Il 7 aprile 1915 nasce a Philadelphia Eleanora Fagan, o Elinore Harris, passata alla storia come Billie Holiday o Lady Day, una delle più celebri cantanti statunitensi.
Figlia di Clarence Holiday, un suonatore di banjo, e Sadie Fagan, ballerina di fila, ha un’infanzia travagliata: il padre non si occupa affatto di lei, la madre fa la domestica a New York e la affida ad una cugina che la maltratta. A 10 anni Billie raggiunge Sadie nella Grande Mela dove è costretta a prostituirsi per mantenersi, fino a quando non viene assunta come cantante in un night club di Harlem.
Nel 1933 la nota il produttore John Hammond che, determinato a farne una star, lancia la sua carriera: da allora, anche sfidando le leggi razziali contro gli afroamericani, diventa una delle più note cantanti della scena blues e jazz.
Nel 1959, dipendente da droghe, alcool e vittima di depressione, scopre di avere la cirrosi epatica: il 31 maggio di quello stesso anno viene trovata esanime nel suo appartamento di New York e il 17 luglio muore, secondo il referto medico, per edema polmonare e insufficienza cardiaca.
Tra le sue canzoni più celebri ricordiamo The Man I Love di George Gershwin, Billie’s Blues e Strange Fruit, quest’ultimo brano di denuncia contro i linciaggi delle persone di colore negli Stati del Sud. Lo “strano frutto” del titolo non è altro che un nero appeso ad un albero, impiccato.
