sabato, Aprile 20, 2024

LA FINE DELLA POLITICA

Possiamo tranquillamente affermare che da quando si è di fatto inserito il governo Lega – M5S un cambiamento è realmente avvenuto nella politica italiana e nel modo di fare politica nel Paese: l’aggressività verbale sul piano personale in polemica con l’avversario ha preso il sopravvento sul confronto, anche duro ma fatto di contenuti, tra esponenti di governo e di opposizione ma anche tra cittadini di opposte vedute politiche. Oggi non si discute più, ci si aggredisce (finora verbalmente) allorquando si discute di politica. Oggi siamo di fronte ad una preoccupante mutazione soprattutto a livello “alto” della politica: tra uomini politici, dal ragionamento si è passati allo slogan per proporre o ribadire il proprio punto di vista e dal confronto duro sui programmi si è giunti alle dure contrapposizioni personali. Gravissimo esempio fornito ai cittadini italiani. Avevamo già avuto un precedente allorquando Silvio Berlusconi decise di scendere in politica nel 1994 – in quel caso con estrema chiarezza egli confidò di averlo fatto “per evitare di essere arrestato” a causa dei suoi molteplici e poco chiari interessi di imprenditore già sotto osservazione da parte della Magistratura – allorquando l’allora Cavaliere impresse alla politica la prima “deviazione” in quanto a confronti e proposizioni con gli avversari nei quali vedeva solo e dappertutto nemici. Ma oggigiorno il fenomeno è più ampio, meno circoscritto e meno gestibile rispetto a quello vissuto quasi 25 anni fa, quando praticamente un uomo solo, per di più Presidente del Consiglio, era in guerra con tutte le istituzioni dello Stato per tutelare con la sua carica ed il suo governo interessi personali: più ampio perché investe due leaders politici alleati contro tutto e tutti in Italia e all’estero; meno circoscritto e meno gestibile perché il vulnus della contrapposizione dura ed aggressiva ha – come detto – contagiato ogni singolo cittadino del Paese che si approccia a discutere di politica. Non c’e discorso politico che si possa affrontare, non c’è post pubblicato sui social, che non cada, da una parte, nell’invettiva fine a se stessa, direi gratuita, contro la figura di Renzi e di suoi familiari oppure, dall’altra parte, contro le affermazioni becere nei confronti dei meridionali fatte da Salvini e/o contro il livello culturale esibito di Di Maio nelle sue esternazioni in pubblico. Una prima spiegazione di questa lenta, forse inesorabile, decadenza dell’arte politica è dovuta al cambiamento generazionale laddove i “vecchi” quadri politici hanno “mollato” oppure sono stati costretti ad “abdicare” a causa di fronde interne ai loro stessi partiti alimentate da giovani rampanti col vizio della rottamazione. Una seconda spiegazione può essere trovata nell’incapacità dimostrata dai “vecchi” segretari di partito – per bramosia di potere oppure per autoreferenzialità – nel far crescere una squadra di giovani politicamente attrezzati. Ma qualunque sia la spiegazione che vogliamo dare ed altre ancora che vogliamo ricercare per giustificare la decadenza culturale e teorica di chi oggi siede in Parlamento oppure ha responsabilità di governo del Paese, la più seria delle preoccupazioni e fonte di grande confusione che intravedo in chi ha il diritto dovere di partecipare anche direttamente e per delega alla vita politica del Paese e di indicarne i responsabili della sua conduzione politica, e mi riferisco ai cittadini italiani, è data dalla forzosa rinuncia a riflettere sul proprio “essere sociale” e quindi alla capacità ma anche alla volontà di rapportarsi alla politica non come strumento per ottenere effimeri piaceri bensì come strada obbligata, fondamentale e necessaria, da percorrere in maniera ponderata per cambiare lo stato di cose presenti, per darsi – e per dare alle giovani generazioni – una traccia da seguire per costruire un mondo più degno, equo e giusto e non invece, come purtroppo sta accadendo in Italia, per scagliarsi con livore contro il più debole ed il diverso solo per un tozzo di pane.

Raffaele Coppola
Raffaele Coppola
Laurea in Scienze Politiche, indirizzo storico-politico

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