giovedì, Aprile 25, 2024

Il vuoto dei genitori che accusano altri genitori

E’ sconvolgente. Da qualche giorno in rete è un susseguirsi di insulti da genitori ad altri genitori. Dopo la disgrazia dei 5 ragazzi (e una mamma) morti durante un evento in una discoteca, la polemica non si è concentrata sulle norme di sicurezza, o sul ragazzino che ha spruzzato lo spray al peperoncino che ha creato il panico. 

No. La questione è che la colpa, di quei 5 ragazzi morti, è dei genitori. Che non dovevano portarli in discoteca. I ragazzi morti hanno tra i 14 e i 16 anni. Età in cui anche io andavo in discoteca. Ci andavo di pomeriggio. Ma la cosa non cambia. Era sabato sera. La domenica non avevano scuola. Potevano fare tardi, magari per una volta, magari solo per quella volta. 
Ma il web, questa scatola che potrebbe essere così bella e utile se ben utilizzata, diventa una macina schiacciasassi e sotto la ruota restano i genitori di questi ragazzi. Sì, perché la colpa non viene data, nel web, a chi ha permesso che qualcuno entrasse con uno spray al peperoncino, o a chi lo ha usato creando il panico. La colpa è dei genitori, che non dovevano portare lì i ragazzi. Un modo mascherato di dire “se la sono cercata”. Atroce. Se pensiamo che è morta anche una mamma, che per non lasciare sola la figlia in quella discoteca è andata con lei. Una mamma che meritava di morire, per il web. 

Quello che mi pare di scorgere, dietro questa schermaglia di insulti (anche pensati), è la paura di non poter controllare gli eventi. Paura che non sanno riconoscere. Non sono una psicologa e non voglio farlo. Voglio fare la mamma e mentre succedeva quello che è successo io ero con mia figlia di 9 anni ai mercatini di Natale a Wroclaw. E se qualcuno avesse spruzzato dello spray al peperoncino lì, in quella calca, i morti sarebbero stati bambini e molti più di 5, considerando l’affluenza. Sarebbe stata comunque colpa dei genitori? Non credo. Perché andare ai mercatini di Natale a 9 anni è considerato socialmente accettabile, andare a 14 in discoteca lo è solo per quelle persone che non sono ferme al 1980 o per quelli che improvvisamente si sono accorti che quello che pensavano fosse normale può essere pericoloso. 

E’ a rischio ogni evento dove ci siano più di 100 persone in un ambiente che ne può contenere 50. E’ a rischio una sala cinematografica piena se tutti insieme nello stesso momento si fanno prendere dal panico e corrono verso le uscite di sicurezza. E’ a rischio la partita di pallone, quella di pallavolo. La gita al castello in gruppo, dove in una sala, in cui si entra tramite una porta di 500 anni fa, stretta e bassa, si trovano altri 4 gruppi di 20 persone. E’ pericolosa la scuola, se si scatena il panico all’intervallo, e gli studenti sono tutti nei corridoi. E’ pericoloso il mercato del Giotto, il sabato ad Arezzo, se un pazzo spruzza del peperoncino e tutti iniziano a correre. 

Che si fa? Secondo questi genitori, che devono avere una patente speciale per esserlo, perché sono praticamente perfetti, a dir loro, si dovrebbe semplicemente evitare di far ascoltare certa musica ai propri figli. Colpa dei genitori e della musica che gli fanno ascoltare. Quindi è colpa di mio padre e mia madre, e non merito mio, se oggi, a 42 anni, mia figlia di 19 anni va in discoteca da quando ne aveva 14, fuma, studia e lavora per mantenersi gli studi. Me ne farò una ragione. Ma non mi sento accusata di essere una cattiva madre perché accompagno mia figlia di 9 ai concerti dei suoi cantanti preferiti, anche se non mi piacciono.

Ho sempre pensato che sia utile il dialogo, che la ribellione sia un momento normale della vita di ogni adolescente e che dire sempre di no a quello che a noi non piace non porti sempre grandi risultati. “A tirar troppo la corda, prima o poi si spezza” recita un vecchio detto. Pensateci. Pensateci bene. E pensate anche che, forse, la vostra paura è che il ragazzino che ha spruzzato lo spray forse poteva essere vostro figlio. 

Sowmya Sofia Riccaboni
Sowmya Sofia Riccaboni
Blogger, giornalista scalza (senza tesserino), mamma di 3 figli. Guarda il mondo con i cinque sensi, trascura spesso la forma per dare sensazioni di realtà e di poter toccare le parole. Direttrice Editoriale dal 2009. Laureata in Scienze della Formazione.

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