giovedì, Aprile 25, 2024

“Fetta di Polenta” : una perla tutta torinese.

Meglio conosciuta come “Fetta di Polenta” , la Casa Scaccabarozzi è da sempre un fiore all’occhiello tutto torinese.

Progettata da Alessandro Antonelli,  architetto e politico italiano divenuto noto soprattutto grazie alla Mole Antonelliana, la “Fetta di Polenta” è una delle attrazioni piemontesi più curiose.

Situato nel quartiere Vanchiglia, all’angolo tra corso San Maurizio e via Giulia di Barolo, l’edificio prende il nome dal cognome della moglie dell’architetto: Francesca Scaccabarozzi. La sua particolarità è la singolare pianta trapezoidale che fa si che uno dei prospetti laterali misuri solamente cinquantaquattro centimetri. Da qui l’origine del soprannome “Fetta di Polenta”.

La costruzione dello stabile

Lo stabile fu costruito in più fasi a partire dal 1840 con la realizzazione dei primi quattro piani. Successivamente i piani divennero sei fino ad arrivare al 1881 in cui, come ulteriore dimostrazione di destrezza tecnica, venne aggiunto l’ultimo piano.

L’edificio a lavori conclusi si presenta cosi : costruito interamente di pietre e mattoni e con un’altezza complessiva di ventiquattro metri. La metratura è data dai nove piani collegati da una stretta scala a forbice, cosi fabbricati : sette piani fuori terra e due sotterranei. Un’ impressionante cura nei dettagli rende la “Fetta di Polenta” una vera e propria opera d’arte.

Per molti anni, data la sua conformità, si è dubitato fortemente della stabilità di Casa Scaccabarozzi. Per scongiurare ogni possibile pericolo e sfidare chi sosteneva la poca solidità dell’edifico, l’architetto e consorte si trasferirono proprio nella “Fetta di Polenta” dove abitarono per anni.

Lo stabile resistette indenne all’esplosione della regia polveriera di Borgo Dora del 1852, superò il sisma del 1887 e sopravvisse anche ai bombardamenti della seconda guerra mondiale che colpirono duramente gli isolati circostanti.

Insomma, un vero e proprio capolavoro dell’architettura che non può che suscitare fascino e ammirazione.

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