Autismo: scoprire i primi segni

L’autismo è una neuroatipicità, si tratta di persone che hanno delle atipiche costruzioni neuronali e genetiche relative. Essi:

  • vivono la vita in modo differente dalla maggior parte delle persone al mondo;
  • non amano la socialità a tutti i costi, la standardizzazione, le convenzioni sociali e ciò che tutti fanno solo perché va di moda;
  • hanno interessi ristretti, di cui però sanno tutto nei minimi particolari;
  • sono infastiditi da sovraccarichi sensoriali eccessivi, rumori, luci, contatto fisico;
  • necessitano della loro solitudine e non stanno aspettando che qualcuno entri nella bolla, come in uno dei maggiori slogan del momento;
  • necessitano non essere stressati nel loro essere sé stessi, anche senza comprenderli e, magari, che il mondo diventasse più prevedibile e meno costruito su metafore.

Le diagnosi vengono fatte dai servizi di neuropsichiatria per i minorenni, mentre gli adulti dai servizi di psichiatria; gli psicologi regolarmente iscritti agli albi, con studi specifici e in centri specifici, possono fare diagnosi, ma esse non sono valide ai fini INPS, quindi, per chiedere l’invalidità la diagnosi va validata da uno psichiatra del servizio sanitario.

Le diagnosi vengono fatte secondo due manuali diagnostici validi e uguali in tutto il mondo: ICD-10 e DSM-5.

Nel DSM 5, su cui ci concentriamo, l’autismo è definito come uno spettro a più dimensioni, che va dal basso all’alto funzionamento.

BASSO: coloro che hanno più bisogno di aiuto per stare nella nostra società, con più bisogni specifici e spesso totalmente non verbali;

ALTO: coloro che sono più indipendenti, parlano anche se in modo poco comunicativo, e hanno altri problemi di adattamento. Questi ultimi sono spesso definiti gli Asperger, dal nome di uno dei primi psichiatri a definire i termini della condizione autistica al alto funzionamento. Fino alla versione precedente del DSM, la quarta, Asperger era anche una diagnosi, sostituita poi da alto funzionamento nella quinta edizione per sottolineare che si tratta sempre di autismo, anche se con manifestazioni differenti.

Questo articolo non vuole esserei un manuale di autodiagnosi, ma solo una carrellata delle maggiori manifestazioni da tenere in considerazione per capire i primi segnali di questa condizione.

SEGNALI DI AUTISMO

Cominciamo subito dalla questione più scottante: i danni da vaccino esistono, ma non sono cosi diffusi come la moderna corrente cosiddetta no vax vuole propagandare, non hanno nulla a che fare con l’autismo e non sono oggetto di questo articolo.

Leggi anche VACCINI PUBBLICATO RAPPORTO 2018 DI AIFA

Detto questo, l’autismo ha familiarità genetica, per cui prima ancora di parlare di segnali guardiamoci attorno nella nostra famiglia e guardiamo noi stessi e il nostro partner.

1- QUANTA neuroatipicità C’E’ NELLE NOSTRE FAMIGLIE?

a) Abbiamo genitori/fratelli/cugini apparentemente rigidi o freddi, appassionati di una e unica cosa, che parlano per ore solo del loro interesse senza rendersi conto che non li stiamo più nemmeno ascoltando?

b) Femmine della nostra famiglia sono, o erano, emarginate, sole, depresse, con problemi alimentari o di autolesionismo e perennemente con l’uomo sbagliato, senza rendersi conto mai dei mille inequivocabili segnali che fosse un mentitore, falso, dedito all’alcool, donnaiolo e del tutto inaffidabile uomo?

c) Da piccoli, noi o il nostro partner, facevamo fatica a fare amicizia, dicevamo sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato, del tutto inadeguati ai giochi di squadra, goffi, capaci solo di essere bravi a scuola, perennemente nerd che preferiscono guardare Star Treck che fare una orribile vacanza tutti assieme in una casa in Spagna, magari in pulmann, magari dividendo il letto o il bagno, o… orrore, in un campeggio pubblico, dove le tendine sono a meno di un metro le une dalle altre?

Se già ci sono dei si, cominciamo a porci delle domande, senza cadere sempre nel dare la colpa fuori da sé a vaccini, infezioni, partner, cattivi stili genitoriali o pesticidi.

Esistono anche dei test online per farsi un’idea del nostro livello di neuro atipicità. Quello più accreditato è https://www.neuroscapes.org/ che funziona previa registrazione.

2- GENETICA E AUTISMO

Non esistono, e aggiungo per fortuna, test genetici che possano dirci in gravidanza se abbiamo un figlio autistico. Questo perché l’autismo non si vede a livello cromosomico, che sono solo 46, ma semmai genetico, che sono qualche milione in più, e nessuno ha ancora isolato con certezza i geni alla base della mente autistica: per cui non si saprebbe quale gene cercare. Inoltre, si parla di più geni coinvolti e non solo di uno, per cui questa ricerca a matrice allunga i tempi dei testi genetici prenatali. Menomale, perché, si sa, l’eugenetica è sempre in agguato.

Leggi su questo argomento AUTISMO RICONFERMATO IL RUOLO DELLA GENETICA

3- OSSERVARE IL PROPRIO FIGLIO

EYE TRACKING

I neonati non parlano, ma comunicano in altro modo: con gli occhi. E’ possibile farsi dei discorsi interi con la propria madre, anzi, la scienza dice che un corretto scambi di sguardi con la madre aiuti lo sviluppo del linguaggio e della socialità. Esiste un metodo per capire nei primi mesi di nascita se il bambino guarda negli occhi in modo tipico: l‘eye tracking. In pratica una telecamera puntata verso gli occhi del bimbo traccia una retta immaginaria in corrispondenza di dove guarda il bambino, e cerca di capire se è in grado di scambiare con l’interlocutore come in una conversazione tra adulti, o se segue un percorso tutto suo senza rendersi conto del mondo esterno.

Sessione di eye tracking
Risultati di eye tracking: le croci gialle sono dove punta lo sguardo il bambino

Tale test si può fare solo in laboratorio e non c’è ovunque, per cui non è ancora usato a livello diagnostico per tutti.

TRIANGOLAZIONE DELLO SGUARDO

Veniamo a uno dei punti più famosi delle caratteristiche autistiche. Gli autistici sfuggono lo sguardo. Esiste un modo per capire a che livello questo succeda, un indicatore molto valido per genitori e insegnanti di nido, per capire se conviene approfondire dai clinici: la triangolazione. Esistono bambini, anzi più spesso bambine, che triangolano perfettamente già da prima dei 12 mesi, ma io consiglio di fare questo test dopo l’anno, soprattutto se non si è specializzati.

Sostanzialmente seduti uno di fronte all’altro si chiede al bambino di guardare un oggetto di cui lui conosce il nome, per esempio la palla o la macchina preferita o anche una persona, e si testa se il bambino fa le seguenti tre operazioni:

1- ci guarda negli occhi mentre gli chiediamo di guardare la cosa o la persona che abbiamo scelto, fino alla fine delle nostre istruzioni

2- guarda nella direzione dove noi gli chiediamo alla ricerca dell’oggetto che abbiamo chiamato

3- ritorna a guardarci negli occhi alla fine delle due operazioni precedenti, quasi ad aspettarsi da noi il perché di tutto ciò o un’altra istruzione. Meglio ancora se ride o si aspetta di ridere assieme a noi entrando in condivisione emotiva.

Se non lo fa, anche se proposto in momenti diversi della giornata o a distanza di giorni, meglio recarsi dal pediatra o da uno specialista, tanto per stare tranquilli.

COMPORTAMENTO DEL BAMBINO DAI 12 MESI

I pediatri hanno da qualche anno a disposizione la CHAT Checklist for autism in toddlers – ovvero un test molto semplice per capire prematuramente possibili segni di autismo, e che funge da screening di livello zero per identificare quei bambini da mandare poi ai servizi di neuropsichiatria.

Ci sono regioni italiane, come il Trentino, dove tale test è somministrato a tutti i bambini tra i 19 e 25 mesi, ma siccome non in tutte le regioni c’è, vogliamo dare alcuni consigli di situazioni a cui prestare attenzione, per capire se è il caso di rivolgersi allo specialista.

1- GIOCARE A PALLA: se lancio una palla al bambino, me la restituisce? Serve per capire se cerca il rapporto ludico con l’altro, se condivide la gioia del gioco e ha un’idea di reciprocità;

2- FARE LA TORRE COI MATTONCINI: è in grado di fare la torre, mettendo a turno con voi il mattoncino? Uno voi, uno lui fino alla fine? Serve per capire se sa rispettare le regole sociali dei turni, condividendo il piacere del gioco, oppure se segue solo il suo ritmo personale;

3- RIDE AL CU-CU’: il famoso gioco del cu-cu, quando ci si copre la faccia con le mani e poi scoprendola si dice “Cu -Cu”. Quando lo facciamo il bambino ride? Soprattutto, cambia espressione se all’apertura delle mani noi facciamo un faccia triste, o felice, o dubbiosa? Serve per capire se riconosce le espressioni facciali e se capisce la reciprocità del gioco;

4- INDICARE: Alza il braccio puntando col dito indice se vuole qualcosa? Indipendentemente dal fatto che parli o meno, riesce ad indicare e farsi capire, guardandovi negli occhi e guardando l’oggetto? Oppure capitano scene, per esempio a tavola, in cui se ha sete vi prende la mano e la mette sul bicchiere d’acqua, saltando tutto l’aspetto di comunicazione del proprio bisogno?

5- Usa i giochi per quello per cui sono stati programmati? Tradotto: usa le macchine per fare le gare, o gli aerei per volare o i pupazzi per farli interagire fra loro? Oppure fa le solite file di macchine per grandezza e colore senza mai muoverle di un centimetro?

Fila di macchinine

6- STA IN SOCIETÀ? Al parco giochi riesce a stare in un gioco con gli altri dall’inizio alla fine? Ama le sue feste di compleanno o si nasconde sotto al tavolo?

7- E’ UN BAMBINO CHE SI PERDE SPESSO? Questo è un punto molto importante, gli autistici scappano, sono in grado di sentire quando è il momento giusto per sparire dai radar e stare un po’ soli. Ovviamente per i piccoli è molto pericoloso. Vi è mai capitato di averlo perso? Succede spesso che noi ci aspettiamo che un piccolo autistico sappia da solo che, se camminiamo tutti in una direzione, dobbiamo rimanere nel “branco”. Errore fondamentale di strategia genitoriale in caso di autismo, un autistico non è detto che lo sappia e dobbiamo guardarlo in ogni istante, soprattutto se c’è rumore o tanta confusione: lui non da per scontato di dovervi seguire. Vietato arrabbiarsi con lui se poi si perde, ora che lo sapete. Se volete poi, in un secondo momento, spiegargli le cose preferite un dialogo tranquillo e molto logico.

Se alla maggior parte di questi punti avete risposto NO, vale la pena rivolgersi ad un clinico per un approfondimento.

COMUNITA’ DEGLI AUTISTICI ADULTI

A parlare di autismo, ad oggi, non c’è solo la scienza medica. Un nuovo fronte compatto e molto competente vuole dire la sua: gli autistici adulti ad alto funzionamento. Bambini negli anni settanta e ottanta, quando l’autismo ad alto funzionamento era appena stato tradotto da Lorna Wing e le neurodiversità erano tutte incluse nel calderone dell’handicap. Essi sono riusciti, con non poca fatica sociale e psicologica, a stare in questo mondo prevalentemente non autistico senza troppi sostegni e ad auto-analizzarsi a beneficio dei piccoli autistici di oggi. Vanno assolutamente ascoltati. Segnalo il sito http://autiewiki.info/ Accademia della Semantica Autistica per chi vuole approfondire l’autismo visto dagli autistici.

Francesca Tricarico
Francesca Tricaricohttps://www.associazioneilari.it/blog/huston-abbiamo-1-problema
Laureata in Linguistica a Milano, mamma di un ragazzo Asperger, mi occupo di raccontare la neuroatipicità in diversi canali: nel mio blog Hustonabbiamo1problema, nel sito www.associazioneilari.it e tramite l'edizione di giornali e brochure informative come ad esempio "AtipicaMente - pensieri atipici in movimento". Insegno presso il Master Educatore Esperto alle Disabilità Funzionali e Multifunzionali dell'università di Verona, modulo "Autismo testimonianze operative", occupandomi di raccontare le famiglie con disabilità dall'interno. Autore di AtipicaMente pubblicazione di Associazione Genitori I Lari che da voce alle persone neuroatipiche e a chi le affianca in modo etico.

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Stay Connected

0FansLike
0FollowersFollow
0SubscribersSubscribe
- Advertisement -spot_img

Latest Articles