venerdì, Aprile 19, 2024

La camorra uccide, ma la voce sopravvive: Giancarlo Siani

 “La criminalità, la corruzione non si combattono soltanto con i carabinieri. Le persone per scegliere devono sapere, devono conoscere i fatti. È allora quello che un giornalista “giornalista” dovrebbe fare è questo: informare” Giancarlo Siani

Napoli 23/9/1985: Giancarlo Siani dopo un’intera giornata trascorsa alla redazione de “Il Mattino”, torna  a casa in auto e mentre sta parcheggiando, due uomini lo freddano con numerosi colpi d’arma da fuoco calibro 7.65mm.

I colleghi della redazione vengono a sapere dell’omicidio tramite la classica telefonata alla polizia per sapere se ci sono notizie da segnalare. Dal 113 rispondono che “è stato ammazzato Siani nella sua auto a piazza Leonardo al Vomero”. Quando tutti accorrono sul luogo trovano Siani riverso sul volante della sua auto con la guancia sinistra rigata di sangue.

Gli anni di vita di Siani, sono gli anni della guerra di Camorra dove a voler essere antagonisti e predatori sono due schieramenti: la nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo e le famiglie emergenti dei Nuvoletta, Alfieri e Bardellino, affiliate a Cosa nostra. Quest’ultima avrà la meglio sulla NCO, grazie all’alleanza del boss di Torre Annunziata, Valentino Gionta, camorrista con fortissimi legami nel mondo della politica ed dell’imprenditoria.

Siani in un suo un articolo sul business del mercato ittico scrive: “Tra i soci delle due cooperative che lavorano al mercato del pesce, spicca un nome inquietante: Gemma Donnarumma, moglie di Valentino Gionta. È questo il modo pulito per intascare il ricavato delle attività del mercato”. – “Con il sistema delle cooperative, Gionta aveva dato via a altre imprese di camorra. Inevitabile l’infiltrazione nel sistema degli appalti”.

Siani sottolinea i rapporti Camorra-Politica e questo non piace a nessuno.

Il 10 giugno 1985, infatti, “Il Mattino” pubblica la cronaca di Siani dell’arresto di Valentino Gionta:

“Potrebbe cambiare la geografia della Camorra dopo l’arresto del superlatitante Valentino Gionta. Già da tempo, negli alimenti della mala organizzata e nello stesso clan dei Valentini di Torre Annunziata si temeva che il boss venisse “scaricato”, ucciso o arrestato. – Dopo il 26 agosto dell’anno scorso il boss di Torre Annunziata era diventato un personaggio scomodo. La sua cattura potrebbe essere il prezzo pagato dagli stessi Nuvoletta per mettere fine alla guerra con l’altro clan di “Nuova famiglia”, i Bardellino”.

E i Nuvoletta decretarono la morte di Siani.

Il pentito Gabriele Donnarumma, confesserà successivamente che dietro l’ordine dei Nuvoletta di uccidere Siani, vi sarebbe stato addirittura l’ordine diretto di Totò Riina. “Lo “zio”– dice Donnarumma – dalla Sicilia non accettava che, nei confronti di mafiosi – tali eravamo noi ed i Nuvoletta – si dicessero cose del genere e perciò dovevamo uccidere il giornalista”.

Nel 1993, a distanza di otto anni  arriva la svolta nelle indagini. Grazie alla collaborazione di Salvatore Migliorino, il magistrato della Dda di Napoli, Armando D’Alterio ha riaperto le indagini. Per l’omicidio sono condannati i mandanti (Lorenzo e Angelo Nuvoletta e Luigi Braccanti) e gli esecutori (Ciro Cappuccio e Armando Del Core).

La posizione dell’ex sindaco di Torre Annunziata, viene archiviata. Il boss Gionta sarà prima condannato e poi assolto in vari processi fino all’assoluzione definitiva della Cassazione nel 2003.

Il pm Armando D’Alterio, il sostituto alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli che ha riaperto le indagini sul caso, dichiara apertamente che  “quell’articolo fu solo la causa scatenante dell’omicidio”.

Napoli 21/9/2018: «Giancarlo Siani non fu ammazzato dai Nuvoletta»

Sono le dichiarazioni del generale dei carabinieri Gabriele Sensales, comandante, all’epoca, della compagnia di Torre Annunziata. “Le verità” raccontate in occasione del premio “Giancarlo Siani, uno di noi” organizzato dal Comune di Vico Equense, sono raccolte in un articolo pubblicato da Il Mattino.

Le domande aperte rimangono ancora troppe: Di cosa avrebbe voluto parlare con il suo ex direttore de l’“Osservatorio sulla camorra”Amato Lamberti, a cui telefonicamente ha chiesto un incontro per parlare di cose che “al telefono è meglio non dire”? Che cosa aveva scoperto Siani? Perché era preoccupato? E dove è finito il materiale da lui raccolto?

 

Napoli 22/09/2018: A trentatré anni dall’assassinio di Giancarlo Siani l’intera redazione de Il Mattino è intitolata al cronista dello storico quotidiano e simbolo della lotta alle mafie.

A scoprire la targa che ricorda Giancarlo e, inaugura la nuova sede del Mattino al Centro Direzionale-Torre Francesco, il presidente della Camera e il fratello di Giancarlo, il deputato Paolo Siani.

 

 

 

 

 

 

 

Oggi siamo tutti a ricordare l’amore di un giovane ragazzo ucciso, di soli 26 anni, Giancarlo Siani, per la verità, per la scrittura e per una vita libera e soprattutto l’amore per la conoscenza.

 

 

 

Antonella Falabella
Antonella Falabella
Dai numeri alle lettere e dal bianco e nero al rosa. Alla ricerca continua del cambiamento!

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