giovedì, Marzo 28, 2024

L’alunno con Bisogni  Educativi Speciali

In questo ultimo ventennio, abbiamo assistito ad un passaggio da una non inclusione, ad una inclusione dei bambini in difficoltà. Si è passati dalle classi ghetto alle classi inclusive per tutti. L’inclusione, si è poi estesa anche ai bambini con bisogni educativi speciali.

L’espressione Bisogni Educativi Speciali (BES) è utilizzata per definire tutte le situazioni in cui gli studenti incontrano importanti difficoltà nel percorso scolastico; Non esiste la “diagnosi di BES”, ma necessità di Bisogni Educativi Speciali. Tale termine ci riporta inequivocabilmente all’emanazione della Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”.
Una scuola, che sia capace di assicurare il successo formativo, nel rispetto delle differenze, e che consideri ogni potenziale come utile al raggiungimento dello scopo, garantisce che ogni bambino, possa trovare nell’istituzione scolastica, condizioni e modi affinché tutto avvenga, in modo lineare e inclusivo.

Chi sono gli alunni Bes                                                                                                                                                                      

Sono tutti quelli che la scuola può individuare in tre modi: certificazione, diagnosi o da considerazioni didattiche. L’istituzione scolastica quindi non dichiara “gli alunni Bes”, ma individua quelli per i quali è opportuna e necessaria una personalizzazione formalizzata, ossia un PDP (Piano Didattico Personalizzato ). Questo in sostanza è un piano didattico pensato per tali alunni, nei quali la difficoltà è nelle abilità di utilizzare i normali strumenti per accedere all’apprendimento, abilità che devono essere supportate per il raggiungimento del successo formativo.

I bisogni degli alunni

Tutti gli alunni hanno normali bisogni educativi:

  • bisogno di sviluppare competenze (autonomia)
  • bisogno di appartenenza – identità
  • bisogno di valorizzazione (autostima)
  • bisogno di accettazione – accoglienza
  • bisogno di motivazione

I normali bisogni educativi si arricchiscono di qualcosa di Speciale, con il bisogno di specialità, inteso come il fare le cose secondo le funzionalità presenti nell’alunno in senso educativo e di apprendimento, in questo caso il bisogno educativo diventa speciale.                                                                     Per poter realizzare una pedagogia inclusiva, bisogna lavorare su tre fronti

  1. Inserimento; 2. Integrazione; 3. Inclusione.

INSERIMENTO – si riferisce alla presenza di alunni con disabilità nelle scuole e al diritto di tutti di frequentare la scuola.

INTEGRAZIONE – gli alunni disabili devono essere inseriti in classi normali agendo sul piano organizzativo e didattico. Si riferisce esclusivamente all’ambito educativo, guarda al singolo, interviene prima sul soggetto e poi sul contesto, incrementa una risposta specialistica.

INCLUSIONE – rappresenta la disponibilità ad accogliere, è incondizionata. Si riferisce alla globalità della sfera educativa, sociale e politica, guarda a tutti gli alunni e alle loro potenzialità, interviene prima sul contesto e poi sul soggetto, trasforma la risposta specialistica in ordinaria.

 ICF: Classificazione Internazionale del Funzionamento, Disabilità e Salute

Il modello ICF consente di individuare i Bisogni Educativi Speciali dell’alunno.
Osservare in prospettiva inclusiva è coerente con quanto espresso dall’ICF, International Classification of Functioning, il nuovo sistema di certificazione della disabilità adottato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2011, fatto proprio dal nostro paese, per mezzo dell’Intesa Stato Regione del 20/ 03/ 2008, per l’accoglienza scolastica e la presa in carico degli alunni con disabilità. Il modello ICF, guarda alla persona in chiave globale, ovvero come sistema complesso e interconnesso, dato che vi interagiscono fattori diversi, personali e ambientali, in un’ottica di salute e funzionamento e non di malattia. E’ un modello che consente di avere una visione globale dei bisogni educativi dei bambini, attenta al potenziale e non ai disturbi, e dove il bisogno educativo è una difficoltà di “ funzionamento ” alimentata da fattori diversi, influenzato dal contesto culturale, personale e interpersonale. Il modello dell’ICF dell’OMS considera la globalità e la complessità della persona in tutti i suoi aspetti bio-psico-sociali. L’ICF si delinea come una classificazione che vuole descrivere lo stato di salute delle persone in relazione ai loro ambiti esistenziali (sociale, familiare, lavorativo) al fine di cogliere le difficoltà che nel contesto socioculturale di riferimento possono causare disabilità. Tramite l’ICF si vuole quindi descrivere non le patologie delle persone, ma le loro situazioni di vita quotidiana in relazione al loro contesto ambientale e sottolineare l’individuo non solo come persona avente malattie o disabilità, ma soprattutto evidenziarne l’unicità e la globalità.

Prototipo di alunno

L’alunno standard non esiste più, data la pluralità di situazioni e individui che la scuola accoglie, che impedisce di realizzare un profilo di un alunno tipo. La diversità di fatto, non può essere vista come un problema, quanto come una occasione che muove al riconoscimento di quella specifica risorsa o delle risorse presenti.
Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali, o per motivi fisici, biologici, fisiologici, sociali o psicologici, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano un’adeguata e personalizzata risposta.

Ma siamo davvero in presenza di un numero così elevato di alunni BES?

 

 

Maria Rossella Colace
Maria Rossella Colace
dott.ssa Maria Rossella Colace / Assistente Sociale / Vibo Valentia / Iscritta all'albo A dell'Ordine degli Assistenti Sociali della Calabria / Email: [email protected] / PEC: [email protected]

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