedì, Aprile 16, 2024

L’assistente sessuale per disabili: una professione necessaria, nascosta fra tabù e ingnoranza

Cristiana è una ragazza di 32 anni che si informa. Nel 2012 legge qualcosa riguardo al mestiere di Lovegiver, l’assistente sessuale per persone con disabilità, e da lì decide di approfondire l’argomento. Discorso complesso che mette sui piatti della bilancia tanti argomenti: il rispetto per la disabilità, quello per la donna, il concetto d’amore, quello di sesso. “Fino a qualche anno fa nemmeno sapevo che esistessero gli assistenti sessuali” afferma la nostra amica sul suo profilo Twitter, mentre ci racconta la sua storia “In Italia se ne parla poco, è una professione ancora ufficialmente non riconosciuta, e chi ne ha sentito parlare in molti casi la associa a quella di una sexworker che offre prestazioni a pagamento”. Un caso svizzero accende in Cristiana la curiosità su questo impiego: “Questa figura, non solo esiste, ma è anche legale e regolamentata in Paesi come Olanda, Germania, Austria e Danimarca. Sono sempre stata una persona molto empatica e interessata alle questioni etiche e relative alla sfera sessuale, così ho cercato di reperire informazioni sulla situazione italiana.” ci spiega

La ragazza, quindi ha cominciato a seguire l’evoluzione del progetto LoveGiver, fondato nel 2013 dall’attivista per i diritti dei disabili Maximiliano Ulivieri proprio per introdurre la figura dell’assistente sessuale anche da noi. Ad oggi, infatti, le persone disabili ricorrono soprattutto alle prostitute per avere una qualche soddisfazione a livello sessuale. Grazie a questa idea di Ulleri si è creato un comitato, con l’appoggio del senatore PD Sergio Lo Giudice che ha presentato Parlamento un disegno di legge sulla sessualità assistita per persone con disabilità, nell’aprile del 2014. Poco dopo l’approdo in Parlamento, si sono aperte le selezioni per la formazione dei primi aspiranti assistenti sessuali d’Italia e Cristiana ha deciso di candidarsi: “Niente di ciò che ruota intorno alla sessualità mi imbarazza. In passato ho lavorato per un’azienda di consulenze sessuali e sex toy.” ci racconta di sé “Non ho esperienza di disabilità nella mia famiglia, eppure trovavo assolutamente logico e sensato il fatto che ci si occupasse anche nel nostro Paese della sfera sessuale di queste persone. E che questa battaglia mi riguardasse in prima persona”.

Nonostante le sue convinzione riguardo l’importanza del progetto, Cristiana attende l’ultimo giorno per candidarsi a questa nuova professione: “Avevo paura. Non tutti hanno le caratteristiche psico-sessuali giuste (ovvero equilibrate) per questo ruolo.” ammette “Avevo il timore di non essere all’altezza, di scoprire insicurezze personali che non conoscevo, e sentivo il peso della responsabilità che avrei avuto se mi avessero preso. E forse un po’ mi spaventava anche confrontarmi con le persone che mi stanno più vicine. Ora, posso dire invece che i miei familiari, i miei amici, il mio compagno, che sono tutti a conoscenza della mia decisione, mi sostengono. Era la fine del settembre 2017, quando finalmente è stato avviato il corso: il processo legislativo era ed è fermo in Senato, ma a lei quello non importa: “Il progetto parlamentare mira a formare professionisti in grado di gestire un aspetto complesso e delicato come quello della sessualità, ma non si tratta di fornire prestazioni sessuali tout-court.” ci tiene a precisare la nostra amica “Non sono previsti rapporti completi, non si parla da nessuna parte di penetrazione né di sesso orale. Quello che i partecipanti e futuri assistenti si preparano a offrire è un’esperienza erotica e sensuale che può consumarsi in modalità diverse, ma arrivare soltanto fino alla masturbazione. Il numero di incontri tra cliente e assistente, inoltre, è limitato e stabilito sin dall’inizio”.

Il lavoro dell’assistente consiste nell’accompagnare il cliente proprio in un percorso di scoperta dell’esperienza sensoriale e del piacere, ma anche di ricerca di autonomia e i modi per farlo vanno dal semplice massaggio al corpo a corpo, fino a stimolare e a far sperimentare l’orgasmo. “Da settembre ad oggi” chiude Cristiana “ho passato tanti weekend a Bologna per seguire i primi due moduli delle 200 ore di corso previste. Qui, ho incontrato una ventina di persone come me, uomini e donne di ogni orientamento; persone con storie molto diverse, ma accomunate da una forte capacità di entrare in contatto profondo con gli altri.”

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